SESSO, MAGISTRATI E ‘NDRINE - DA QUANDO LE INCHIESTE ANTIMAFIA IN CALABRIA LE CONDUCE IL TANDEM BOCCASSINI-PIGNATONE, OLTRE AI PESCI PICCOLI, SONO FINITI IN GABBIA ANCHE DUE MAGISTRATI - TRA CUI GIANCARLO GIUSTI, EX GIP DI PALMI: LA ‘NDRANGHETA LO AVEVA ‘COMPRATO’ CON 200 MILA € E VAGONATE DI ESCORT E LUI SE NE VANTAVA: “TU NON HAI ANCORA CAPITO CHI SONO IO, SONO UNA TOMBA, MA IO DOVEVO FARE IL MAFIOSO, NON IL GIUDICE”…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Piero Colaprico per "la Repubblica"

Un uomo affacciato sull´abisso, confuso nei sentimenti, che addomestica la disperazione con notti di sesso e vino: questo può sembrare Giancarlo Giusti. Ma è un magistrato, e si «mette a disposizione»: e anche questo sembra essere l´ex gip di Palmi, 45 anni. Ieri mattina i poliziotti della squadra Mobile milanese, che collaborano con l´antimafia diretta da Ilda Boccassini, sono andati a prenderlo a casa. Gli hanno mostrato l´ordinanza di 144 pagine. Arresto con l´accusa di corruzione.

L´elenco degli addebiti parte con l´aver venduto a se stesso i terreni di un´operazione immobiliare. Come giudice dell´esecuzione ha brigato, sostiene l´accusa, per far assegnare cinque lotti a una società, la Indres, di cui era socio occulto lui e, tra gli altri Giulio Lampada. E Lampada è quel «signor nessuno» che in pochi anni era diventato a Milano un ricco imprenditore di videopoker. Non per sola abilità, ma per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta calabrese.

TUTTO IN UN FILE
«Conosciuta Olga, bella donna, ottimo amore». «Consolido con Simona, ottimo amore. Resterà la mia donna a Milano». «Serata di venerdì pazzesca...». «Due giorni a Milano, tra donne, amore, vino, la squadra c´è, sembra funzionare». «Conosciuto ragazza di Mosca. Bella, intelligente, problematica, ottimo amore». «Che il destino mi faccia andar bene gli affari. La sera amore con Desirè, slovacca».

C´è un lungo file, nel pc del giudice, ed è stato sequestrato. Accumula indizi contro di lui. Un po´ come successo nel caso Ruby Rubacuori con Silvio Berlusconi, le varie ragazze sono state individuate. Jana, Elena, Denisa, una per una: ragazze a pagamento dell´est europeo. Ma non pagate dal giudice. Erano i «regali» al magistrato da parte della famiglia Lampada. Che gli pagavano anche l´albergo e i viaggi aerei per i weekend di super-relax, un totale per difetto sui 47mila euro.

AMICIZIE PERICOLOSE
Giusti non è ignaro della sua discesa verso il baratro. Sa, e lo dice al telefono, che i suoi benefattori Lampada «cercavano di ungere a destra e sinistra con i politici per cercare di entrare in contatto con i Monopoli di Stato». Sa che a Reggio «facevano i panini in un buco vicino al tribunale», mentre a Milano «dopo dieci anni hanno una società che credo fatturi 30 milioni di euro con le macchinette».

Ma è con gente simile - e con il medico Vincenzo Giglio (parente del magistrato Giglio arrestato), con l´architetto Fabio Pullano (perito del tribunale, spesso nominato da Giusti) - che decideva di intestarsi una società immobiliare. Unica precauzione, «schermarla» attraverso una società inglese, a sua volta di proprietà di una società offshore nel Belize. Di lui si dice: «Abbiamo un giudice a Reggio».

Oppure «Questo Giusti per 200mila euro si vendeva». E lui stesso scherza sul proprio ruolo: «Tu non hai ancora capito chi sono io, sono una tomba, ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice...». Come abbia fatto a ridursi così uno che ha scritto anche un «commentario» di diritto era una domanda che ieri circolava tra i colleghi.

ANSIA E FOTOVOLTAICO
Se le indagini trovavano indizi, il lungo file del diario segreto di Giusti -inedito giudiziario assoluto - aggiunge una prospettiva: «Mi terrorizza la possibilità che vadano in giro vantando la mia amicizia e millantando credito (...) È necessario che il mio nome non venga più associato al loro (...) Mi devo unire solo con persone che siano positive e con vantaggi materiali per me (...) Poi qualche piccolo affare con amici discreti (il fotovoltaico mi piace)».

La sua voce emerge ossessionata: «Notifica della conclusione indagini per i fatti del 2005. Disperazione e sconforto. Il mio animo è un deserto infinito (...) Non sopporto più i luoghi in cui vivo». E ogni avversità si rimanda: «Speriamo - si legge il 21 aprile 2009 - che la società in cui entro come socio non porti guai. Rischio (..) e mi sto assai esponendo».

Non tira la cinghia: «Mi rendo conto, estratto conto alla mano, che spendo più di quanto guadagno», e quando cominciano a trapelare notizie sulle indagini, quasi s´indigna: «Perché due pesi e due misure? Con me (viene) indagato (anche) il grande presidente spocchioso. Ma lui resta credibile, affidabile ecc. Maledetti tutti». Ha torto: gli investigatori di "Crimine" arrestano entrambi e il tribunale del riesame ha già rigettato il ricorso del «grande presidente» Mario Giglio.

"ZONA GRIGIA"
L´elenco dei favori giudiziari da parte di Giusti si allunga sino alla nomina di periti e consulenti, la procura milanese non li ritiene affatto imparziali. Riscontro dopo riscontro, sta insomma emergendo la «zona grigia» di Reggio Calabria. Esistono, ed è necessario sottolinearlo, due letture opposte dei magistrati. Una, quella di Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone, neo procuratore capo di Roma, assimila la ‘ndrangheta calabrese a Cosa nostra siciliana.

Una cupola che dà ordini. E lo sostengono dopo incredibili ma reali riprese dei boss della ‘ndrangheta di tutta la Lombardia che si riuniscono per votare il nuovo capo, quello che tiene i collegamenti con la «casa madre» al Sud. L´altra lettura è minimalista: la ‘ndrangheta è fatta da famiglie, ognuna per conto suo. I processi, per ora, a Milano hanno accreditato «la cupola», in Calabria è emerso qualche distinguo.

Ma un fatto storico è assodato. Sino a oggi, le inchieste antimafia in Calabria si sono sempre fermate quasi sempre, e quasi tutte, al livello più basso: assassini, trafficanti, politici di provincia. Con Boccassini e Pignatone i detective hanno scavato fino a ottenere l´arresto di due magistrati. E non è ancora finita.

 

 

BOCCASSINI Ilda Boccassini GIUSEPPE PIGNATONEProcuratore Giuseppe Pignatonetoghe