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LE IDI DI AUTUNNO – IL PREMIER DEL BILIARDINO PENSA DI DARE LA SPALLATA DECISIVA A SOTTO-MARINO E A CROCETTA A FINE ANNO, PER VOTARE IN PRIMAVERA – LA CAMPAGNA ELETTORALE SARÀ CONDOTTA IN PRIMA PERSONA DA RENZI, CHE SI GIOCHERÀ LA CARTA DELLA RIDUZIONE DELLE TASSE

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Franco Bechis per “Libero Quotidiano

 

RENZI MARINORENZI MARINO

Il braccio di ferro fra i due andava avanti da settimane, apertamente. E molti davano per scontato che il vincitore fra Ignazio Marino e Matteo Renzi potesse essere uno solo, il più forte e potente dei due.

 

Un risultato dato per scontato, tanto che anche i poteri forti della Capitale da qualche settimana avevano plasticamente mollato un sindaco che fino a qualche tempo prima era stato apertamente appoggiato. E invece con il rimpastone e il varo della nuova giunta è arrivato un risultato in grado di fare finire in mutande qualsiasi bookmaker: ha vinto Marino.

 

Possibile che sia la vittoria di una battaglia e che la guerra sia ancora lunga, ma il risultato è questo. Naturalmente dalle fila dei sostenitori dell’uno e dell’altro contendente l’analisi è contrapposta. I fedelissimi del premier notano come il sindaco di Roma abbia sì una seconda possibilità, ma questa volta legata esclusivamente al Pd, visto che la sua maggioranza elettorale si è persa per strada e Sel non c’è più. Secondo questa lettura Marino sarebbe dunque cinturato.

 

marino renzi  foto mezzelani gmt325marino renzi foto mezzelani gmt325

Il fatto però è che il sindaco è ancora lì, alla guida della città. E che Renzi ha perso l’occasione d’oro per la spallata. Così ieri un fedelissimo del premier come Graziano Delrio ha dovuto ammettere: «Marino cerca di ripartire e credo lo faccia con le migliori intenzioni, con persone di qualità. È il sindaco votato dai romani e quindi è giusto che ci riprovi per riconquistare la fiducia dei cittadini con fatti concreti, cambiando cose che evidentemente non stanno funzionando».

 

Possibile che Renzi sia scivolato su una buccia di banana in modo così plateale, giocandosi anche la faccia? Certo, la brutta figura è evidente, tanto più che si accompagna in parallelo con un braccio di ferro assai simile con Rosario Crocetta in Sicilia. Ma il premier è convinto che alla fine le cose andranno come voleva lui: ha solo preso una lunga rincorsa. È evidente a Roma come in Sicilia che il leader del Pd avrebbe una scorciatoia semplice per chiudere le esperienze di Marino e Crocetta: fare ritirare al suo partito l’appoggio in consiglio. Entrambi cadrebbero come birilli, e si andrebbe al voto.

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI

 

Ma le urne in questo momento non darebbero grandi soddisfazioni a Renzi: in un caso e nell’altro i sondaggi indicano una grande crescita del Movimento 5 stelle che potrebbe farcela sia nella Capitale che nell’isola. E la rottura netta delle due giunte provocherebbe ferite ulteriori nel rapporto già difficile con la minoranza Pd. Potrebbe esacerbare i toni, e complicare più di un provvedimento al Senato.

 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO

 L’obiettivo di Renzi è arrivare alla spallata decisiva alla fine dell’autunno, o alla peggio a gennaio 2016, in modo di portare sicuramente Roma e forse anche la Sicilia al voto nella prossima primavera, quando già si dovrà votare per i sindaci di altri grandi comuni come quello di Milano e quello di Napoli. A quel punto la campagna elettorale verrebbe condotta in prima persona dal presidente del Consiglio che avrà in tasca la legge di stabilità 2016 e la riduzione (quasi sicura ormai) delle tasse sulla prima casa degli italiani.

Rosario CrocettaRosario Crocetta

 

Renzi pensa che con quella freccia al proprio arco la tornata elettorale del 2016 potrebbe se non raggiungere, almeno imitare il risultato delle scorse Europee, facendo recuperare parecchie posizioni al Pd. Per arrivare alla spallata programmata - sussurrano dalle parti del Nazareno - a Roma è stata fondamentale l’operazione rimpasto. Certo, anche prima erano in giunta due renziani, ma si trattava di tecnici abbastanza autonomi.

 

Ora ci sono parlamentari del Pd, che oltretutto non hanno alcuna intenzione di lasciare il Parlamento, mantenendo il doppio incarico. Quando il segretario del partito indicherà il pollice verso nei confronti di Marino, i nuovi assessori dovranno ubbidire. Così almeno nei piani di palazzo Chigi. Che non stanno facendo i conti con un avversario che si è rivelato già ora assai più coriaceo di quel che si immaginava.

Marco Causi Marco Causi