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Lello Parise per “repubblica.it”
MAURO FORTINI DIETRO NICHI VENDOLA
Incassa il vitalizio il killer del vitalizio. Dal mese di luglio di quest’anno, l’ex governatore Nichi Vendola percepisce la «somma mensile lorda» di 5mila 618 euro e 73 centesimi. L’ironia della sorte vuole che era stato lo stesso governatore di Sel, alla guida di lungomare Nazario Sauro dal 2005, per dieci anni, a battersi senza se e senza ma perché fosse gettata alle ortiche la rendita dei consiglieri regionali. Detto, fatto. Con la collaborazione del presidente dell’assemblea di via Capruzzi, Onofrio Introna, Vendola riesce a tagliare il traguardo: nel mese di novembre del 2012, il Consiglio approva la legge numero 34 che sopprime l’amato-odiato vitalizio.
La casta non ringrazia, ma fa buon viso a cattivo gioco. Da gennaio del 2013, tutti i parlamentari local non intascano il becco di un quattrino: nemmeno per quanto riguarda un’altra voce, quella legata all’assegno di fine mandato, una specie di lauta liquidazione assegnata agli uomini politici che non volevano più saperne di essere eletti o che erano costretti a levare le tende.
La tutt’altro che magra consolazione per quelli premiati dalle urne nel 2005 e nel 2010, era che avrebbero comunque portato a casa un bel po’ di quattrini: sì, insomma, il tesoretto accumulato fino al 2013, l’anno in cui si chiudono le stalle e nessuno può più fare finta di nulla.
È il caso, tra gli altri, di Vendola, in servizio dal 18 maggio del 2005 al 2 luglio di quest’anno. Se per gli ultimi ventiquattro mesi della precedente legislatura non è possibile reclamare alcunché, i primi otto anni restano a carico dei contribuenti. Così Vendola può guadagnare i 5mila 618 euro e 73 centesimi contabilizzati sei giorni fa dal servizio Amministrazione.
A 57 anni, il rivoluzionario gentile rientra nella categoria dei baby pensionati. Avrebbe dovuto cominciare a beneficiare di questo denaro dall’età di 60 anni, ma una legge pugliese del 2003 prevede che «per ogni anno di contribuzione oltre il quinto, l’età richiesta è diminuita di un anno, con il limite di 55 anni». Poteva aspettare, invece sceglie di chiudere questa partita con l’amministrazione pubblica accettando la «riduzione predeterminata» degli emolumenti. Mi pagate subito, ma accetto di prendere meno soldi.
Tutto regolare, niente di scandaloso. Ancorché Vendola avrebbe pure potuto seguire un’altra strada. Quale? Quella di voltare le spalle al vitalizio, che peraltro lui stesso aveva esorcizzato per poi riuscire ad ammazzarlo non più tardi di un paio di anni fa. Una soluzione, questa, che non è in voga tra i vecchi-nuovi consiglieri regionali. Tutti, tranne uno: solo l’ex segretario del Pd Sergio Blasi scrive, e sottoscrive, l’addio al vitalizio «profondamente ingiusto. Non più tardi di un paio di mesi fa, Vendola aveva anche goduto dell’assegno di fine mandato: 198mila 818 euro e 44 centesimi.
NICHI VENDOLA E MICHELE EMILIANO
Non è l’unico. Non sarà il solo. Poco più di quindici giorni fa, a un altro ex consigliere regionale, il salentino Aurelio Gianfreda, rimborsano un «importo mensile lordo» pari a 4mila 322 euro e 14 centesimi per quattro anni di lavoro politico (sono sei, in realtà, ma giacché dal 2013 questo tipo di benefit non esiste più, il calcolo si ferma alla fine del 2012). Gianfreda a febbraio si era beccato due anni e quattro mesi di reclusione per detenzione e condivisione di materiale pedo pornografico. A maggio Camera e Senato approvano la norma che vieta il vitalizio ai parlamentari con condanne a due anni per reati di mafia, terrorismo e contro la pubblica ammi
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