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1 - IDENTIKIT DIFFUSO IN TUTTA ITALIA L'IPOTESI: KILLER VENUTO DA FUORI Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
«à alto tra 1,65 e 1,68, è di corporatura robusta, nel filmato indossa occhiali da vista, tiene la mano destra nella tasca e agisce con la sinistra, potrebbe avere tra i 50 e i 60 anni». L'identikit dell'uomo che schiaccia il telecomando e fa esplodere le bombole davanti alla scuola «Morvillo Falcone» a Brindisi è stato inviato a tutte le questure e le stazioni dei carabinieri d'Italia. E tanto basta per comprendere che l'inchiesta è in una fase di stallo con centinaia di segnalazioni arrivate negli ultimi due giorni e pochissime certezze, tanto che ancora non si sa se l'attentatore fosse solo oppure avesse dei complici.
Dubbi confermati dal ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri quando, nella sua relazione in Parlamento, sottolinea proprio la possibilità che più persone abbiano partecipato all'azione ed evidenzia come «pur non conoscendo il movente e la mano, sicuramente l'effetto scaturito dall'evento è stato terroristico, nel senso pieno e letterale del termine».
Terrore e morte causati da un gesto assurdo e terribile, dalla mano che attiva il congegno. Si parte da lì, da quel fotogramma agghiacciante, per riavvolgere il film della strage e trovare i colpevoli. à l'unica vera prova nelle mani degli investigatori. Il resto sono piccoli tasselli che si fa fatica a mettere insieme e far combaciare.
I carabinieri del Ris e i poliziotti della Scientifica hanno evidenziato i tratti del volto accentuandone i contrasti per renderlo maggiormente riconoscibile. Interventi in alta definizione per mettere a fuoco i dettagli che hanno consentito di estrapolare tre diverse immagini da confrontare con le centinaia di foto segnaletiche custodite negli archivi.
Ed è stata la stessa titolare del Viminale a confermare come siano in corso «ulteriori e intense attività d'indagine con il supporto del patrimonio informativo delle banche dati». Una ricerca spasmodica che si allarga a tutto il Paese perché non è affatto certo che l'uomo sia di Brindisi. E comunque è presumibile che abbia lasciato la città subito dopo lo scoppio. Ma come?
I due video registrati dalle telecamere piazzate sul chiosco di fronte alla scuola mostrano le fasi dell'agguato e consegnano agli esperti alcuni elementi importanti per le indagini. Nella prima parte si vede l'uomo che arriva e mentre cammina alza il braccio sinistro. Poi continua a camminare e si ripara dietro il chiosco.
Attende il boato nascosto dietro il capanno senza vedere che cosa sta accadendo. Ci rimane circa 50 secondi, il tempo necessario perché l'impulso attivi il congegno che serve da detonatore. Poi, subito dopo l'esplosione, gira l'angolo e va via, incurante delle conseguenze del suo gesto. Sembra perdersi nel nulla, nessun'altra telecamera sembra aver catturato la sua fuga.
Mentre si allontana l'uomo non volge mai lo sguardo verso la scuola. Si comporta come se non gli interessasse. à una suggestione, ma anche su questo adesso si concentra l'attenzione degli investigatori. Perché tra le prime ipotesi formulate c'è quella della vendetta contro l'Istituto o forse contro una delle ragazze, ma con il trascorrere dei giorni nulla può più essere scartato. Neanche la possibilità che l'uomo abbia agito eseguendo un ordine e dunque il suo compito fosse soltanto quello di lasciare al più presto la piazza senza preoccuparsi di nient'altro.
Del resto non c'è alcuna certezza che fosse proprio lui la persona vista nella notte mentre trascina il bidone della spazzatura e lo piazza vicino alla «Morvillo Falcone». La ragazza che l'aveva notato ha parlato di una persona vestita con una tuta, in «maniera trasandata», ma non ha saputo fornire alcun elemento sulla fisionomia. E allora, se gli attentatori sono due, è difficile continuare a inseguire la pista del gesto folle. A meno che non si tratti di parenti stretti: un padre e un figlio, due fratelli.
«Se non si tratta di eversione - ragiona un investigatore - soltanto un legame di sangue può unire due persone nella pianificazione di un piano così tremendo. Due persone che devono aver sviluppato un odio tanto feroce da agire senza preoccuparsi di uccidere persone innocenti». Lo dice e poi si ferma perché è un'ulteriore congettura in un'indagine che in tre giorni si è già trasformata in un rompicapo. «Abbiamo la foto, non possiamo fallire», ripetono poliziotti e carabinieri. Ma sanno che la caccia potrebbe essere ancora molto lunga.
2 - COMPRATE FUORI CITTà LE TRE BOMBOLE «à UN LAVORO LUNGO»...
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"
Se dopo 100 ore dalla strage, con tutta la pressione che c'è, la città ancora non ha «cantato», vuol dire che a Brindisi il killer è sconosciuto: di questo sembrano essersi convinti gli inquirenti. Verrebbero da fuori pure le tre bombole di gpl usate per l'attentato: a nessuno dei negozi della zona risultano, infatti, i codici trovati sui resti dei contenitori. Insomma, buio fitto. E il cerchio delle indagini si allarga: adesso si punta anche fuori città . I 200 uomini interforze, coordinati dal procuratore distrettuale antimafia Cataldo Motta e dal pm brindisino Milto de Nozza, però non demordono.
«Comincia il lavoro lungo», ha detto ieri il pubblico ministero. Così, sono state formate 10 squadre, ognuna con un compito diverso: analizzare i video delle telecamere; risalire alla provenienza delle bombole e del cassonetto; studiare l'innesco, i Dna e le impronte rinvenute nella zona del chiosco.
E ancora: ricostruire la possibile via di fuga dalle «Case Rosa»; e chi c'era sul bus partito da Mesagne insieme a Melissa, per capire se era un altro il bersaglio; approfondire poi le segnalazioni dei cittadini; battere la pista della scuola e infine lavorare sulle cartelle cliniche degli invalidi civili, alla ricerca di una corrispondenza con l'identikit dell'uomo della bomba. A proposito della scuola, la direttrice amministrativa, Valeria Vitale, ricorda: «Una volta arrivò una telefonata dalle case qui davanti, di un uomo davvero furibondo perché i ragazzi facevano chiasso in cortile. Ma era tanto tempo fa...».
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