
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Tonia Mastrobuoni per âla Stampaâ
à quasi certo che i due partiti del centrodestra, che hanno governato quasi sempre l'isola del Nordatlantico nella storia del secondo dopoguerra, formeranno un nuovo esecutivo. Per il capo del Partito Indipendente e probabile primo ministro Bjarni Benediktsson «siamo stati nuovamente chiamati a governare perché sono evidenti gli effetti dei tagli sul sistema sanitario e sociale».
Ma è stata la demagogia e regnare sovrana nella campagna elettorale del centrodestra: promesse di sgravi fiscali e soprattutto una nuova sforbiciata al debito ai danni dei creditori stranieri.
à probabile inoltre che il processo di adesione all'Unione europea, già avviato, subisca una brusca frenata. I vincitori delle elezioni sono tradizionalmente vicini alla potentissima lobby dei pescatori, che si oppone all'ingresso nella Ue e all'adozione dell'euro. La tesi è che convenga mantenere il forte protezionismo interno - il Paese è blindato verso gli investitori stranieri che vogliano conquistare quote del mercato ittico continuando ad approfittare del generoso mercato unico europeo. Il fronte pro-euro, invece, punta il dito contro l'instabilità della corona, che continua a erodere la ricchezza delle famiglie (prima del crac 70 corone valevano un euro, oggi il cambio è oltre quota 150).
Va ricordato che negli anni 2000 l'Islanda si era trasformata in un gigantesco polo finanziario: le prime tre banche valevano dieci volte il Pil. Quando fallirono, nel 2008, furono nazionalizzate ma per lo Stato non ci fu scampo: fallì. Per limitare i danni Reykjavik decise con un referendum di non ripagare molti debiti, facendo infuriare il Regno Unito e i Paesi Bassi, i due maggiori creditori.
Ma ora il Partito del Progresso di Signundur David Gunnlaugsson ha raddoppiato i voti promettendo un altro taglio del debito ai danni dei creditori stranieri per ottenere risorse per uno sconto del 20% sui mutui immobiliari appesantiti da un'inflazione a due cifre. Dal 2008 l'Islanda soffre inoltre di un blocco dei capitali che sarà una delle prime sfide che il governo dovrà affrontare.
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