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Paolo Colonnello per "la Stampa"
Uscita dalla porta con un'ordinanza che riconosceva il tribunale «soggetto soltanto alla legge» e immune quindi «a scelte di opportunità » politica, la sospensione del processo Ruby rientra dalla finestra con un provvidenziale cambio di calendario dovuto all'irrompere di un altro processo con detenuti, che conquista la precedenza sulle ultime udienze del Cavaliere davanti al collegio della quarta sezione penale.
Dunque, se la forma dell'indipendenza dei giudici è salva e la fermezza di fronte alle incessanti richieste di sospensione pure, un po' meno lo è nella sostanza visto che il risultato cercato dalle difese di Berlusconi ieri è stato ottenuto senza nemmeno bisogno di proporre una nuova istanza (peraltro puntualmente arrivata e bocciata).
à stato, all'inizio dell'udienza, lo stesso presidente del collegio Giulia Turri a comunicare alle parti che la messa in calendario di un processo con detenuti per criminalità comune, prevalente rispetto a uno con imputato a piede libero, avrebbe sospeso il dibattimento dall'11 febbraio fino al 4 marzo, spostando dunque l'inevitabile sentenza a metà marzo.
La partita a questo punto si è spostata sulla possibilità che la pubblica accusa possa comunque svolgere la sua requisitoria nell'ultima udienza utile prima delle elezioni, ovvero l'11 febbraio. Da qui ad allora infatti sono stati programmati altri tre appuntamenti entro i quali si dovrebbe concludere l'istruttoria dibattimentale: rimane infatti da ascoltare come testimone solo la mamma di Ruby, poi ci sarà un'udienza dedicata alla disamina di eventuali nuovi mezzi di prova proposti dalle parti all'ultimo minuto e quindi, teoricamente, dovrebbe essere data la parola all'accusa per la discussione.
Con richieste che difficilmente saranno di assoluzione e potrebbero quindi, mediaticamente, essere persino più nocive di un verdetto. Per questo ieri c'è stata frizione in aula quando il presidente Turri, dopo aver annunciato la sospensione, si è rivolta al pm Ilda Boccassini chiedendo se per caso anche l'accusa non ritenesse necessaria la pausa «per un momento di riflessione» e volesse quindi rinviare direttamente la requisitoria al 4 marzo.
Pronta la replica di Boccassini, che ha spiegato al collegio di non aver alcun bisogno di questa pausa e come non fosse giusto che «il peso eccessivo» di un rinvio venisse «scaricato» sulla Procura. In altre parole, la pubblica accusa è già pronta per una requisitoria che, s'immagina, non sarà per niente tenera.
Non a caso, subito dopo lo scambio di battute, è intervenuto il difensore di Berlusconi, Piero Longo, riproponendo la questione di una sospensione del dibattimento questa volta per il legittimo impedimento degli avvocati stessi, entrambi candidati per il Pdl a camera e Senato. Chiedendo quindi che venisse ritirata l'ordinanza con cui la volta scorsa un'identica richiesta per il Cavaliere era stata negata.
Il legale inoltre non ha mancato di far notare come un altro presidente della stessa sezione, il giudice Oscar Magi, al processo per i nastri illegali Unipol avesse disposto la sospensione delle udienze ad un passo dalla sentenza, riconoscendo la partecipazione alla campagna elettorale come un diritto costituzionale e quindi meritevole di rientrare nei casi previsti dalla legge.
Ma dopo una camera di consiglio durata un paio d'ore, i giudici hanno bocciato la richiesta, così argomentando: «Non è dato comprendere come il regolare svolgimento del processo possa interferire con i diritti costituzionalmente garantiti di cui agli articoli 2 (diritti inviolabili dell'uomo, ndr) e 51 (tutti i cittadini possono accedere a cariche elettive) della Costituzione»; inoltre «che a tale proposito non sono nemmeno state indicate le ragioni per le quali la qualità di candidato alle elezioni politiche sarebbe incompatibile con lo svolgimento del processo» tenuto conto che l'attuale calendario è stato indicato fin dal 17 dicembre 2012.
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