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Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
C' è ancora un rapporto fatto arrivare ai servizi segreti italiani dai colleghi del Marocco che spiega molto sulle infiltrazioni terroristiche islamiche in Italia e soprattutto sulla rete organizzativa che passa dal Kossovo. Raccontava la fabbricazione di green card americane ad hoc e i passaggi «ripuliti» di personaggi dell' eversione, con una filiera che partiva da Trento e attraversava l' Emilia Romagna.
Ignorato a lungo dagli investigatori italiani, è stato utilizzato in altri paesi per arrivare a smantellare la rete originaria in Kossovo. Ma l' informazione primigenia era stata data all'Italia. Come una più recente, che ha raccontato la fabbricazione di false identità siriane a molti presunti profughi (che in realtà non lo sono) sbarcati in Italia nell' ultimo anno. Pagando 2 mila euro sono in grado di assumere l' identità siriana e di avere i relativi documenti falsi.
L'organizzazione è assai efficiente, e ha ottimi infiltrati in Siria, in modo che quando le autorità italiane provano a fare la verifica sulla falsa identità, se la vedono confermare: infatti il nome era reale, i documenti pure, appartenuti a cittadini siriani morti durante la guerra, solo che oggi quei documenti e quelle identità sono attribuiti a pagamento a persone che nulla avevano a che fare con la Siria. La rete di questa organizzazione capillare è stata identificata e fornita alle autorità italiane ancora una volta dai servizi segreti marocchini.
Il Marocco è infatti il paese al di là del Mediterraneo che possiede l'intelligence più efficace sull'Isis e le organizzazioni terroristiche islamiche che la fiancheggiano in Libia, in Tunisia, in Egitto, in Algeria e perfino in Iraq e in Siria. Siccome non mancano arruolamenti di militanti islamici marocchini, non è difficile per i servizi di Rabat infiltrarsi e poi utilizzare quelle notizie anche a favore dei principali partner occidentali. C'è una lunga tradizione di amicizia e parternariato fra Marocco e Unione Europea, in particolare soprattutto con Francia e Italia. Ma questa ultima relazione sta scricchiolando proprio in queste settimane, come il rapporto stesso da lungo esistente con l' Unione europea.
A mettere in crisi una alleanza che è considerata fondamentale di questi tempi è stata la decisione di prima istanza della Corte di Giustizia europea il 10 dicembre scorso di annullare l' accordo su agricoltura e pesca che era stato rinnovato ancora una volta nel 2012, con una motivazione che in gran parte era stata cavalcata da gruppi trasversali all'interno del Parlamento europeo: il Marocco non avrebbe avuto diritto a ricomprendere in quell' accordo anche i territori del sud del Paese, dominati dal fronte Polisario che ha lì proclamato per autodeterminazione la Repubblica democratica araba dei Saharaui, riconosciuta da 76 stati africani e sudamericani, ma non dall'Onu e dall'Unione europea.
A fare lobbing per il Fronte Polisario nel tentativo di togliere al Marocco gli introiti incassati in base agli accordi con l' Europa anche per i territori del Sud, è stato un gruppo di pressione capitanato soprattutto dagli italiani di Pd e Sel-Lista Tsipras. L'animatrice di questa campagna è stata Cécile Kyenge, che era pure ministro nel governo precedente guidato da Enrico Letta e anche all' epoca dominato dal Pd.
La Kyenge da anni per altro combatteva la sua battaglia contro il governo del Marocco e a favore del Fronte Polisario, e ha organizzato una rete anche economica di sostegno e solidarietà agli indipendentisti del Sahraui nella sua Emilia Romagna. Il fatto che siano tutti italiani i protagonisti sta irritando non poco i vertici politici del Marocco. Che da una parte danno la responsabilità di quegli accordi bocciati proprio al governo italiano, vista l'appartenenza della Kyenge al Pd di Matteo Renzi.
maria consiglio visco marigliano con l ambasciatore del marocco hassan abouyoub
Dall'altra avvertono come una sostanziale presa in giro la dichiarazione con cui Federica Mogherini aveva provato a dare ragione al Marocco e ai contenuti dell' accordo di cooperazione con l'Europa. Perché il sostanziale ragionamento che si fa è questo: se il governo italiano e i suoi rappresentanti nelle istituzioni europee fanno professione di amicizia e riconoscono valido quell' accordo, perché poi i rappresentanti italiani dello stesso partito di governo al momento buono sono stati decisivi ad affossarlo?
Irritazione che colpisce dunque l'Italia, raffreddando i rapporti e aprendo una crisi acuita anche dal fatto che l' ambasciatore marocchino a Roma, Hassan Abouyoub, da ex ministro dell'Agricoltura del governo di Rabat era stato proprio il padre di quella cooperazione fra Marocco e Ue in tema di agricoltura e pesca. Un raffreddamento diplomatico regalato all'Italia dalla Kyenge proprio nel momento più delicato, quando del Marocco e delle sue preziose informazioni sulla sicurezza Roma ha bisogno più che mai.
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