“MICA FACILE FARE IL PRESIDENTE” - MESSO IN MUTANDE DALLA ROTTWEILER E IN CADUTA LIBERA NEI SONDAGGI, HOLLANDE PROVA A RESISTERE: “NON MI DIMETTERÒ. NON POTETE CHIEDERE ALLA FRANCIA DI FARE IN 5 ANNI QUEL CHE LA GERMANIA HA FATTO IN 10”

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Stefano Montefiori per “il Corriere della Sera

 

hollande napoleonehollande napoleone

Non c’è Hollande senza anafora. Il capo di Stato francese adora questa figura retorica, che consiste nel ripetere una parola o un’espressione all’inizio di ogni frase, per sottolinearne l’importanza e conferire ritmo e solennità al discorso. Ieri, in modo molto significativo, il mantra del presidente più impopolare della V Repubblica è stato: «Mica facile». 
 

L’anafora più famosa di Hollande finora era quel «Moi président de la République ...» ripetuto per 15 volte davanti a Nicolas Sarkozy nel duello televisivo del 2 maggio 2012, quando lo sfidante socialista zittì il presidente in carica per oltre tre minuti, spiegando a lui — e a milioni di telespettatori — che cosa avrebbe fatto da capo dello Stato. Sarkozy venne colto di sorpresa, Hollande prese coraggio mentre inanellava la sua formula, e quattro giorni dopo — anche grazie a quell’audace mettersi da solo in testa la corona di monarca repubblicano — Hollande vinse il secondo turno delle elezioni e divenne presidente. 
 

NICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTANICOLAS SARKOZY VEDE ARRIVARE LA SCONFITTA

Ieri Hollande ha tenuto la sua quarta grande conferenza stampa all’Eliseo, sorta di rito repubblicano che per sua volontà si tiene due volte l’anno, e di nuovo ecco il ricorso all’anafora. Ma quante cose sono successe nel frattempo, quanto popolarità è andata perduta (oggi è al 13%), quanti disoccupati in più ci sono in Francia (mezzo milione in due anni).

 

manuel valls manuel valls

I tempi sono cambiati in peggio, e pure l’anafora per forza di cose è meno superba e più sofferente: «Pas facile ». «Mica facile , quando si è stati eletti da persone spesso umili, spiegare che bisogna prima di tutto distribuire aiuti alle imprese... Ma io l’ho fatto. Mica facile rimettere le tasse sulle ore di straordinario, mica facile fare la riforma della spesa pubblica, ma l’ho fatto. Mica facile chiedere ai francesi altre tasse, ma mi sono assunto quel compito. Mica facile fare le riforme del mercato del lavoro, mica facile fare la scelta dell’innovazione e della ricerca... Lo abbiamo fatto. Mica facile fare la riforma territoriale eppure sì, ho fatto tutte queste riforme». 
 

Chi si immaginava un Hollande distrutto dal catastrofico rientro dalle vacanze, piegato dai pessimi risultati economici, dalla fronda dell’ala sinistra socialista e dal libro della ex compagna che assassina scientificamente la sua figura pubblica, sottostimava le sue doti di grande incassatore. 
 

La solita limousine attendeva la ex first lady La solita limousine attendeva la ex first lady

I sondaggi sono imbarazzanti? Il partito potrebbe non sostenerlo alle prossime elezioni del 2017? Hollande fa di necessità virtù, e chiarisce: «Io non sono un candidato, io sono il presidente». Un presidente così in difficoltà da perdere l’orizzonte di un’improbabile rielezione, e allora pronto a giocarsi il tutto per tutto, a vestire i panni dell’uomo di Stato che non bada all’impopolarità, preoccupandosi piuttosto di cambiare il Paese. 
 

Hollande ieri si è mostrato ferito, ma tutt’altro che abbattuto. Ha riconosciuto i meriti di Berlino che grazie alle riforme del cancelliere Schröder (cominciate nel 2003) oggi domina in Europa, ma «non potete chiedere alla Francia di fare in cinque anni quel che la Germania ha fatto in 10». Ha ammesso il ritardo nell’ottenere risultati, ma ha ribadito «farò tutto, tutto il possibile» perché arrivino.

GAYETGAYET

 

Hollande ha giurato che andrà fino in fondo, che non si dimetterà e — forse — è riuscito a voltare pagina spuntando le armi ai suoi detrattori: «Voi pensate di essere duri nei miei confronti. Ma non lo sarete mai tanto quanto lo sono io con me stesso». Un presidente che ha voluto mostrarsi più vulnerabile del solito, cocciuto come sempre.