
FLASH! – DLIN-DLON… ANCHE LA LIAISON DI CHIARA FERRAGNI CON GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA È GIUNTA AL…
I TRE PIRLA DELLA P3 COLPISCONO ANCORA - CHE CI FACEVA IL ’PENSIONATO’ FLAVIO CARBONI A MILANO CON 500 MLN $? - I RAPPORTI CON LA CAMORRA E IL RICICLAGGIO – IL FACCENDIERIE E LELE MORA IN CONTATTO COL PRESUNTO CAMMORISTA DE MARTINO PER INIZIATIVE NEL SETTORE DEI CASINÒ – MA QUANTI BEI MAGISTRATI SCATTANO SULL’ATTENTI ALL’ARRIVO DEI “TRE PENSIONATI” - QUELL’AIUTINO A FORMIGONI…
Emanuele Lauria, Francesco Viviano, Corrado Zunino per \"la Repubblica\"
L´ultimo mistero dell´inchiesta sulla «P3» è la missione di uno dei suoi protagonisti, l\'affarista Flavio Carboni, che giunge a Milano con un pacco pieno di soldi: «500 milioni di dollari», dice lui mentre viene intercettato. Una vicenda ancora a tratti oscura che rivela però un altro vasto capitolo dell´indagine della Procura di Roma.
Dalle intercettazioni trascritte nelle oltre 15 mila pagine del rapporto dei carabinieri emerge un inquietante intreccio fra Carboni, i suoi sodali ed esponenti della camorra interessati a riciclare ingenti somme di denaro. Obiettivo: realizzare casinò negli alberghi di tutt´Italia ed entrare con forza nel business dell´eolico.
La malavita campana, insomma, dietro l´associazione segreta composta da Carboni, dall\'imprenditore Arcangelo Martino e dal tributarista Pasquale Lombardi (tutti e tre arrestati) che poteva avvalersi di una rete di politici, magistrati e funzionari pubblici. Sullo sfondo anche un giro di tangenti: quelle che la camorra avrebbe distribuito ad alcuni parlamentari per essere \"agevolata\" nei suoi affari.
dellutri carboni pasquale lombardi e arcangelo martino allhotel eden a roma
IL RUOLO DELLA CAMORRA
Scrivono i carabinieri nel loro rapporto che «un gruppo di soggetti di origine campana, ritenuti contigui alla camorra e attivi in operazioni di riciclaggio e impiego di risorse economiche di provenienza illecita nel settore del gioco, si sarebbe adoperato per riciclare denaro sporco». E di questo gruppo il capofila sarebbe Pasquale De Martino, del clan Sarno del quartiere napoletano \"Ponticelli\".
«Tramite l´imprenditore Carlo Maietto, il De Martino ha instaurato rapporti con i noti Lele Mora e Flavio Carboni e, dal tenore di molte conversazioni intercettate, tali contatti sembrano essere finalizzati a realizzare importanti iniziative imprenditoriali verosimilmente nel settore dei casinò».
È sempre attraverso Maietto, affermano i carabinieri, che De Martino è riuscito ad avere delle \"entrature\" in ambienti politici e istituzionali. «In tale contesto - prosegue il rapporto - è emersa una chiara vicenda di natura illecita che vede protagonisti I.C., Maietto e De Martino e che sembrava prevedere il pagamento di somme in denaro, anche in favore di un uomo politico, per ottenere vantaggi».
francesco perone arcibaldo miller pasquale lombardi e il deputato abrignani in un ristorante romano
LE TOGHE DEVIATE
Dalle carte rimbalza con forza il ruolo rivestito da toghe deviate, magistrati compiacenti. Sensibili alle sollecitazioni della «P3», anzi componenti a tutti gli effetti della rete in grado di condizionare l´attività di organi costituzionali e amministrazioni pubbliche.
Già nelle premesse del loro rapporto i carabinieri spiegano che il sodalizio composto da Carboni, Martino e Lombardi si avvaleva di giudici «che prendevano parte alle riunioni nel corso delle quali venivano impostate le principali operazioni e che parevano fornire il proprio contributo all´azione di interferenza: Arcibaldo Miller (capo degli ispettori del ministero della Giustizia, ndr), Antonio Martone (avvocato generale in Cassazione) e il sottosegretario Giacomo Caliendo».
Ma i nomi agli atti sono molti, molti di più. La scena principale è Milano, dove la «combriccola» preme per la nomina del magistrato campano Alfonso Marra alla presidenza della Corte d´appello. La missione riesce, grazie alle pressioni sul Csm. Il regista della manovra, in questo caso, è Lombardi.
Che il 22 ottobre del 2009 parla con Caliendo, invitandolo esplicitamente a «lavorarsi per bene» Carbone (primo presidente della Corte di Cassazione) prospettandogli una legge per l´aumento dell´età pensionabile da 75 a 78 anni. Il voto di Carbone è utile per l´elezione di Marra. E lo stesso Lombardi, in un´altra intercettazione dice «di avere in pugno» il presidente di Cassazione.
Proprio perché ne conosce i desideri. Carbone il 22 settembre aveva chiesto esplicitamente al suo interlocutore ora finito in carcere: «Io ti voglio dire una sola cosa: che faccio dopo la pensione?». «Non ti preoccupare: ne sto parlando con l´amico mio di Milano», la risposta di Lombardi.
IN VISITA DA MANCINO
Lombardi parla personalmente della questione che gli sta a cuore - l´elezione di Marra - anche al vicepresidente del Csm Nicola Mancino. La prima il 24 novembre. E a Caliendo subito dopo racconta: «Ho fatto gli stessi discorsi che gli hai fatto tu - dice Lombardi al sottosegretario - Nicola mi ha detto che prima vuole vedere come (i consiglieri del Csm, ndr) fanno la relazione».
Lombardi racconterà a Marra di aver rivisto Mancino per pochi minuti anche a fine gennaio, riferendo di aver trovato il vicepresidente del Csm più morbido: «Ha detto: va bene, vediamo che si deve fare». Mancino voterà a favore di Marra, così come Carbone. «Lombardi? L´ho incontrato ma non gli ha dato alcuna rassicurazioni perché non ho mai pensato di rispondere a lui su incarichi giudiziari», replica l´ex ministro.
Ma nel periodo antecedente all´elezione del presidente della Corte d´appello di Milano è frenetica l´attività «diplomatica» di Lombardi: il tributarista tenterà invano di parlare anche con Gianni Letta al quale - tramite la segretaria - chiederà di fare una telefonata a Carbone. E, in vista di alcune nomine, farà un vero e proprio elenco di magistrati graditi alla «P3»: il 21 gennaio, parlando con Celestina Tinelli, componente del Csm, suggerisce anche i nomi di Paolo Albano per la Procura di Isernia e Gianfranco Izzo per quella di Nocera Inferiore.
È uno spaccato di rapporti disinvolti, di lotte senza scrupoli per accaparrarsi poltrone istituzionali. Basta leggere come Marra, futuro presidente della Corte d´Appello di Milano, parla di Giuseppe Maria Berruti, un membro del Csm che si oppone alla sua elezione: «A quello gli devo dare un cazzotto in bocca e far saltare tutti i denti...».
UNA MANO A FORMIGONI
Non appena Marra ottiene la carica, i componenti dell´associazione gli chiedono esplicitamente, «dietro mandato dello stesso Formigoni», di intervenire sull´esclusione della lista riconducibile al governatore Lombardo. Il primo marzo 2010 Formigoni parla con un altro componente della combriccola, l´imprenditore partenopeo Arcangelo Martino: «Ma l´amico Lombardo, Lombardi è in grado di agire?».
Risponde Martino: «Sì, ha già fatto qualche passaggio». Lombardi, lo stesso giorno parla con il giudice Gaetano Santamaria: «Ho già chiamato Fofò (Marra)... gli ho detto io domani mattina alle undici stongo da te... domani arrivo io verso le undici e cercasse di chiamare questi quattro stronzi perché... presenta in mattinata il ricorso». Santamaria garantisce: «Adesso parliamo con Alfonso». Anche il sottosegretario Caliendo, parlando con Lombardi, dice di essere intervenuto con Marra per sollecitarlo ad accogliere il ricorso di Formigoni: «Non credo che lo farà», dice Caliendo.
IL PIRELLONE E LA \"NEVE\"
La triade composta da Martino, Lombardo e Carboni si muove anche per ottenere un´ispezione del ministero della Giustizia negli uffici della Corte d´appello che ha escluso la lista di Formigoni. È Martino a chiederla direttamente ad Arcimboldo Miller, il capo degli ispettori, che in una telefonata del 5 marzo suggerisce al suo interlocutore di far presentare un esposto allo staff del candidato governatore lombardo.
Da quel momento Formigoni si informerà più volta con la «combriccola» dell´esito della vicenda. Anche con linguaggio allusivo: il 10 marzo chiede a Martino «se malgrado la neve ci saranno degli spostamenti verso il Nord», riferendosi appunto agli ispettori. Il giorno seguente c´è un pranzo, al ristorante Tullio di Roma, partecipano Lombardi e Miller, in seguito al quale Lombardi dice a Martino che la documentazione inviata al ministero è incompleta. I presunti nuovi piduisti, in pratica, fanno da intermediari fra Formigoni e via Arenula per ottenere il via libera all´ispezione.
L´esposto suggerito da Miller, attraverso Martino e Lombardi, arriva alla segreteria del Guardasigilli Alfano e del sottosegretario Caliendo. Ancora Formigoni chiederà a Martino il 15 marzo se «chi deve camminare lo sta facendo». Martino lo rassicura: «Arriverà dalle tue parti a fine settimana».
È confortato dal colloquio con un alto esponente istituzionale. Lo stesso Formigoni chiarirà che la persona a cui fa riferimento l´imprenditore (ora agli arresti) è il ministro Angelino Alfano. Il quale, alla fine, si opporrà all´invio degli ispettori. Ma si sentirà in dovere di giustificarsi sia con il governatore Lombardo che con il «mediatore» Martino.
Si evince da una conversazione fra Martino e Formigoni del 24 marzo. Martino: «Ti chiamò Angelino?». Formigoni: «Mi chiamò». Martino: «È tutta gente di basso profilo». Formigoni: «Mi sono molto arrabbiato con lui, perché sabato lui si era impegnato. E gli ho detto: ma guarda che è il nostro capo che ha bisogno di una cosa del genere...». Il capo, va da sé, sarebbe Silvio Berlusconi.
IL BUSINESS SARDEGNA
Il ruolo di Carboni, condannato a 8 anni e 6 mesi per il crac Ambrosiano, rimane centrale. Ed è esercitato soprattutto nella sua Sardegna. Il faccendiere controlla la giunta regionale. Ha previsto un investimento nell´isola per 400 impianti eolici su discariche abusive, lo devo fare «perché quelli di Roma sono incazzati neri».
Fa nominare «con gli interventi decisivi di Denis Verdini e Marcello Dell´Utri», scrivono i carabinieri, il fidato Ignazio Farris alla presidenza dell´Arpas Sardegna (agenzia ambientale): ieri il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha allontanato il tecnico. Verdini rivela a Carboni: «Domani fanno la giunta e sabato ne fanno un´altra volante per la nomina... Cappellacci mi ha detto di rassicurare te e Marcello».
Carboni promette incarichi a uomini del suo gruppo affaristico e tiene in pugno il presidente Cappellacci: «Il governatore - scrivono i carabinieri - fa approvare dalla giunta regionale un documento redatto dal suo gruppo, più lucrevole e agevole». Sui direttori dei dipartimenti della Regione dice Carboni: «Adesso tocca a noi». E promette a Marcello Garau: «Domani tu sarai un vice... Dobbiamo fare un piano operativo sulle nomine». «E come si fa senza vederci?». «Domani sera io c´ho l´incontro».
«CON TE TUTTO A POSTO»
C´è una richiesta di finanziamento di Carboni alla banca di Verdini, il Credito Fiorentino, che non è andata a buon fine. Carboni a Verdini: «Con te tutto va a posto, sei un maestro». Verdini: «Sono rapido, più che altro sono rapido». Carboni: «E sei concreto e sei pratico, ecco, e sei una persona leale, degnissima. Sei una mazza e molto simpatico, complimenti amico mio».
Carboni lo chiama sua eccellenza il signore di Firenze, ma anche «l´uomo verde». Gli incontri nella casa di Verdini smentiscono la versione data dal coordinatore del Pdl: «A casa mia non si è parlato né di Lodo Alfano né di eolico». In una telefonata del 9 dicembre Marcello Dell´Utri spiega a Carboni che non potrà liberarsi prima delle 18 e propone di vedersi direttamente da Verdini. Dell´Utri: «Direttamente lì, da Denis».
Carboni: «Direttamente da Denis, perché sono arrivati i miei due amici sardi, uno è già arrivato, l´altro è in arrivo... Ignazio (Farris) e coso per spiegare, ecco, quali sono... Loro sono i tecnici, cioè, quelli che proprio fanno... Adesso chiamo Denis, non possiamo prenderci un appuntamento senza che ci sei tu».
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