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Carlantonio Solimene per "Il Tempo"
Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero di seppellire la Monarchia e sposare la Repubblica. Oggi, settant’anni dopo, c’è chi quel voto lo vorrebbe ripetere, convinto di avere armi dialettiche a sufficienza per spingere gli elettori a una scelta diversa. Ma sulla strada dei nostalgici c’è un ostacolo apparentemente insormontabile: l’articolo 139 della Costituzione, che recita: «La forma repubblicana dello Stato non può essere oggetto di revisione costituzionale».
È proprio su questo punto che da alcuni anni si è concentrata la battaglia dell’Unione Monarchica Italiana, guidata dall’avvocato napoletano Alessandro Sacchi. Il senso del ragionamento dei novelli «realisti» è che tale imposizione cozzi con il primo articolo della Carta, quello con il quale si attribuisce la sovranità al Popolo.
Può tale sovranità essere sancita e al tempo stesso limitata all’interno dello stesso quadro di regole? È il tema sul quale da tempo si esercitano diversi giuristi vicini all’Umi. E che sarà trattato in un convegno che si terrà a Roma qualche giorno prima del settantesimo anniversario della Repubblica, il prossimo 28 maggio.
Dalle 11.30 nella Sala Baracca della Casa dell’Aviatore in viale dell’Università si terrà una manifestazione dal titolo emblematico: «70 anni di Repubblica: mandiamola in pensione! È viva la monarchia». A prendere la parola, oltre al già citato Sacchi, tra gli altri ci saranno l’astrofisico ed ex senatore di Alleanza Nazionale Giuseppe Basini e il professore emerito di Scienze Giuridiche Gustavo Pansini.
Presente sarà anche Amedeo di Savoia, che per l’Umi è il primo nella linea di successione al trono vista l’esclusione di Vittorio Emanuele per il mancato assenso di Umberto II al matrimonio con la «borghese» Marina Doria.
In platea, invece, dovrebbe ritrovarsi un’ampia rappresentanza di parlamentari che da tempo seguono da vicino la causa dei monarchici. Ancora non ci sono conferme ufficiali delle presenze, ma agli ultimi eventi organizzati dall’Umi si sono fatti vedere, tra gli altri,
Maurizio Gasparri e Antonio Tajani di Forza Italia.
ANTONIO TAJANI E VALERIA FEDELI
L’obiettivo - fanno sapere gli organizzatori - non è quello di guardare al passato. Non si parlerà, insomma, della legittimità del referendum di settant’anni fa, per molti decenni nel mirino di chi ne contrastava il risultato denunciando brogli. Ma ci si concentrerà su presente e futuro. In particolare, si analizzeranno le attuali monarchie esistenti anche in Europa - dall’Inghilterra al Belgio - e si indicheranno le ragioni per le quali andrebbero prese a modello.
maurizio gasparri renato brunetta
Tra queste, lo sottolinea l’Umi nel suo sito internet, persino motivazioni strettamente economiche. «Il Quirinale - si legge sul portale - costa ai contribuenti italiani oltre 200 milioni di euro l’anno. Buckingham Palace appena una quarantina, la Monarchia spagnola una decina, intorno alle stesse cifre anche le case reali di Norvegia, Svezia, Belgio, Danimarca o Lussemburgo».
spagna i repubblicani chiedono un referendum sulla monarchia
A pesare nel confronto, in realtà, sono soprattutto i costi che la Presidenza della Repubblica italiana, a differenza delle monarchie citate, deve assumersi per le spese previdenziali relative ai dipendenti. Che però, sempre secondo i dati dell’Umi, sono assai meno laddove c’è il re (ad esempio circa 400 in Inghilterra) che a casa di Mattarella (oltre 1.500).
spagna i repubblicani chiedono un referendum sulla monarchia 3
Come che sia, il dibattito interessa una fetta non indifferente degli italiani, se è vero che l’istant pool proposto da Sky ai telespettatori che stavano assistendo il matrimonio tra William e Kate fece segnare un sorprendente 31% di favorevoli. Numeri da considerare con ogni probabilità inattendibili. Ma destinati a restare l’unico punto di riferimento per chissà quanto tempo ancora.
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