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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
AL VERTICE NATO CRAVATTE E FOULARD HANNO FREGATO
Per il renziano Andrea Manciulli doveva essere l' occasione del gran salto di qualità. E in parte la sua organizzazione del vertice Nato di fine novembre a Firenze lo ha fatto salire di grado nella scala dei fedelissimi di Matteo Renzi.
Il deputato presidente della delegazione italiana all' assemblea Nato si è diviso in un tourbillon di cene, aperitivi, ricevimenti, trasferendosi a tempo record da un aperitivo in casa di nobili fiorentini alla cena di thanksgiving in casa del console Usa a Firenze, l' elegantissima Abby M. Rupp.
Tutto sarebbe filato liscio non fosse per il brutto giallo della cena ufficiale delle delegazioni. Una tavolata ricca, con i posti segnati per più di 200 invitati ufficiali. Alla dirigente della Camera dei deputati che ha curato l' organizzazione, l' efficientissima Valeria Galardini, la maison Ferragamo aveva fatto arrivare una cassa di omaggi firmati: per gli uomini una cravatta, e per le signore un foulard.
Tavole preparate con i regolari segnaposti, e gentili regali posizionati già a metà pomeriggio di conseguenza. Troppo presto purtroppo, perché all' ora di cena nella gran confusione molte signore e non pochi augusti ospiti non hanno trovato il prezioso dono.
In sala è entrato anche chi poi non doveva restare a cena e quando ne è uscito lo ha fatto evidentemente in compagnia di qualche pacchetto che aveva altra destinazione.
Si tratterà solo di banale coincidenza, ma nei giorni successivi sia a Montecitorio che a palazzo Madama si sono viste luccicare cravatte con animaletti e scintillare foulard tipici della maison Ferragamo...
LETTA RIABILITA RENATO FARINA: «NON È BETULLA»
Fa fine e ormai non impegna più. Per la prima volta Gianni Letta, che all' epoca era sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, si è lanciato in pubblico in una appassionata difesa di Renato Farina-agente Betulla. Lo ha fatto dopo molti anni, chiuse tutte le vicende giudiziarie e disciplinari, alla presentazione di un libro (quello dello stesso Farina su don Luigi Giussani).
Senza che nessuno glielo chiedesse, Letta ha esordito: «Non è lui l' agente Betulla. Ha servito lo Stato e ne è stato in cambio perseguitato è abbandonato. Farina ha solo agito disinteressatamente su invito del governo italiano per ragioni umanitarie, collaborando a una attività che ha consentito il rilascio di ostaggi italiani senza ricevere alcun compenso...». Meglio tardi che mai.
FUGA PER IL PANINO
Così Legnini (Csm) vede la famiglia Da quando è diventato vicepresidente del Csm, l' ex deputato bersaniano Giovanni Legnini vive praticamente da recluso a palazzo dei Marescialli. Anche per ritagliarsi qualche minuto con i familiari, è costretto a rapide fuitine.
intervento di giovanni legnini
Come quella di lunedì 30 novembre. Di corsa a bordo sul Subaru Outback nero con vetri oscurati, accompagnato dalla scorta. Abbraccio con i familiari dietro la Camera dei deputati e di corsa a farsi un panino in un bar nella viuzza accanto. Con la scorta che, impietosita, ha accettato di tenersi a una certa distanza...
IN PARLAMENTO SI DIVIDONO PURE SUI PENNUTI
Sono volate parolone nell' aula di Montecitorio quando il ministro dell' Ambiente, Gian Luca Galletti, è venuto ignaro e soprapensiero a rispondere ad alcune interrogazioni. Quando pensava di avere finito il compitino, Galletti sta per uscire, ma Laura Boldrini lo ha richiamato: «Se ne è scordata una...».
gianni letta saluta gianluca galletti
E si capisce perché: era quella più scivolosa e violenta: una interrogazione di Stefano Borghesi, leghista bresciano sull' accoglimento di una direttiva europea la cui conseguenza è avere fatto sparire dalla tavola degli italiani il tradizionale piatto della «polenta e osei». Tema caldissimo, e sono volate parole grosse, tanto che alla fine Borghesi ha chiesto le dimissioni di Galletti, colpevole secondo lui di avere fatto crollare del 40% gli affari della ristorazione bresciana mettendo a rischio nientemeno che 3 mila esercizi.
L' argomento deve avere appassionato tutti, tanto è che poco dopo ne discutevano su un divano di Montecitorio due friulani, il leghista Massimiliano Fedriga e l' ex forzista (oggi dirigente di Confindustria), Michelangelo Agrusti. «Io non mangio quegli uccellini», confessava Fedriga, «ma è un grosso problema anche per i nostri ristoratori». E Agrusti rivelava: «Io invece ne vado pazzo, e organizziamo cene di carbonari. Un ristoratore ci fa polenta e osei in segreto nel giorno di chiusura del locale, e ci facciamo delle grandi abbuffate...».
CHAOUKI STREGATO DALLA CHAOUQUI: «CHE GRINTA...»
Dopo avere quasi litigato via twitter per l' insofferenza con cui il deputato di origine marocchina del Pd Khalid Chaouki veniva scambiato con l' imputata del processo d Vatileaks, Francesca Immacolata Chaouqui, il parlamentare non si perde un' apparizione della ragazza. E racconta a tutti di averla seguita per filo e per segno a Ballarò e nelle altre trasmissioni televisive in cui è andata a difendersi. Unico commento: «Ha grinta, forse troppa. Basta vedere come cammina, ha il passo di un cowboy...».
SPESE PAZZE RENZI ACQUISTA 12 MEGAFONI
Secondo i dati sulla par condicio diffusi dall' Autorità di garanzia nelle comunicazioni, è proprio la cosa di cui avrebbe meno bisogno Matteo Renzi: ha già tutti i tg Rai, non pochi di quelli dell' emittenza privata e caterve di giornalisti della carta stampata che svolgono la funzione tutti i giorni.
Eppure il primo dicembre il premier ha pubblicato sul sito della presidenza del Consiglio la notizia dell' acquisto di ben «12 megafoni professionali». Spesa di 1.090,80 euro da Pam ufficio. Il problema è capire a cosa servano quei megafoni a Renzi. Visto che fuori qualsiasi cosa dica anche a bassa voce non sfugge ai gazzettieri, il problema sarà interno al palazzo. Certo, nessuno è profeta in patria. Ma davvero lì dentro non se lo filano in maniera così clamorosa da dovere usare i megafoni per farsi sentire?
L' EX MINISTRO MAURO: COMBATTIAMO L' ISIS MA SENZA PALLOTTOLE
I depositi dell' esercito (ma anche delle altre forze armate) sono quasi vuoti delle munizioni che servirebbero per i nuovi compiti antiterrorismo. E anche quelle che ci sono spesso hanno scadenza ravvicinata quando non già scadute. In attesa dei nuovi acquisti con il miliardo di euro promesso dal governo, ci si arrangia come si può. Solo che adesso anche l' attività di vigilanza degli obiettivi sensibili va fatta con il colpo in canna, e le munizioni che venivano acquistate soprattutto pensando ai teatri operativi delle missioni internazionali, sono essenziali anche in Italia.
«Purtroppo», spiega l' ex ministro della Difesa, Mario Mauro, «i continui tagli alla Difesa hanno agito soprattutto su quegli approvvigionamenti. Anche per gli addestramenti mancavano i proiettili, così non si sparava quasi più. Quasi nulla aeronautica e Marina, perché ogni proiettile costa una tombola. L' esercito è messo ancora peggio se si escludono i teatri operativi. I carabinieri quasi non vanno più al poligono. Arrivano i soldi? Bene. Ma non è che domani Amazon prime ti invia i proiettili in caserma. Ci vuole tempo».
MAFIA CAPITALE SI INCAGLIA SU TELEFONI E IPAD
Sorpresa al processo di Mafia Capitale. A un anno dal loro sequestro attraverso i suoi difensori Salvatore Buzzi ha provato a chiedere: «Scusate, potreste restituire alla mia famiglia i 4 telefonini, l' iPad e il computer che mi avete sequestrato?». E a ruota richieste simili sono arrivate dai difensori degli altri imputati. Così è saltato fuori con gran sorpresa del presidente del collegio, che la procura in un anno non è ancora riuscita a farne copia.
Ora si è in cerca di un perito per mettere una toppa alla vicenda e restituire tutto ai proprietari.
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