RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
giorgia meloni al mare foto oggi
DAGOREPORT
Sotto gli ombrelloni o alla fine dello stillicidio di telefonate di Ferragosto, tra una freddura e una frittura (“Questo non è caldo… è cattiveria!”; “Si sta come nel forno con le patate”, etc.), tra i capoccioni dei Palazzi romani decolla immancabile la domandina: “Secondo te, quanto dura il governo Meloni?”.
Ebbene la voce prevalente tra coloro che ne hanno viste di tutti i colori e dolori, è che la Ducetta potrebbe mangiare il panettone 2024 ma difficilmente assaggerà la colomba pasquale 2025.
Alla ripresa settembrina, come scritto più volte, con la presentazione della Finanziaria i nodi arriveranno al pettine ed inizierà una interminabile Via Trucis. Per il governo Ducioni non basterà, infatti, il “tesoretto” derivante da inaspettate entrate fiscali per coprire i mille buchi (cuneo fiscale, pensioni, Superbonus, etc.) che minacciano di intaccare il consenso popolare di cui ancora gode Fratelli d’Italia.
Altro calcio in culo in preparazione è rappresentato dal voto in autunno in tre regioni (Umbria, Emilia-Romagna e Liguria), dove il “campolargo” della sinistra rischia davvero di fare bottino pieno.
Così, tra smorfie e moine da attrice di borgata, inizieranno a cadere le tante simulazioni del Camaleonte del Colle Oppio: in primis, quella di essere una leader liberal-conservatrice.
Infatti, del tutto ignara di cultura del potere e priva di una classe dirigente all’altezza, più che governare, in questi due anni di governo, la Melona è stata capace solo di fare l’opposizione all’opposizione.
Del resto, il Grande Balzo da via della Scrofa a Palazzo Chigi di Fratelli d’Italia avvenne grazie alla scelta, unico partito, di tenersi fuori dalla maggioranza del governo Draghi, risucchiando così la mega bolla del Papeete di Salvini (“Voglio pieni poteri!”) e anche una buona quota di voti arrabbiati di elettori grillini, proponendosi come Partito della Provvidenza, ultima occasione di cambiamento dopo i fallimenti di Lega e Movimento 5 Stelle.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7
La crescente stizza degli euro-poteri per l’ex “Regina della destra europea”, così tremante davanti alle caldane vannicciane di Salvini da perdere il controllo degli otoliti bocciando Ursula sia in Consiglio Europeo come premier, sia in Commissione come leader di Fratelli d’Italia, farà sì che la "Nazione", come la chiama lei, non avrà un Commissario UE di prima fascia, né sconti sul Pnrr (come avuti da Francia e Germania), né aperture per riconfigurare il nuovo Patto di Stabilità.
Ma l’incazzatura dei poteri al comando dell’Unione Europea (Macron, Scholz, Tusk, Sanchez) verso l’unico stato che non ha ratificato il Mes, ora fa scopa anche con l’irritazione degli americani dopo che a Borgo Egnazia “Io so’ Giorgia”, presidente di turno del G7, ha confuso le apparenze e il cerimoniale con la realtà, pensando di trasformare il suo ego nell’ago della bilancia del summit, col risultato di scontentare tutti ed essere considerata da tutti velleitaria e, soprattutto, inaffidabile.
E soprattutto sul futuro prossimo di Meloni sta l’orizzonte, che potrebbe negare la colomba pasquale 2025 e far cadere Il governo prima della fine della legislatura 2027, del referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata, legge simbolo di quello che resta della Lega di Salvini.
E dato che trovare una maggioranza dei due terzi in Parlamento è una sfida quasi impossibile, il referendum, previsto in primavera, sarà inevitabile.
RACCOLTA FIRME CONTRO L AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Secondo gli ultimi sondaggi riservati, la percentuale di italiani pronti ad abrogare l’Autonomia tocca una forchetta che va dal 65 al 75%. Dato che non deve sorprendere visto che, oltre ai partiti di opposizione, è contraria Forza Italia, che raccoglie gran parte dei suoi voti in Sicilia, Calabra e Campania, dove la norma di Calderoli è vista come il fumo agli occhi, ma anche quella parte di Fratelli d’Italia di stampo statalista.
Quindi l’esito del referendum costituzionale è scontato, e la Meloni che nella conferenza stampa di fine 2023 aveva ammesso il baratto con Salvini ("L'autonomia si tiene perfettamente con il premierato"), una volta capita l’antifona, la Giovanna d’Orco della Garbatella si è premurata di travestirsi da orsolina e di avvertire che non se ne andrebbe se lo perdesse.
PATRIZIA SCURTI E ALFREDO MANTOVANO ALLA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO DI GIORGIA MELONI
Davanti alla minaccia di una tale fine ingloriosa del governo Due-Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano si è arrampicato così sugli specchi: “La premier ha fatto un discorso chiaro. Ha detto che questa riforma è uno dei punti più qualificanti del programma con il quale il centrodestra si è presentato agli elettori e ha avuto il consenso e la fiducia. Ci sono tanti altri punti del programma e il grado di apprezzamento del governo in carica da parte degli elettori sarà espresso sulla base dello sforzo e dei risultati di realizzazione dell'intero programma, quindi anche su questa voce specifica, ma non c'è un rapporto di causa effetto: se perde il referendum il governo va a casa. Non è mai stato presentato in questi termini”.
PROTESTA DELLE OPPOSIZIONI CONTRO IL DDL AUTONOMIA
Quindi sappiamo che, anche in caso di sconfitta, a differenza di Renzi, Meloni non se ne va da Palazzo Chigi. Ma che farà Salvini davanti alla bocciatura delle legge-simbolo del Carroccio?
Il Capitone ha due strade. Come la sua premier, potrebbe spalancare le braccia e dire: pazienza, ci inchiniamo al voto del popolo sovrano. Oppure: visto lo stato di fibrillazione della Lega, l’altra via di Salvini potrebbe portarlo verso a un Papeete numero 2: l’addio all’alleanza di governo e con le conseguenti dimissioni del premier.
A quel punto Sergio Mattarella, prima di sciogliere le Camere, dall’alto del Colle aspetterà di vedere se la Ducetta riuscirà a rimettere in piedi una maggioranza di governo.
Altrimenti, in caso di voto anticipato, per Fratelli d’Italia sarebbe un disastro: si presenterebbe senza la coalizione di centro destra e quindi senza premio di maggioranza mentre per l’opposizione il campolargo si trasformerebbe in una “gioiosa macchina da guerra”.
matteo salvini e giovanni toti con la vocalist aryfashion al papeete agosto 2016
protesta dei sindaci contro la riforma dell autonomia differenziata elly schlein convegno contro l autonomia a napoli alfredo mantovano giancarlo giorgetti raffaele fitto autonomia differenziata 1giorgia meloni in bikini al mare foto novella 2000
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