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Marta Ottaviani per “la Stampa”
A tre giorni dall’attentato a Suruç, costato la vita a 32 persone, in maggioranza studenti curdi e aleviti che volevano portare aiuti a Kobane, la Turchia è un Paese sull’orlo della crisi di nervi e con una certezza: l’Isis è un nemico e adesso è anche in casa e parla la sua stessa lingua.
Le indagini degli inquirenti hanno portato a una scoperta-choc: il kamikaze che ha provocato la strage è un ragazzo turco di 20 anni. Si chiama Seyh Abdurrahman Alagoz, studente, proveniente da Adiyaman, nel sud-est del Paese e non troppo distante da Suruç. Il padre del ragazzo ha raccontato al quotidiano «Hurriyet» di avere denunciato la sua scomparsa tre mesi fa.
TURCHIA PROTESTE CONTRO GOVERNO
Stando alle prime indiscrezioni, sembra che il giovane avesse subito l’influenza di un predicatore in una sala da tè della cittadina e che con il suo fratello maggiore avesse deciso di lasciare la famiglia e l’università per entrare a far parte delle truppe dello Stato Islamico. Le indagini si stanno concentrando anche su una, forse due donne, che lo avrebbero aiutato a compiere la strage e che potrebbero essere turche anche loro.
Armati di pistole e Ak47
La tensione si taglia con un coltello e inizia a assumere connotati insoliti persino per la turbolenta quotidianità turca. Ieri i funerali di alcune vittime alevite, che sono stati celebrati nel quartiere di Sultan Gazi, a Istanbul, sono stati seguiti da una manifestazione protetta da uomini armati di pistole e kalashnikov. Anche il Pkk ha reagito alla strage, anche se in modo anomalo, sequestrando e uccidendo due poliziotti turchi, una rappresaglia per la «complicità» di Ankara nell’attentato dell’Isis.
La situazione è stata esacerbata ieri dal blocco temporaneo di Twitter, durato poche ore, dopo che la magistratura aveva proibito la diffusione delle immagini dell’attentato.
Il social network - che ha rimosso, come richiesto dalle autorità di Ankara, foto e video dei momenti successivi alla strage - in questi giorni era utilizzato anche da associazioni e collettivi per organizzare manifestazioni contro il governo islamico-moderato e il presidente Recep Tayyip Erdogan, da sempre accusati di tenere una linea troppo morbida e ambigua nei confronti di Isis.
Domenica a Istanbul ci sarà un grande corteo organizzato dall’Hdp, il Partito curdo e in molti temono una nuova, dura repressione da parte della polizia.
Il Gran Mufti Mehmet Gormez e Erdogan
ERDOGAN E LA FIGLIA SUMEYYE
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