DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Amedeo La Mattina per la Stampa
È saltato il «vertice del panettore» prima di Natale. Berlusconi, Salvini e Meloni si vedranno dopo le feste. Il leader leghista vorrebbe vedere il Cavaliere a quattr' occhi. Tra lei e Giorgia i rapporti sono precipitati da quando Fratelli d' Italia ha escluso un asse privilegiato tra sovranisti con Salvini premier. Poi la concorrenza sull' elettorato di destra ha fatto il resto. Renato Brunetta invita l' alleato del Carroccio a non litigare e pensare a vincere.
«Non mi interessa vincere e non poter governare - spiega il leader leghista - perchè non condividiamo un programma e abbiamo una maggioranza fatta di poltronari che un giorno stanno con il centrosinistra e l' altro con il centrodestra: a cambiare casacca per larghe intese ci mettono un nanosecondo». Salvini non intende sedersi attorno a un tavolo con il rappresentante della quarta gamba.
A rappresentarla dovrebbero essere Raffaele Fitto o Maurizio Lupi. Il primo è in piena guerra con Salvini che in Puglia gli ha sfilato due deputati che verranno candidati dalla Lega in un collegio pugliese. Fitto sarà costretto a sostenerli, farli votare. Se invece a rappresentare la quarta gamba sarà Lupi, il problema si complica ulteriormente. «Quando gli abbiamo detto, mesi fa, di dare un segnale, di lasciare la maggioranza che sostiene Gentiloni - sottolineano gli uomini più vicini a Matteo - è rimasto a fare il capogruppo di Ap. Ora, a tre mesi della elezioni, si ricicla e vorrebbe candidarsi a Milano e essere eletto con i nostri voti».
Ecco l' atmosfera che si respira nel centrodestra e il caso Lupi ha un risvolto particolare: non candidarlo a Milano avrebbe ripercussioni sugli equilibri in Lombardia che va al voto. E lì tutti i consiglieri uscenti di Ap hanno sempre sostenuto e vogliono continuare a sostenere Maroni. È lo stesso gruppo che si è sempre opposto all' alleanza con il Pd e alla linea di Alfano.
Lupi sta lavorando con Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello, Enrico Costa e Enrico Zanetti alla quarta gamba dove c' è pure Flavio Tosi, ex sindaco leghista di Verona. «Ma come facciamo a chiedere il voto per lui e per qualche sua amica dopo quello che è successo?», si chiede l' eurodeputato Lorenzo Fontana, vicesegretario del Carroccio e vice sindaco della città scaligera. «Il nostro elettorato non andrebbe a votarlo e questo avrebbe un effetto negativo su tutta la coalizione. E questo - aggiunge Fontana - vale anche per Zanetti. Come facciamo a votarlo quando è stato il viceministro dell' Economia in un governo contro il quale ci siamo battuti proprio per le scelte economiche?».
Salvini aspetta di vedere se Lupi, Tosi e Zanetti avranno il coraggio di firmare pubblicamente un programma che ribalta le politiche dei governi Renzi e Gentiloni. È su questo punto che il leader leghista chiede chiarezza a Berlusconi. Il Cavaliere spiega che Matteo alza la voce «perchè sa che la Lega non sarà il primo partito e non potrà chiedere di fare il premier». Anche la polemica sulla legge Molteni, che esclude il rito abbreviato per i gravi reati di sangue, Berlusconi la considera solo un posizionamento mediatico a chi è più puro e duro contro la criminalità.
Maurizio Gasparri usa una metafora merceologica: «Salvini dice agli elettori: votate per me che sono l' olio extra vergine d' oliva, mentre gli altri sono olio scadente». A proposito di Gasparri, sostiene di non essere in corsa nel Lazio e vede grande confusione.
«Ci stiamo muovendo come è successo per le comunali a Roma quando ci siamo divisi». Nel Lazio non c' è un candido comune, ma gli azzurri vorrebbero uno di loro. Il gioco d' incastro che sta facendo litigare la coalizione è questo: in Lombardia si ricandida il leghista Maroni, in Sicilia Musumeci è stato indicato dalla Meloni, ora Friuli Venezia Giulia e Lazio dovrebbe andare a Forza Italia. E per il Friuli gli azzurri hanno messo sulla rampa di lancio Riccardo Riccardi. Ma Salvini non vuole sentire storie: vuole candidare il suo capogruppo Massimiliano Fedriga.
SENZA PIROZZI IL CENTRODESTRA NON VINCE
Antonio Rapisarda per Il Tempo
L' effetto «scarpone» nel Lazio c' è. Il Tempo ha visionato i sondaggi riservati commissionati dal comitato che sostiene la candidatura di Sergio Pirozzi come prossimo governatore del Lazio. Dati più che interessanti anche perché si tratta delle prime rilevazioni che misurano il consenso degli sfidanti per la Pisana dopo l' ufficializzazione della discesa in campo del sindaco di Amatrice avvenuta il 15 novembre scorso.
Nella proiezione (commissionata una settimana fan all' istituto Ipr marketing) emerge subito un risultato: candidato in solitaria, con la lista civica che raffigura l' impronta dello scarpone, Pirozzi risulterebbe quarto ma con un sorprendente 20% dei consensi, a soli due punti da un ipotetico candidato espressione del resto del centrodestra.
Ad avere la meglio non sarebbe il governatore uscente Nicola Zingaretti (26% con tutto il centrosinistra, inclusi Liberi e Uguali) bensì la sfidante del MoVimento 5 Stelle Roberta Lombardi (con il 27%).
Uno scenario che - anche rispetto al precedente sondaggio pubblicato a fine ottobre su la Repubblica - certifica qui la crescita della proposta del sindaco con la felpa: un mese e mezzo fa, infatti, Pirozzi candidato unico di tutta la coalizione era rilevato al 29,8% (con Zingaretti al 36% e la Lombardi terza col 28,2%) mentre oggi, secondo Ipr, da solo e con una campagna elettorale ancora da inaugurare, sarebbe ufficialmente in gara con i due sfidanti già in campo e con quello ancora tutto da individuare per il centro destra.
La notizia nella notizia, però, è che con Pirozzi candidato unico non ci sarebbe partita per gli avversari. Indicativo infatti, in un' ottica nella quale il centrodestra non ha ancora trovato il portabandiera per il Lazio, è lo scenario disegnato con una coalizione unita sulla candidatura dello «scarpone». In questo caso con il 40% dei consensi, infatti, il primo cittadino amatricia no staccherebbe nettamente sia Roberta Lombardi (ferma al 28%) che Nicola Zingaretti e coalizione (terzo col 27%).
Indicazione ulteriore che emerge dalla rilevazione è quella delle liste al Consiglio regionale. Il «partito» di Pirozzi testato insieme a tutti gli altri, sempre secondo Ipr, è al 7%, ossia ben al di sopra della soglia di sbarramento fissata per entrare in Consiglio. Questo risultato porrebbe la lista dello scarpone come quinta forza del Lazio, dietro i 5 Stelle (28%), Pd e Forza Italia (20%), a un punto da FdI (8%) e davanti alla Lega e a Liberi e uguali (col 4%).
Questi dati evidenziano in scala, se vogliamo, ciò che Silvio Berlusconi ripete da qualche settimana rispetto allo scenario nazionale: lo scontro, oggi, è tra centrodestra e 5 Stelle, con il conseguente crollo strutturale del Pd. Tendenza che, dopo le Regionali in Sicilia - vinte col «modello Musumeci», candidatura civica e identitaria vincente proprio contro i pentastellati - sembrerebbe essere confermata anche nel Lazio.
Che cosa ne pensa di tutto ciò il diretto interessato? «Solo con me il centrodestra arriva al 40% e può vincere? - risponde interpellato da Il Tempo - Secondo me il vero dato è il 20% che raccolgo già adesso da solo, considerata l' esiguità dei mezzi a disposizione e il poco tempo trascorso dall' annuncio della mia candidatura». Se Pirozzi nota con soddisfazione la crescita del suo consenso «nonostante i fuochi incrociati sulla mia candidatura», questi numeri, «uniti agli straordinari gesti di vicinanza e di affetto delle persone che incontro, rafforzano in me sempre di più l' idea di aver fatto la.
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