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Polveriera Libia. E' la vera patata bollente che ha in mano Renzi, che ha ricevuto l'incarico da Obama di occuparsi di uno stato spezzato a metà, con due governi e 7 tribù in lotta tra loro. L'Isis ha in mano Sirte e va alla conquista dei pozzi petroliferi con l'Eni che ha ben 45 uomini in una zona pericolosa.
Non basta: in Libia non si vede ancora un leader pronto a mettere insieme i cocci cui Renzi può fare riferimento. Il ducetto di Rignano ha capito di essere finito in un cul de sac ed è già pronto, more solito, a caricare tutti i cazzi sul groppone del ministro degli esteri (per caos) Paolo Gentiloni.
Carlo Panella per “Libero Quotidiano”
Fiato sospeso in Libia e un unico dato di fatto: ieri non si è firmato lo «storico accordo» per la formazione di un governo unitario tra i rappresentanti del governo di Tobruk e quello di Tripoli. Un rinvio, secondo lo «stile libico», accompagnato da duri scontri per il controllo dell' aeroporto di Tripoli tra milizie dello stesso campo, con morti e feriti, l' aeroporto è stato chiuso per molte ore.
Paradossale, ma non è una novità, la scena che si è svolta martedì sera a Tripoli, dove migliaia di manifestanti gioiosi sono scesi nelle strade e nelle piazze per salutare lo «storico» incontro tra Nouri Abusahmain, presidente del Parlamento di Tripoli, e Aguila Saleh Issa, presidente del Parlamento di Tobruk, che per la prima volta si è recato nella capitale. Sembrava il sigillo dell' apertura di una nuova era.
Non è stato così: il vertice si è infatti concluso in modo sconcertante: l' unico accordo uscito dall' incontro è stato che non c'era nessun accordo, e i due presidenti dei Parlamenti hanno quindi chiesto un ulteriore rinvio della firma prevista per oggi a Shkirat, in Marocco.
Non solo, Aguila Saleh Issa ha aggiunto: «Non deve essere presa nessuna decisione sulla composizione del nuovo governo di accordo nazionale finché nel Paese non ci sarà un consenso sui candidati. Chi domani firmerà l'accordo non è stato autorizzato né da Tobruk né da Tripoli». Dunque, accordo - forse - ma solo sulla nuova forma di governo, ma dissensi aspri sulla sua composizione nominativa: palla al centro e partita ancora in corso.
In apparenza, perché ieri mattina, il rinvio è stato formalizzato, ma solo di 24 ore ed è estremamente indicativo il fatto che il primo ha dato notizia di uno «spostamento tecnico» a oggi sia stato l' ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Dis, l' organo di coordinamento dei Servizi Segreti italiani, segno evidente del ruolo determinante che svolgono i nostri Servizi nell' affrontare - e tentare di sciogliere - i nodi dell'intrico libico.
Poco dopo, è venuta la conferma dello spostamento a oggi anche da parte delle Nazioni Unite, accompagnata da un incontro cruciale tra il plenipotenziario Onu Martin Kobler e il generale Khalifa al Haftar, ministro della Difesa di Tobruk, annoverato sinora non solo tra i principali nemici dell' intesa, ma anche tra i più potenti dal punto di vista militare. Haftar, va ricordato, è stato più volte accusato dal governo di Tripoli di «avere commesso crimini contro l' umanità» e quindi Kobler dovrà dispiegare tutta la sua capacità di mediazione per trovargli una collocazione nel futuro assetto di governo della Libia che sia accettata da Tripoli e da lui subita.
Infine, in serata, è arrivata la conferma della firma fissata per oggi da parte dello stesso Martin Kobler, che però ha aggiunto una precisazione sibillina: alla firma «parteciperanno un gran numero di rappresentanti libici e della comunità internazionale». Dunque solo «un gran numero di rappresentanti libici». Non tutti, non i due governi, non i due Parlamenti. Tutto, ancora e sempre all' insegna della massima incertezza.
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