IL BANANA NON LASCIA E RADDOPPIA - PER TRATTARE SULLA LEGGE ELETTORALE, BERLUSCONI PRETENDE CHE LE SOGLIE DI ACCESSO PER I PARTITINI VENGANO ALZATE AL 5%, COSÌ DA FREGARE NCD E I CESPUGLI DI CENTRODESTRA E ALLONTANARE RENZI DA ALFANO

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T. Lab. per il “Corriere della Sera”

renzi berlusconirenzi berlusconi

 

«Siamo pronti a discutere delle modifiche alla legge elettorale in Senato. A discutere anche del premio di maggioranza alla lista. A patto che le soglie di accesso per i piccoli partiti vengano alzate al 5% o anche oltre…».

 

L’ultima mossa di Silvio Berlusconi prende forma nella serata di ieri. E dietro la risposta che l’ex Cavaliere darà (probabilmente oggi) all’ultimatum di Matteo Renzi potrebbe esserci il tentativo di provare a lanciare una mina (politica) contro il vertice di maggioranza che il premier ha già convocato per domani. «Renzi propone delle modifiche?

 

bacio renzi berlusconibacio renzi berlusconi

Bene, ne proponiamo anche noi» è la frase che qualcuno dei parlamentari che ieri s’è messo in contatto col centralino di villa San Martino ha sentito pronunciare a Berlusconi. La «carta segreta» che studiano ad Arcore, insomma, potrebbe essere quella di provare a spaccare la maggioranza. A dividere Renzi da Alfano, che faticherebbe ad accettare soglie di accesso troppo alte. E soprattutto a tentare di prendere tempo rilanciando la palla nel campo dell’avversario. 


Nella complicata ricostruzione della giornata di ieri spuntano due dettagli. Il primo è la «sfida» che dai renziani viene fatta recapitare all’ex premier per tramite di Denis Verdini. «Se Berlusconi non dice subito sì, da lunedì lavoriamo per modificare l’articolo 2 della legge per estenderla anche al Senato».

RENZI E ALFANO IN SENATO FOTO LAPRESSE RENZI E ALFANO IN SENATO FOTO LAPRESSE

 

Una pistola politicamente carica per le elezioni anticipate, insomma. Il secondo è la diplomazia parallela che il leader forzista intavola sia con gli alfaniani che con l’opposizione interna. In entrambi i casi l’ambasciatore è Giovanni Toti, che a Milano incontra sia Maurizio Lupi che Raffaele Fitto.

 

La prima strada, quella di provare un fronte comune, è praticamente impossibile, visto che i due blocchi non si fidano l’uno dell’altro. Col secondo, oltre alla comune richiesta di «poter discutere prima delle modifiche dentro FI» non si va. Ma è una condizione che non sta bene a Renzi, e quindi esce dallo schema. 

RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE


Tra il sì incondizionato e il no secco a Renzi, ipotesi entrambe da escludere, a Berlusconi non rimane che la terza via. La possibile carta segreta. Accettare gli innesti renziani all’Italicum proponendone di altri, come l’innalzamento delle soglie, per provare a dividere la maggioranza. Il tutto mentre le possibili dimissioni di Napolitano entro l’anno vengono visti ad Arcore come un’insperata àncora di salvataggio. Niente presidente della Repubblica, niente scioglimento delle Camere, niente elezioni anticipate. Con l’ex Cavaliere che, sotto sotto mormora: «Prima di tentare l’abbraccio con Grillo, Renzi ricordi quello che accadde a Bersani. Grillo lo porterebbe a spasso per poi portarlo a sbattere».