DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Silvio Buzzanca per “la Repubblica”
Al Movimento Cinque Stelle la riforma costituzionale non piace proprio. L’Italicum invece, con il premio alla lista, sotto sotto non è poi così sgradito. Non lo si può dire ad alta voce, ma sondaggi alla mano non si capisce perché i grillini dovrebbero cercare di affossare una legge elettorale che potrebbe portarli dritti a Palazzo Chigi.
Ecco allora che si può arrivare a chiedere al governo, con un ordine del giorno ad hoc, bocciato fra le ironie del Pd, di non toccare più l’Italicum dopo il sì definitivo alla riforma costituzionale. Richiesta messa nera su bianco ieri da Alessandro Di Battista e altri deputati firmatari di un testo che impegnava Palazzo Chigi «ad astenersi dall’adottare iniziative legislative recanti proposte di modifica della disciplina elettorale per l’elezione delle Camere una volta giunti all’approvazione della riforma costituzionale».
Ma nel mondo grillino tutto è complicato e bisogna sempre fare i conti con la base che si sente dire che l’Italicum è quanto meno incostituzionale. Così al momento del voto sull’ordine del giorno, i grillini votano contro il testo che hanno proposto.
E al capogruppo di Sinistra Italiana-Sel Arturo Scotto che chiede conto della contraddizione, fra presentare esposti nei Tribunali contro l’Italicum e chiedere che non sia modificato, Danilo Toninelli, l’esperto di cose elettorali del Movimento, risponde che «i ragazzi che vanno alla scuola dell’infanzia e alle prima elementare avrebbero capito più facilmente di lui che questo era un ordine del giorno provocatorio». Insomma l’odg era una bufala. Ma fino ad un certo punto perché quel voto è il punto di caduta di una lunga battaglia dei grillini, timorosi che il Pd tenti di modificare l’Italicum per bloccare le loro chance di vittoria.
Così ieri l’ultima trincea si è attestata su un comma delle norme transitorie, comma che prevede la possibilità di chiedere un pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale entro 10 giorni dalla promulgazione della nuova Costituzione. Va bene, dicono e ridicono in aula i grillini. Ma chiedono: chi ci assicura che, passati i 10 giorni, il governo e la maggioranza non mettano mano all’Italicum e approvino una nuova versione solo per danneggiare il Movimento?
Così Toninelli vuole una risposta dal governo per assicurarsi che alla Consulta possa andare qualsiasi legge elettorale approvata in questa legislatura. Alla fine si alza il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto e assicura che comunque c’è l’articolo 73 che consente di mandare qualunque legge elettorale al vaglio della Consulta. Tutto a posto?
No, perché come ultimo atto appare l’ordine del giorno Di Battista. «Il Pd - dice Toninelli per motivare l’odg cambierà la legge elettorale, quando e se il Movimento vincerà a Roma e a Milano, a Torino o a Napoli». Il Pd però ironizza: meglio tardi che mai, hanno capito che l’Italicum è una buona legge. Toninelli rilancia: i dem, sostiene, «sono stati sbugiardati e sono caduti nella trappola: il loro no dimostra che sono pronti a cambiare la legge».
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