1. DALLA TURCHIA ALLE FILIPPINE, DAL QATAR ALL’ALGERIA, I MUSULMANI PROTESTANO CON RABBIA CONTRO LA DECISIONE DI METTERE MAOMETTO SULL’ULTIMA COPERTINA DI “CHARLIE'' 2. A MARAWI, NELLE FILIPPINE, I MUSULMANI INNALZAVANO I CARTELLI: “VOI SIETE CHARLIE. NOI AMIAMO MAOMETTO”, “CHIEDERE SCUSA? MAI!”, “E’ LA FRANCIA CHE DEVE SCUSARSI”, “CI BOMBARDATE, CI AMMAZZATE, DERIDETE IL PROFETA, E VOLETE PURE LE SCUSE?” 3. HANNO COLTO LA PALLA AL BALZO I BOKO HARAM: “SIAMO FELICI PER QUANTO ACCADUTO IN FRANCIA. SI È SPARSO IL SUO SANGUE NEL PAESE MENTRE CERCAVA DI PROTEGGERSI” 4. “È UNA CROCIATA ANTI-MUSULMANA” GRIDA IL QUOTIDIANO ALGERINO “ECHOUROUK” MENTRE IL GIORNALE “ENNAHAR”, VICINO AGLI ISLAMICI, RIBATTE “SIAMO TUTTI MAOMETTO”

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NOI NON CI SCUSIAMO! DALLA TURCHIA ALLE FILIPPINE I MUSULMANI CONTRO L’ ULTIMO “CHARLIE”

www.dailymail.co.uk

 

Dalla Turchia alle Filippine i musulmani protestano contro la decisione di mettere Maometto sull’ultima copertina su “Charlie Hebdo”, che ha venduto cinque milioni di copie. Dopo l’attentato, in prima pagina è comparso il Profeta in lacrime che tiene il cartello “Je Suis Charlie” e la scritta “Tutto è perdonato”, ma la reazione dei fedeli è stata di rabbia, perché Maometto non si può ritrarre. Ciò che è libertà di espressione qui, è un’incitazione alla violenza lì.

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A Marawi hanno bruciato la foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la folla innalzava i cartelli: «Voi siete Charlie. Noi amiamo Maometto», «Chiedere scusa? Mai!», «E’ la Francia che deve scusarsi», «Ci bombardate, ci ammazzate, deridete il profeta, e volete pure le scuse?».

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Ha colto la palla al balzo il gruppo estremista Boko Haram, il cui leader Abubakar Shekau ha dichiarato in un video postato on line: «Siamo felici per quanto accaduto in Francia. Si è sparso il suo sangue nel paese mentre cercava di proteggersi».

 

Abbas Shumann, della moschea Al-Azhar de Il Cairo, ha detto che la nuova vignetta è “una sfida sfacciata ai sentimenti dei musulmani che avevano simpatizzato con il giornale” ma che “bisogna rispondere con la tolleranza e con il perdono. La rabbia non risolverebbe il problema, anzi, aumenterebbe la tensione”.

 

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In Giordania I Fratelli Musulmani protesteranno domani, dopo la preghiera del venerdì. Il portavoce Murad Adaileh ha condannato sia l’attentato sia le offese a Maometto. Non è permesso uccidere come non è permesso umiliare milioni di persone. Il governo iraniano ha condannato l’attentato ma il Ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif ha aggiunto che “in un mondo multiculturale, ciò che è ritenuto santo da alcuni va rispettato. Avremmo un mondo più sicuro se facessimo un dibattito serio sulle nostre differenze. Scopriremmo che ciò che ci unisce è più importante di ciò che ci divide».

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La Turchia ha pubblicato le immagini di “Charlie Hebdo”, ma la decisione ha creato tensione. La polizia ha fatto irruzione nella tipografia del giornale progressista “Cumhuriyet” e ha permesso che fosse distribuito solo una volta appurato che non ci fossero vignette offensive. Alla fine il giornale ha pubblicato caricature di Papa Francesco e di Francois Hollande, ma non quelle riguardanti Maometto.

 

Intanto Al Qaeda in Yemen ha ammesso la sua responsabilità per l’attentato parigino e la frangia AQAP (Penisola Araba) ha dichiarato di averlo finanziato. L’ordine è arrivato da Ayman al-Zawahiri, succeduto a Osama bin Laden. Il militante algerino Mokhtar Belmokhtar, membro di AQIM (Al Qaeda in Maghreb), ha lodato “l’attacco eroico” e i fratelli Kouachi, “due soldati dell’Islam che hanno umiliato la Francia”.

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In Spagna “El Pais” ha pubblicato due pagine delle vignette di “Charlie Hebdo” ma ha evitato immagini di Maometto. Un piccolo giornale italiano intitolato “Il Fatto Quotidiano” ha pubblicato “Charlie Hebdo” in un supplemento di 16 pagine, in francese con traduzione. Antonio Padellaro ha spiegato in prima pagina “Perché lo facciamo? Perché venerdì, quando abbiamo chiamato il superstite di “Charlie Hebdo”, ci ha detto: “Grazie, siete l’unico giornale italiano che ce lo ha chiesto».

 

In Svezia la “Pressbyran” ha deciso di pubblicare “Charlie Hebdo” ma solo on line, non in edicola. E’ una misura di sicurezza. Le copie sono andate a ruba su “e Bay”, dove sono state vendute all’asta. In Irlanda le copie elettroniche sono state vendute a 6.50 euro, quelle cartacee a 200 euro. Le inserzioni dei rivenditori sul sito di aste online hanno raggiunto livelli astronomici, in Gran Bretagna è stata raggiunta la cifra di 123.000 euro.

 

2 - MA IL MONDO ISLAMICO ATTACCA: “OFFESE CHE INFIAMMANO L’ESTREMISMO”

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Maurizio Molinari per “la Stampa”

 

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Insulto, provocazione, atto d’odio e di stupidità: nel mondo musulmano la rabbia per il nuovo numero di «Charlie Hebdo» accomuna sciiti e sunniti ma vi sono anche eccezioni di tono diverso. A innescare le proteste è la copertina del settimanale satirico francese perché ha una vignetta che mostra Maometto col piccolo cartello «Je suis Charlie» e la raffigurazione del Profeta è considerata dalla grande maggioranza dei commenti un insulto all’Islam. 
 

«UNA PROVOCAZIONE»

Il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran sciita, Marzieh Afkham, parla di «provocazione contro tutti i musulmani che può infiammare l’estremismo» in rara sintonia con il portavoce dell’Università egiziana di al-Azhar, roccaforte sunnita: «Nuoce alla coesistenza fra popoli e all’integrazione dei musulmani in Europa». Ed è una sintonia che colpisce perché tanto Teheran che al-Azhar avevano condannato aspramente la strage. 
 

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Dal Qatar l’Unione degli accademici islamici, guidata dal fondamentalista Yusuf al-Qaradawi, parla di «attacco poco saggio al Profeta» e anche lui registra un’insolita convergenza con gli acerrimi rivali sauditi che da Riad, con lo sceicco Ahmed al-Ghamedi, prevedono «nuovi problemi a seguito della decisione di irridere il Profeta».

 

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Al Qaeda in Yemen sceglie questa atmosfera per rivendicare la strage di Parigi nella redazione del settimanale - all’evidente fine di attestarne la legittimità - e lo Stato Islamico (Isis) affida alla radio «Al-Bayan» il disprezzo per «il nuovo atto di stupidità da parte di Charlie Hebdo».

 

La condanna si riflette sui media. «Continuano a provocare» titola il giordano «Al-Dustour», vicino al governo. «Violate tutte le linee rosse, è una crociata anti-musulmana» grida l’algerino «Echourouk» mentre «Ennahar», vicino agli islamici, ribatte «Siamo tutti Maometto». 
 

VOCE FUORI DAL CORO

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A fare eccezione è il quotidiano turco «Cumhuriyet», bastione del laicismo nazionale che dedica quattro pagine alla pubblicazione delle vignette di «Charlie Hebdo» e vede due editorialisti ospitare nel proprio spazio la vignetta su Maometto. «Siamo solidali con Charlie Hebdo perché anche noi abbiamo perso reporter in attentati» spiega su Twitter il direttore Ufuk Cakirozer, che comunque ha scelto di non mettere la vignetta-scandalo in prima pagina.

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