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Valentina Conte per "la Repubblica"
Un altro colpo di mano. Questa volta con la complicità del Parlamento. Il regolamento sull'Imu per Chiesa ed enti non profit, faticosamente messo a punto dal ministero dell'Economia e poi bocciato per ben due volte dal Consiglio di Stato, ora diventa una legge. La trasformazione avviene grazie a un emendamento al decreto sugli Enti locali, presentato ieri in Senato dai relatori Carlo Sarro (Pdl) e Carlo Pegorer (Pd).
Con il risultato che, con la conversione del decreto, il regolamento sull'Imu sarà blindato e al sicuro, non più esposto ai probabili ricorsi al Tar (in quanto atto amministrativo) che sarebbero scaturiti dalla sua applicazione caotica. Chi vorrà cambiarlo dovrà affidarsi a un iter meno semplice e rivolgersi alla Corte Costituzionale.
La procedura di "legificazione" adottata ieri attribuisce, di fatto, al Parlamento la paternità di una legge con gli stessi contenuti del decreto ministeriale. à come se quel regolamento sull'Imu, a firma del ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che viola i principi europei, come ricordato dai giudici amministrativi, e amplia sconti ed esenzioni grazie a regole confuse, fosse stato scritto e approvato punto per punto dalla "strana" maggioranza.
Con un paradosso: il veicolo scelto per il passaggio di rango da regolamento a fonte primaria, dunque legge, è lo stesso decreto del blitz, in cui il governo ha inserito il codicillo per ampliarsi la delega e poter introdurre nel diritto italiano una definizione ad hoc di attività commerciale. Continua, intanto, la pressione delle scuole cattoliche, rappresentate dall'Agesc, sul governo perché esoneri gli istituti paritari dal pagamento dell'Imu. «Ne parlerò con Monti», ha promesso il ministro dell'Istruzione Profumo.
Secondo Roberto Gontero, presidente Agesc, sarebbero a rischio chiusura molti asili e
dunque «i posti per oltre 600 mila bambini tra i tre e i sei anni». Sempre nel decreto sugli Enti locali, intanto, ieri è arrivato uno stop ai privati per la riscossione dei tributi dei Comuni, quando Equitalia non ci sarà più, e cioè dal primo luglio 2013.
Un emendamento dei relatori Sarro e Pegorer prevede che da quella data la riscossione avvenga «in gestione diretta ovvero esclusivamente mediante il Consorzio cui partecipano obbligatoriamente l'Anci e i Comuni che non optano per la gestione diretta». Il nuovo Consorzio poi può avvalersi, per le riscossioni coattive, di Equitalia «che opera in nome e per conto del Consorzio».
L'obbligatorietà però non convince tutti, a giudicare dagli oltre 50 subemendamenti piombati ieri in Commissione. Il decreto è atteso oggi in Aula e il tempo per le mediazioni è breve. «Alcuni Comuni potrebbero obiettare che la società privata a cui hanno affidato la riscossione dopo una gara ad evidenza pubblica gli garantisce costi più bassi o introiti certi», diceva ieri Sarro.
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