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Marco Damilano per http://espresso.repubblica.it
Prima dell'estate aveva deciso che no, non sarebbe entrato in politica. Per dare solennità al gran rifiuto aveva chiesto udienza all'ambasciatore americano David Thorne: «Non mi candido, resto in azienda, la prego di informare la Casa Bianca». E poi aveva avvertito i suoi, il gruppo di Italia Futura, lasciandoli affranti. Sono passate poche settimane ed ecco il contrordine, la lieta novella. Luca Cordero di Montezemolo ha finalmente sciolto la riserva: alle elezioni del 2013 si candiderà con Italia Futura, il "partito dei Carini".
In mezzo, tra il no di luglio e il sì di settembre, c'è una novità di non poco conto: il passaggio di consegne alla guida della Ferrari con Lapo Elkann, cambio che segue quello del 2010, quando Montezemolo lasciò la presidenza della Fiat nelle mani del fratello di Lapo, John. E con l'azienda restituita alla famiglia Agnelli e egemonizzata da Sergio Marchionne, per il 65enne (li ha compiuti il 31 agosto) Luca è venuto il momento di decidere cosa fare da grande. La politica è la grande occasione: anche perché mai come ora il campo appare terremotato e in attesa di una nuova offerta elettorale.
C'è un vuoto che si chiama governo Monti. Nei sondaggi quattro italiani su dieci lo apprezzano, ma sulla scheda non lo troveranno. E la zuffa per accaparrarsi le stigmate del montismo è in pieno svolgimento. A Chianciano, al raduno dell'Udc, Pier Ferdinando Casini ha lanciato l'idea di una Lista per l'Italia, con Emma Marcegaglia e Corrado Passera.
Il 15 settembre, in un convegno organizzato dall'ex ministro Giuseppe Fioroni, capofila della corrente cattolica del Pd, si vedranno i ministri Passera e Andrea Riccardi, più il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e altri leader dell'associazionismo bianco (new entry, Fabio Monti, «nessuna parentela con Mario», scherza Fioroni, uomo dell'Opus Dei). Tutti con la stessa idea in testa, in apparenza: dare una casa politica al montismo. Il passo decisivo per perpetuare Monti nella prossima legislativa, in realtà , l'ha fatto Casini sulla legge elettorale, con l'apertura al proporzionale di tipo tedesco gradito al Pdl e avversato dal Pd.
Tutto sembra condurre alla grande coalizione nel 2013: la debolezza dei partiti, la volontà di Giorgio Napolitano di garantire presso le cancellerie europee la continuità con l'agenda Monti. Sì, ma con quali sponsor? La corsa a proclamarsi garante del Monti bis è già partita. Casini è in testa: con il Professore a Palazzo Chigi per il leader dell'Udc le porte del Quirinale sarebbero spalancate.
C'è Passera che lavora per un partito di centro aperto ai cattolici del Pd. E ora arriva Montezemolo, annunciato dalle polemiche contro i centristi di Casini («Fritto misto») e il duo Passera-Marcegaglia («Subalternità della società civile alla politica»). Con il ritorno della proporzionale stile Prima Repubblica c'è posto per tutti, a patto di superare lo sbarramento del 5 per cento. «E per la mia impresa», prevede il candidato Montezemolo, «non ci sono mezzi termini: o prendo il 20 per cento o vado sotto il 5. O sfondo tra gli elettori oppure rischio di restare fuori dal Parlamento».
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