FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1- VIDEO: IL MOMENTO DELLA VOTAZIONE ALLE NAZIONI UNITE
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Attesa, timore per il sistema che s'inceppa, commenti fuori microfono, e poi la gioia di Abu Mazen, la faccia di Ron Prosor, ambasciatore israeliano e quella di Susan Rice, rappresentante degli Stati Uniti.
Voti favorevoli 138, voti contrari 9, astenuti 41. Da segnalare che tra i voti contrari, oltre a Israele, Stati Uniti, Canada, Repubblica Ceca e Panama, ci sono Marshall Islands, Micronesia, Nauru and Palau, 4 micro-stati insulari del Pacifico, storicamente legati all'influenza statunitense.
2- STAMPA ISRAELE, IERI ABBIAMO PERSO L'EUROPA
(ANSA) - "Il mondo ha deciso: Stato Palestina" titola a tutta pagina il quotidiano Yediot Ahronot, secondo cui ieri alle Nazioni Unite Israele ha patito "una debacle politica". "Il premier Benyamin Netanyahu - afferma - non ha saputo valutare l'entità della collera verso Israele nel mondo". Anche Haaretz (che sintetizza pure in prima pagina: 'Il mondo ha deciso') parla di un "domino politico" innescatosi a sfavore di Israele, che ha consentito al presidente Abu Mazen di raccogliere 138 consensi, contro i nove contrari.
"Ieri abbiamo perduto l'Europa", ha ammesso, secondo il giornale, un dirigente del ministero degli esteri. Sulle prima pagine appaiono le immagini dei palestinesi in festa: nella piazza centrale di Ramallah e dietro ai banchi della delegazione palestinese all'Onu. Un quotidiano di destra, Makor Rishon, pubblica una vistosa caricatura che mostra, alle porte del Palazzo di Vetro, un Abu Mazen con le sembianze di un cavallo di Troia: al suo interno giubilano miliziani di Hamas.
Una volta che il presidente dell'Anp avrà ottenuto uno Stato indipendente, prevede il giornale, Hamas ne assumerà subito il controllo. Da parte sua Moshe Feiglin, uno dei candidati emergenti del Likud alla prossime elezioni politiche ed esponente del movimento dei coloni, propone oggi la reazione adeguata di Israele al voto sulla Palestina: estensione immediata della sovranità israeliana su tutta la Cisgiordania; assunzione del controllo esclusivo di Israele sulla Spianata della Moschee (dove duemila anni fa sorgeva il Tempio di Gerusalemme), e poi fuoriuscita di Israele dall'Onu. "Se la Svizzera se l'é cavata bene senza essere all' Onu, possiamo farcela anche noi", assicura il nuovo esponente del Likud.
3- L'AMERICA: SIAMO DELUSI MA Ã UNA VOSTRA SCELTA
Maurizio Molinari per "la Stampa"
Siamo delusi dalla decisione dell'Italia ma trattandosi di una nazione sovrana spetta a lei decidere come procedere in questi casi». à un portavoce del Dipartimento di Stato a far conoscere la reazione dell'amministrazione Obama alla svolta italiana. Washington si aspettava una scelta differente da Roma, in favore dell'astensione sulla risoluzione palestinese all'Onu, e quando il governo Monti ha comunicato la novità vi è stata un misto di sorpresa e disappunto ma senza la volontà di creare attriti bilaterali.
à un approccio che ricalca quello avuto nei confronti della Francia di François Hollande - il primo Paese dell'Ue a dirsi a favore del riconoscimento della Palestina come Stato non-membro da parte delle Nazioni Unite - perché in quella occasione Victoria Nuland, portavoce di Hillary Clinton disse: «La Francia è il nostro più antico alleato, loro sanno che su tale questione siamo in disaccordo ma cosa fare in questi casi è loro decisione sovrana». Insomma, prima nei confronti di Parigi e poi di Roma l'amministrazione Obama prende atto di una convergenza europea a favore della risoluzione palestinese e, pur sottolineando il disaccordo, non vi si oppone.
E' una scelta tattica che guarda anche a cosa potrebbe avvenire sul fronte del negoziato in Medio Oriente nei prossimi mesi: se Washington resta l'alleato più importante di Israele, lo schieramento di numerosi Paesi dell'Unione Europea a favore della risoluzione può assegnare all'Europa un ruolo di rilievo per spingere l'Autorità nazionale palestinese a compiere i necessari compromessi per raggiungere ad un'intesa sullo status finale dei confini.
Si tratta comunque si un processo dai tempi lunghi. La Casa Bianca aveva immaginato uno scenario assai diverso e, nelle conversazioni avute dall'inviato Bill Burns con Mahmud Abbas a New York negli ultimi giorni, aveva spiegato che un passo indietro dei palestinesi all'Onu avrebbe consentito al presidente Barack Obama di essere lui a prendere l'iniziativa, forse già all'indomani delle elezioni israeliane del 22 gennaio.
Ora questo scenario si allontana perché le reazioni negative di Israele e del Congresso di Washington al voto dell'Assemblea Generale dell'Onu preannunciano una fase di stallo. Tanto più che la Casa Bianca deve ancora decidere chi comporrà la propria task force sul Medio Oriente. Da qui l'ipotesi, trapelata sulle pagine del New York Times, che la Casa Bianca preferisca nelle prossime settimane e mesi concentrarsi sulla guerra civile in Siria, tentando di accrescere il sostegno all'opposizione in maniera tale da accelerare la caduta del regime di Bashar Assad.
Washington è favorevole al dispiegamento dei missili Patriot della Nato in Turchia, lungo i confini con la Siria, come anche a più ingenti forniture di armamenti ai ribelli da parte delle monarchie del Golfo, a cominciare dal Qatar, nella convinzione che possano alterare l'equilibrio di forze in campo. Un segnale in questo senso viene dalla consegna dei missili anti-aerei, che ha già consentito ai ribelli di abbattere diversi elicotteri governativi.
susan rice durante il voto sulla palestina RON PROSOR AMBASCIATORE ISRAELIANO ALLE NAZIONI UNITE MAHMUD ABBAS FESTEGGIA CON LA DELEGAZIONE PALESTINESE ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU LA GIOIA DEI PALESTINESI DOPO IL VOTO ALL ONU
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