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Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
«Io non credo nei sondaggi». Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio allontana così i report favorevoli al M5S che darebbero il partito di Grillo in vantaggio sul Pd e lui stesso su Renzi. Di Maio non si lascia travolgere dai dati. D' altro canto, continua, se al referendum costituzionale dovesse vincere il No e il M5S avesse «un consenso altissimo» nei sondaggi, «gli altri partiti proveranno di nuovo a coalizzarsi per tirare avanti un altro anno e mezzo». Quanto alle aperture della maggioranza a interventi sull' Italicum: «Loro vogliono modificarlo per salvarsi le poltrone alle prossime elezioni politiche».
luigi di maio con beppe grillo e roberto fico
Nel giorno in cui la legge elettorale renziana entra ufficialmente in vigore, il premier non intende cedere a chi ne invoca una modifica e con un tweet rilancia le parole del ministro alla Infrastrutture Graziano Delrio al Corriere : «L' Italicum è una legge ottima, garantisce governabilità». Al cinguettio del premier seguono le dichiarazione dei renziani. Uno dietro l' altro, infatti, i fedelissimi prendono posizione.
Walter Verini, parlamentare pd, sottoscrive il tweet di Renzi: «Il Pd in quanto tale ritiene che questa legge non dovrebbe essere toccata, come ha detto Delrio. Sarebbe un errore cambiare l' aspetto principale della legge solo per quello che dicono i sondaggi». Semmai, insiste Verini, «ci sono poi altri aspetti della legge, meno evidenti, che potrebbero essere modificati, come ad esempio quello delle preferenze».
Dello stesso avviso il senatore Andrea Marcucci: «L' Italicum sarà imperfetto ma ricordiamoci la sventura da cui è uscito il Paese, un sistema elettorale fatto per non vincere e l' impotenza dei partiti che non sono riusciti a cambiarlo».
Dario Parrini, altro deputato renzianissimo, sostiene che «l' Italicum è una buona legge e un punto di equilibrio tra rappresentatività e governabilità. In Parlamento non vedo maggioranze in grado di approvare modifiche incisive». Di certo, però, le parole del premier non frenano il dibattito che ruota intorno alla legge elettorale. Fra Montecitorio e Palazzo Madama i mugugni si sprecano.
Paolo Naccarato, senatore del Gal, afferma che «se si aprisse il vaso di Pandora della legge elettorale sarebbe impensabile limitarsi soltanto a modificare il premio di maggioranza alla lista». Tra gli scontenti c' è anche Angelino Alfano. Il ministro dell' Interno non rinnega «il voto favorevole a questa legge». Alfano è fra quelli che non condividono dell' Italicum un aspetto: il premio di maggioranza alla lista.
Un elemento che di fatto penalizzerebbe i piccoli partiti come l' Ncd.
«L' unica punta di non condivisione - afferma - è la questione del premio alla lista o alla coalizione. Quest' ultima non cambierebbe l' impianto della legge elettorale, darebbe solo la possibilità, invece di intrupparsi in un unico listone, di potere essere in modo articolato presenti dentro una coalizione».
Modifica quest' ultima condivisa da Scelta civica, dal partito di Denis Verdini (Ala) e da Forza Italia. Fra gli azzurri infatti lo mette a verbale Daniela Santanché: «Renzi non provi a fare il gioco delle tre carte sull' Italicum: l' epoca dei bluff è terminata. Inizi a dare un segnale concreto di apertura: il premio di maggioranza va dato alla coalizione e non alla lista».
Mentre il leader della Lega Nord Matteo Salvini si serve del dibattito per attaccare il premier: «Sarebbe squallido che Renzi cambiasse la legge che lui ha fatto quando si è accorto che perde».
angelino alfano virginia raggi
Tuttavia la modifica del premio di maggioranza potrebbe non bastare. Perché in queste ore c' è chi, come la minoranza interna del Pd, va oltre. Federico Fornaro, senatore pd, si esprime in questi termini: «La legge elettorale va ripensata nel suo complesso: non perché potrebbe vincere il M5S ma perché l' Italicum è nato male, come semplice manutenzione del Porcellum».
Rincara la dose Miguel Gotor (Pd): «Per noi non ha senso un ritocchino cosmetico con un premio di coalizione che ci porterebbe a dover fare una alleanza elettorale con Alfano. Renzi dunque deve cogliere questa occasione per ridefinire una legge che affronti il nodo della rappresentanza con collegi».
Di questo e altro si discuterà alla direzione del Nazareno che si terrà lunedì. Lì, infatti, si aprirà il dibattito all' interno del Pd e si conoscerà la posizione di Renzi. Anche se alla fine tutto dipenderà dagli equilibri parlamentari. «Se in Parlamento si realizzano le condizioni per ulteriori miglioramenti non credo che da parte nostra ci sia una pregiudiziale», sottolinea il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli .
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