VE LA DO IO LA “BREXIT”! HOLLANDE MINACCIA DI SCATENARE UNA GUERRA DI EMIGRATI SE LONDRA DECIDERÀ DI LASCIARE L’UNIONE EUROPEA: SALTEREBBE L’ACCORDO CHE PERMETTE ALLA GRAN BRETAGNA DI LASCIARE IN FRANCIA I MIGRANTI INDESIDERATI

manifestazione a parigi   cameron e hollandemanifestazione a parigi cameron e hollande

Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”

 

Il bello è che nel 1963 e nel 1967 era stata la Francia di De Gaulle a porre per due volte il veto all' ingresso del Regno Unito nell' allora Comunità Economica Europea. Secondo il generale, si sarebbe trattato solo di una indesiderata testa di ponte degli Stati Uniti. Adesso, invece, la Francia di Hollande minaccia di scatenare una guerra di emigrati e economica contro Londra per la ragione esattamente contraria: se al referendum passerà il Brexit, e l' elettorato britannico deciderà di uscire dall' Unione Europea.

 

CAMERON E HOLLANDE AL PARTY G AL PALAZZO COSTANTINO DI SAN PIETROBURGO CAMERON E HOLLANDE AL PARTY G AL PALAZZO COSTANTINO DI SAN PIETROBURGO

Corsi e ricorsi storici. Minaccia numero uno che è stata avanzata nel corso del vertice franco-britannico di Amiens: se il Regno Unito se ne va dall' Europa, salterebbe quell' accordo bilaterale di Le Toquet che concede a Londra la possibilità di effettuare controlli al confine e di lasciare i migranti indesiderati sul versante francese della Manica. Uno scenario che nell' immediato può spaventare di più proprio perché è in corso il maxi sgombero della «Giungla di Calais», come era stato ribattezzato l' immenso accampamento di disperati alla ricerca di un qualsiasi passaggio attraverso la Manica.

 

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Al momento i due Paesi stanno collaborando, e il governo Cameron ha promesso altri 20 milioni, in aggiunta ai 60 che ha già dato alla Francia per aiutarla ad affrontare l' emergenza. Ma già quando Hollande dice che i minori non accompagnati di Calais che abbiamo un familiare oltre Manica «dovrebbero raggiungere il Regno Unito al più presto», più che con tono umanitario sembra già parlare con tono ricattatorio.

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La minaccia numero due è invece quella di attrarre a Parigi quelle società di servizi finanziari che Brexit taglierebbe fuori dal mercato europeo. «Il giorno in cui questa relazione verrà rotta, i migranti non saranno più a Calais e il passaporto finanziario funzionerà meno bene», ha detto il ministro dell' Economia francese Emmanuel Macron al Financial Times. Senza mancare di fare un riferimento polemico a quel che avvenne nel 2012, quando la Francia alzò le tasse e Cameron invitò le società transalpine a trasferirsi dall' altro lato della Manica: «Se dovessi ragionare come coloro che srotolano i tappeti rossi, direi che potremo avere alcuni rimpatri dalla City di Londra».

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E forse in questa seconda minaccia c' è una punta di velleitarismo: anche se Londra resta fuori dall' Ue la Francia continuerebbe a essere poco attrattiva dal punto di vista fiscale e finanziario, e semmai banchieri e finanzieri potrebbero essere spinti a spostarsi in altri Paesi dell' Unione Europea. Magari la Germania: scenario anticipato dall' annunciata confluenza tra le Borse di Londra e di Francoforte.

 

Oppure dai Paesi Bassi, o magari dal Lussemburgo, che a loro volta sono già piazze finanziarie e sedi di società piuttosto importanti. È però vero che il Regno Unito perderebbe qualcosa, anche se magari non a favore della Francia. Non a caso, sono proprio industriali e banchieri in testa alla campagna per il no a Brexit.

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