MIRABOLANTE EQUILIBRISMO GIORNALISTICO DI ALDO GRASSO CHE IN UN PEZZO SULL’INCHIESTE IN TV DI “REPORT” RIESCE A NON MENZIONARE MAI L’INSERZIONISTA DEL SUO GIORNALE, MONCLER - E CONFONDE L’AUTRICE DEL SERVIZIO, SABRINA GIANNINI, CON STEFANIA RIMINI, ALTRA CRONISTA DEL TEAM GABANELLI

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Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” - In collaborazione con Massimo Scaglioni
elaborazione Geca su dati Auditel

 

C’è stato — ed è stato piuttosto eclatante — l’«effetto oca». Chiameremo così, d’ora in avanti, l’attitudine di un programma televisivo a catalizzare ascolti e visibilità cavalcando un tema d’immediato impatto emotivo (caffè, pizza…).


Le oche in questione sono quelle spennate per confezionare piumini e diventate protagoniste dell’inchiesta che «Report» ha dedicato ai fatti e misfatti dell’industria dell’abbigliamento di lusso. Ebbene, le oche di «Report» sono valse al programma il record per questa e la scorsa stagione: 3.140.000 spettatori medi, con una share del 13,4%. Si tratta di un ascolto superiore di due punti e mezzo rispetto alla media, oltre seicentomila spettatori in più.

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Questi dati non comprendono, ovviamente, tutti coloro che hanno visto – interamente o in parte – la puntata nei giorni successivi, grazie al sito del programma e a Rai.tv: un numero consistente, se si considera che l’inchiesta di Stefania Rimini è diventata rapidamente un «contenuto virale», «spalmabile» dagli stessi spettatori grazie ai social media. Non è un caso che, la scorsa settimana, «Report» sia balzato al terzo posto nella classifica dei programmi più twittati di Nielsen Italia, preceduto soltanto da «X Factor» e «Pechino Express» (due programmi di intrattenimento).

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Piume e cinguettii raccolti fra un pubblico giovane e giovane-adulto (quarantenni col miglior share, al 16%), educato (laureati addirittura al 27%), più femminile (15%) che maschile. Triplice morale della favola: con il talk politico in ribasso (Michele Santoro, Massimo Giannini, Giovanni Floris…) risalgono le quotazioni dell’inchiesta; tv e social network, «convergendo», si rinforzano a vicenda; la miscela che ne esce – all’incrocio fra vecchi e nuovi media, fra televisione e internet – può rivelarsi micidiale per chi finisce sul banco degli imputati.
 

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