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1 - MPS: GIÙ IN BORSA (-1,2%) MENTRE UNICREDIT TRATTA
(ANSA) - MILANO, 02 AGO - In calo Mps in Borsa (-1,2% a 1,15 euro), a quattro giorni dalla comunicazione di una trattativa di Unicredit (+0,5% a 10,15 euro) col Tesoro per acquisire alcuni asset della banca senese. A proposito della situazione, con il ministero dell'economia e delle finanze, quindi il governo, azionista di maggioranza, è atteso mercoledì un intervento in Parlamento del ministro dell'economia Daniele Franco. (ANSA).
2 - DRAGHI NON CONCEDE SPONDE AI PARTITI LA PRIORITÀ È LA STABILITÀ DEL SISTEMA
Carlo Bertini per "la Stampa"
Se è vero che a Siena i capibastone del Pd sono terrorizzati; se è vero che la Lega stia pensando a cambiare cavallo per provare a disarcionare Enrico Letta in quel collegio; se è vero che lo stesso Letta aprirà lì un comitato elettorale permanente e che il Parlamento ribolle con richieste di ogni tipo al governo, dalle parti del premier e del ministro dell'Economia si coglie un affanno di altra natura: quello indotto dai dossier e dai numeri tiranni, che comandano le scelte cruciali.
Non è certo nata oggi la crisi del Monte Paschi, l'ultimo stress test la colloca in coda alla classifica Ue: non c'è da stupirsi quindi se Mario Draghi, anche vista la sua storia alla Bce, intende trattare una vicenda che ha un impatto sistemico sul mondo bancario con le lenti dell'economia e non con quelle della politica.
«Al premier sta a cuore mettere in sicurezza il sistema bancario, anche per gli effetti sulla solidità delle imprese», dice uno dei suoi consiglieri.
Niente favoritismi al Pd
Con la premessa che sulle questioni finanziarie Mario Draghi tende a tenersi in disparte anche per il suo passato e che la barra del timone la tiene il Tesoro, il premier non intende di qui ai prossimi mesi (visto che la faccenda andrà per le lunghe) dare l'impressione di offrire un sostegno al Pd e ai suoi problemi elettorali.
Non solo - spiegano fonti vicine al dossier - per non essere accusato di favoritismi dalla Lega, che è già sulle barricate, ma per una seconda ragione ancora più cogente: che le ragioni dell'economia in questo caso sovrastano quelle della politica. Per questo il presidente del Consiglio - questa la notizia raccolta in ambienti di governo - non userà occhi di riguardo per questa o quella richiesta dei partiti, che si affannano a battere i pugni sul tavolo.
Tradotto: i problemi di Letta sono un fattore secondario, che non può influenzare alcuna decisione, così come l'esigenza di Salvini di fare più uno con il controcanto sui paletti da fissare. «Mps - spiega una autorevole fonte di governo - è un intermediario finanziario di rilevanza sistemica, idem Unicredit. Ci sono precisi accordi che nel 2016 vennero presi e precise condizioni che vanno soddisfatte: in questi casi la politica deve fare un passo indietro, le decisioni guardano alla stabilità finanziaria e agli impatti di mercato, qualunque rumors inappropriato può solo complicare le cose».
Esuberi e prepensionamenti
Dal governo in queste ore sono state date «rassicurazioni formali e informali» a tutti i partiti sui tre punti centrali: sul personale, perché i numeri letti fin qui sono un terno al lotto.
C'è un impegno del Mef e del governo a limitare quanto più possibile il numero di esuberi, il che vuol dire fare in modo che non sia uno spezzatino ma che Unicredit si prenda la maggior parte possibile degli asset. Non i crediti deteriorati e il contenzioso ma per tutto il resto si spingerà per fare in modo che si prenda la maggior quota possibile. E se i sindacati sono preoccupati per i livelli occupazionali, è vero pure che in quell'istituto «c'è un costo del lavoro elevatissimo», anche dovuto ad un fattore generazionale, spiegano i tecnici.
Al di là delle richieste di tutti i partiti di tutelare l'occupazione, tanto per cominciare, «non si parlerà di esuberi, ma di accompagnamenti all'uscita». Dal Mef spiegano che potrebbero essere potenziati alcuni strumenti già oggi a disposizione, che per i prepensionamenti si potrebbe ricorrere al fondo interbancario di garanzia, che verrà attutito l'impatto.
Già nel 2016 si diceva che alcune sedi sarebbero state chiuse, quindi un'operazione del genere non può garantire uno status quo. Sarebbe illusorio pensare di conservare la attuale pianta organica. Quindi piedi per terra. Pressing vissuto con fastidio Secondo punto, c'è l'impegno e un'interesse a valorizzare un marchio che ha un valore storico ed economico. Si può fare mantenendo il marchio Mps nella rete di sportelli in una parte del territorio.
Per compensare gli effetti negativi sull'economia del territorio sono allo studio iniziative, fuori dall'accordo con Unicredit, per incentivare altri campi forti localmente, come quello della farmaceutica. E da ultimo un elemento fatto notare da chi ha voce in capitolo: di fatto non c'è ancora niente, nessun accordo, nessun testo o memorandum. Si lavora su ipotesi e anche questa richiesta pressante di calendarizzazione di audizioni del ministro è vissuta con un fastidio malcelato. Ciò non vuol dire che Franco non andrà, magari più volte, visto che è chiamato in varie sedi parlamentari, ma i partiti dovrebbero dotarsi della virtù della pazienza.
ENRICO LETTA A CORTONA DANIELE FRANCO MARIO DRAGHIENRICO LETTAmatteo salvini palio siena 1fondazione mps
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