DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabio Martini per “La Stampa”
Rino Formica - che ha iniziato a far politica 75 anni fa, ascoltando Benedetto Croce nella casa barese dei Laterza - in vita sua ne ha viste talmente tante che non sembra particolarmente colpito dalle ultime minacce dei Cinque stelle: «Ma cosa vuole... Giuseppe Conte è un avvocato, un avvocato legato al cliente che non ha pagato ancora tutte le parcelle e dunque non chiude una pratica sino a quando non se ne è aperta un'altra. Il problema vero del governo e del Paese è ben più serio: la guerra è il trauma inatteso che ha fatto affiorare 30 anni di decadenza della classi dirigenti».
VIGNETTA GIANNELLI - GIUSEPPE CONTE
Classe 1927, già ministro negli anni Ottanta ed esponente di punta di quel che fu il "nuovo corso socialista", Rino Formica mantiene una virtù riconosciuta anche da chi non lo ama: una capacità di lettura non provinciale degli eventi politici.
Perché staremmo pagando la decadenza di una intera classe dirigente?
«La decadenza lenta del Paese oramai da anni è fatalisticamente accettata dalla classe dirigente, rassegnata all'idea che il vincolo esterno possa salvarci dalle difficoltà, che altrove sono invece affrontate, di volta in volta con coraggio o con la genialità creativa di chi ha una vista lunga. Questo schema - siamo tanto grandi che non saremo abbandonati - ha accelerato la decadenza, ma sino a poche settimane fa ha tenuto...».
Ha tenuto anche per la credibilità di Mario Draghi, no?
«Certamente, ma la vera fortuna di Draghi sta nel compito funzionale assegnato alla Bce: mantenere in vita i Paesi fragili. Ora però la guerra ha reso fragili tutti i Paesi e ha posto il problema della difesa dall'aggressione di una forza come la Russia che, profittando dell'incapacità dell'Ue di diventare un forte soggetto politico, ha giocato la carta della dissoluzione dell'Europa. La guerra ha risvegliato tutti gli europei: gli egoisti, i sovranisti, i frugali. Il messaggio è chiaro: la guerra può uccidere tutti e con l'economia di guerra dovremo convivere a lungo».
Con la spinta di Draghi è nata la nuova Nato. Di necessità virtù?
«Dopo che per mesi si era discusso di una forza militare europea, quella ipotesi è stata azzerata dalla nuova Nato, che diventa una forza di deterrenza militare dal Circolo polare artico al Mediterraneo, verso un Paese capace di un'aggressione irragionevole e di contenuto drammatico inimmaginabile. Bisogna avere il coraggio di dire: giusto così. E tuttavia sarebbe stato meglio che fosse nata prima la nuova Europa. A questo punto la nuova Nato sia utilizzata per accelerare la nascita di una Europa dotata di una forza politica di comando, che coordini la Bce, le forze militari, integri la giustizia e i diritti».
Nei summit internazionali Draghi gioca un ruolo protagonista e non quello millantato in passato dalle "veline" dei portavoce. Poteva essere più europeista?
«Ha tenuto bene il punto dell'intransigenza su principi e alleanze. Ma non ha fatto una battaglia per la presenza di una forza unificata dell'Europa, come elemento di controllo della nuova Nato».
Senza scadere nella retorica del premier buono e dei partiti cattivi, lei che di maggioranze litigiose se ne intende, ricorda baruffe altrettanto paradossali...
«Draghi ha detto bene: senza i 5 stelle non vado avanti. C'è un piccolo particolare: il 5 stelle entrato al governo 16 mesi fa oramai è una presenza fisica, soltanto numerica in Parlamento, senza un disegno politico.
Il presidente del Consiglio dovrebbe chiarire il dissidio politico. Sono piccole beghe di gente che ha bisogno di aggregare il proprio potere provinciale e personale? O c'è anche una rottura legata alla guerra? D'ora in poi la debolezza di Draghi rischia di stare proprio nel non risolvere la natura di questo dolce trapasso, col rischio di un accanimento terapeutico. Tenendo in piedi una struttura istituzionale che rischia di lesionarsi. A cominciare da settembre».
Cosa potrebbe fare?
«Se Draghi è in condizione di esprimere un pensiero politico di prospettiva, scenda in campo. Non sciupi la sua qualità e la solidità dei suoi principi. Non si tratta di fare una crisi di governo, ma aprire una porta al ritorno della politica».
Se così non sarà, lei pensa che l'Italia possa affidarsi a Meloni-Salvini?
«I due hanno ricevuto una eredità ricca e non sanno come utilizzarla. Oramai il centrodestra non è più una forza integrabile. Salvini è Salvini, Meloni è Meloni e Berlusconi resta quel che è sempre stato: un ottimo capo azienda edile e sportivo».
RINO FORMICAMARIO DRAGHI 2MARIO DRAGHI Umberto Ranieri Paolo Cirino Pomicino e Rino Formica MAL DI PANCIA TRA I CINQUE STELLE - VIGNETTA BY ELLEKAPPAPaolo Cirino Pomicino con Rino Formica RINO FORMICA
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