FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
maurizio gasparri e daniela santanche
«Se è Berlusconi in persona che sceglie, allora a me va bene tutto. Pensa che siamo tutti incapaci? Che ci cacci. Che lo faccia subito, da domani. Io non ho problemi. Poi ovviamente ciascuno vedrà cosa fare. E Berlusconi vedrà chi gli rimane attorno» dice tutto d’un fiato Daniela Santanchè, che sceglie la via del pragmatismo. Mentre invece Maurizio Gasparri opta per un tono più riflessivo.
«È giusto rimuovere ogni tappo generazionale ma è altrettanto giusto guardare caso per caso. Io, per esempio, chiederò la deroga a ricandidarmi perché penso di essermela meritata. E poi, che criterio è il numero delle legislature? Ci sono deficienti che andrebbero cacciati dopo mezza legislatura e fenomeni che andrebbero pregati di rimanere anche se hanno settant’anni».
altero matteoli consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Santanchè (3 legislature) e Gasparri (7) sono soltanto 2 dei 47 attuali parlamentari forzisti che, qualora il limite dei 3 mandati (previsto per le Regionali) venisse esteso anche alle Politiche, finirebbero per essere «pensionati» dalla tagliola rottamatrice di Silvio Berlusconi. Con loro ci sarebbe senz’altro anche Altero Matteoli, oggi alla nona legislatura, che entrò alla Camera nel 1983, quando «i comunisti» osteggiati ad Arcore c’erano per davvero e Matteo Renzi frequentava la seconda elementare.
E pure gli ex ministri Elio Vito (7 legislature) e Antonio Martino (6), Paolo Romani (6) e Gianfranco Rotondi (5). Alla Camera, il tetto massimo delle 3 legislature — compresa quella in corso — è stato raggiunto da 27 forzisti su 70. Poco più di uno su tre. E la cifra sarebbe stata da rivedere al rialzo se molti dei plurieletti del Pdl non avessero scelto di traslocare armi e bagagli nel partito di Angelino Alfano.
Nella lista di quelli rimasti, guidata da Elio Vito, si leggono i nomi di Rocco Crimi (6 legislature), Paolo Russo, Alberto Giorgetti, Pino Galati e Gigino Cesaro (5), quindi Catanoso, Fontana, Galan, Lainati, Milanato, Palmieri, Palmizio, Romano, Romele e Santelli (tutti a 4) e — a seguire — la nuova leva che ha raggiunto il tetto dei 3 mandati (Baldelli, Biancofiore, Santanchè, Giacomoni, Martinelli, Picchi, Ravetto e Valentini).
Al Senato, se si votasse domani, rischierebbero in 20 su 60. Un eletto su tre. Oltre ai già citati Matteoli, Gasparri e Romani, ad aver superato il limite delle legislature ci sarebbero Antonio D’Alì (ne ha fatte 6), Donato Bruno, Franco Cardiello, Lucio Malan (tutti a 5), più Denis Verdini, Roberto Villari, Nitto Palma, Niccolò Ghedini, Sandro Bondi e Riccardo Conti (4) e, a seguire, la pattuglia composta da Francesco Giro, Paola Pelino, Cinzia Bonfrisco, Remigio Ceroni, Enzo Fasano, Claudio Fazzone, e Antonio Razzi (quest’ultimo ne ha fatte 2 da eletto all’estero con l’Italia dei valori), tutti a 3 legislature.
LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI FRANCESCO NITTO PALMA
E se la rottamazione fosse tutt’altro che una boutade? Se Silvio Berlusconi facesse sul serio? Donato Bruno, reduce dalla scottatura del voto sulla Consulta, allarga le braccia: «Questo ricambio è una buona cosa. Mi adeguerò a tutte le decisioni di Berlusconi. Anzi, per essere più chiari, mi rimetto alla volontà di Berlusconi».
E mentre c’è chi si prepara alla guerra delle deroghe, Nitto Palma sceglie la via del fatalismo: «Non è Forza Italia. È la vita che è così. Un giorno una cosa c’è, un altro non c’è più. Se il partito in futuro ritiene che io debba restare, rimarrò. Altrimenti, me ne vado. Berlusconi mi ha fatto fare il ministro. Se un domani decidesse di non ricandidarmi, non è che mi posso mettere a urlare».
Non dev’essere dello stesso avviso Gianfranco Rotondi. Che intravede nella campagna di rottamazione berlusconiana presagi più oscuri che in una tragedia di Eschilo. «Sa che cosa successe alla Democrazia cristiana quando iniziarono a fare i conti su numeri di legislature e ricambi? Successe che puff… finì tutto. Con Forza Italia sarebbe diverso. La Dc, che aveva un patrimonio storico di mezzo secolo, ci mise un po’ a sparire. A Forza Italia basterebbero due settimane. Due settimane e via. A Berlusconi non rimarrebbe niente».
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