DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Eugenio Occorsio per “la Repubblica”
Con una singolare coincidenza, la minaccia di Trump di "decertificare" l'accordo con l' Iran, arriva pochi giorni dopo la riunione - definita «decisiva» da chi vi ha partecipato - convocata dall' ambasciatore italiano a Teheran, Mauro Conciatori, con i responsabili delle maggiori imprese iraniane. Il messaggio: manca pochissimo alla firma dell' accordo fra i due ministeri delle Finanze (per l' Italia, Padoan) con cui il governo italiano si impegna a garantire i finanziamenti necessari all' attuazione delle intese economiche in sospeso.
La garanzia è stata a lungo chiesta alla Sace, ma la Cassa depositi e prestiti cui la Sace fa capo è, come le altre banche internazionali, reticente a intervenire finché non chiarisce la posizione americana (manca ancora il regolamento finanziario dell' accordo nucleare). Ora, proprio mentre tutto torna in discussione, pare che sia maturo il ritorno della Sace sotto il controllo del Tesoro e quindi il superamento degli ostacoli.
E' per questo che l' Europa si è immediatamente dissociata dalla presa di posizione di Trump e ora cerca di trovare soluzioni per non bruciare l' intesa economica con Teheran, ripartita dopo la firma dell' accordo con il nucleare: valore, solo nei primi sei mesi del 2017, 10 miliardi di euro. In prima fila in questo tentativo c' è la Francia.
E non a caso Macron è stato il primo leader a dissociarsi da Trump affermando che per lui l' accordo sul nucleare resta valido, e il più fermo nel chiedere al Congresso di non avallare l' intemerata del presidente. La Francia non ha intenzione di rimettere in discussione la società creata dalla Renault con l' iraniana Neginkhodro e con il fondo Industrial development renovation organization, legato al governo di Teheran, intesa da 600 milioni di euro che ha la peculiarità rara e preziosa di vedere la casa auto in maggioranza con il 60%.
Così come in maggioranza sono nei rispettivi contratti la Peugeot (400 milioni il valore) e la Total che ha il 51% (la cinese Cnpc il 30 e la Petropars il 19) nello sfruttamento del giacimento di gas off-shore South Pars nel Golfo Persico, che con 2 miliardi di metri cubi al giorno è uno dei maggiori del mondo.
Una diplomazia economica con pochi eguali. Per quanto riguarda l' Italia in ballo è un pacchetto di 30 miliardi di euro cristallizzati nei "memorandum of understanding" ai quali da due anni non si riesce a dar seguito. Il gruppo Gavio deve costruire con la Yahnpars i 350 chilometri della ferrovia Shiraz-Bushair (una commessa da 1,2 miliardi), le Fs hanno firmato una serie di intese per l' alta velocità che possono generare fino a 5 miliardi di valore (a partire dai 400 chilometri Qom-Isfahan), un fitto gruppo di aziende agroalimentari attende il via libera finanziario «in un settore sinergico perché loro hanno grandi produzioni agricole e noi un know-how da esportare», conferma Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare.
In una posizione intermedia fra l' inconcludenza italiana e l' efficienza francese è la Germania, che ha parecchie intese a bagnomaria in energie rinnovabili e meccanica di precisione. E ora che è arrivato lo tsunami Trump? «Una soluzione ci sarebbe », propone Pino Arlacchi, vicesegretario generale dell' Onu dal '97 al 2002. «Nel 1996 l' Unione europea dichiarò illegale l' estensione delle sanzioni americane al di fuori degli Usa. Questa disposizione è tuttora in vigore. Basta riprenderla ed aggiornarla e le misure applicate unilateralmente dagli Stati Uniti non avranno effetto sui nostri investimenti in Iran».
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