S’È SGONFIATO IL “BUDINO” - CON I SONDAGGI A PICCO, HOLLANDE HA CAPITO CHE LA RIELEZIONE ALL’ELISEO È UN MIRAGGIO: “SE NON CALA LA DISOCCUPAZIONE ENTRO IL 2017 POTREI NON RICANDIDARMI”

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Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

L'unico presidente della V Repubblica a non essersi candidato alla rielezione è Georges Pompidou, e solo perché la morte l'ha fermato il 2 aprile 1974. Gli altri hanno sempre cercato di restare all'Eliseo, a volte riuscendoci (De Gaulle, Mitterrand, Chirac) a volte no (Giscard d'Estaing, Sarkozy), ma la corsa alla riconferma è sempre stata scontata e naturale. Per questo la frase di François Hollande fa scalpore: «Se la disoccupazione non diminuisce entro il 2017 (data delle prossime elezioni, ndr), non ho alcuna ragione di essere candidato, o alcuna possibilità di essere rieletto».

Un presidente in carica che evoca il ritiro o la sconfitta non si era mai visto. Tra le prerogative del capo dello Stato francese c'è la statura, lo sguardo rivolto verso l'alto, il non lasciarsi scalfire da sondaggi e contingenze della politica. Finora François Hollande questa parte l'aveva recitata benissimo, pure troppo: sicuro della correttezza della sua politica, poco incline ad ascoltare critiche e suggerimenti, si era mostrato superiore alla crisi e all'impopolarità di oggi e proiettato invece verso il domani che lui immagina per la Francia, fatto di ripresa economica, conti pubblici finalmente a posto e disoccupazione contenuta.

Ma venerdì il grande tabù si è rotto, il presidente incassatore è sembrato vacillare mentre pranzava assieme a manager e operai del grande stabilimento Michelin di Clermont-Ferrand. Era la prima uscita pubblica dopo la batosta delle elezioni municipali, Hollande ha pure provato i nuovi pneumatici anti-dérapage accanto a un pupazzo di Bibendum (il simbolo di Michelin), ma tutta l'attenzione è stata catturata dalle precipitose dimissioni del consigliere Aquilino Morelle accusato di conflitto di interessi.

Aprile 2013: la figuraccia del ministro del Budget col conto in Svizzera, Jérôme Cahuzac. Aprile 2014: l'amico personale Morelle è accusato di avere preso soldi dai laboratori farmaceutici che avrebbe dovuto controllare. Per Hollande è un nuovo, durissimo colpo, il presidente è gravemente indebolito dallo scandalo che sotterra la vecchia promessa elettorale di «una Repubblica irreprensibile».

Così, a tavola, forse per scoramento, forse per riconquistare il centro dell'azione, Hollande si sfoga: se non riesco ad abbassare la disoccupazione non mi ricandido. Tanto perderei.
Seguono commenti e sarcasmo. «Mano alle calcolatrici per truccare le cifre!» (Jean-Charles Taugourdeau, centrodestra); «Forse non si ripresenta, Hollande ha trovato il modo di ridare speranza ai francesi» (Jean-Christophe Lagarde, centrista); «Hollande in questo modo confessa di essere molto più ossessionato dalla sua rielezione che dai problemi del Paese» (Florian Philippot, Front National).

Critiche in parte ingenerose. Legando il suo futuro politico alla battaglia contro la disoccupazione, Hollande non fa che enunciare quella che dovrebbe essere una banalità del gioco democratico: senza risultati, niente potere. E lo fa puntando sulla sua priorità, il lavoro, da decenni autentico tormento della sinistra.

Proprio a proposito della fabbrica Michelin decimata dai licenziamenti, quasi 15 anni fa, l'allora premier socialista Lionel Jospin sbottò: «Lo Stato non può tutto!», una ammissione di impotenza che contribuì largamente a fargli perdere le Presidenziali del 2002. Hollande, al contrario, tenta il tutto per tutto: con la scommessa sul lavoro, prova a risorgere.
Ce la farà?

L'Ocse prevede già nel 2015 una diminuzione della disoccupazione dall'attuale 10,8 al 10,7% della popolazione attiva. Niente di sicuro, ma Hollande può almeno sperare. E mandare, tra l'altro, un avvertimento all'arrembante premier Manuel Valls, che nei sondaggi lo supera di 40 punti pur conducendo la stessa politica: se ho successo con la disoccupazione, mi ricandido. Se fallisco, non ho titoli per puntare all'Eliseo. Ma non ce li hai neanche tu.

 

 

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