renzi merkel juncker

FACCIAMO UNA BRUTTA FINE - RENZI BERLUSCONEGGIA ANCORA CONTRO BRUXELLES: “PENSINO ALLE COSE SERIE INVECE DI CRITICARE L’ITALIA” - MA DALLA COMMISSIONE RILANCIANO: “CON GLI ALTRI PAESI PREPARIAMO OGNI SINGOLO DOSSIER. CON L’ITALIA INVECE NON SAPPIAMO CHI SENTIRE…” - PADOAN FA IL PACIERE MA NON CONTA UN CAZZO

Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

renzi junckerrenzi juncker

«Se di fronte agli attuali guai internazionali qualcuno pensa di attaccare l’Italia, significa che hanno capito che questa volta facciamo sul serio». In serata Matteo Renzi tira le somme con i suoi a Palazzo Chigi. Nonostante l’ennesimo botta e risposta con la Commissione ben al di là dei limiti della normale critica tra capitali e Bruxelles, il premier si mostra sereno. Solo in Europa tra i guai che meriterebbero la priorità rispetto alle critiche con Roma cita lo stallo politico spagnolo, la nuova leadership polacca, il referendum inglese, le difficoltà tedesche e francesi, le frontiere austriache chiuse.

 

renzi juncker   renzi juncker

«Noi - chiosa - paghiamo care le timidezze dei governi passati su banche, Fiscal Compact e aiuti di stato ma adesso che l’Italia è il Paese più stabile d’Europa dobbiamo toglierci di dosso il provincialismo e far sentire la nostra forza». E dal suo staff notano che chi dipinge Renzi come un guascone «non si rende conto di quanto la partita sia rilevante per il futuro dell’Italia e dell’Europa stessa».

 

Neppure a Bruxelles si tirano indietro, dagli uffici di Juncker non esitano a fare l’elenco delle circostanze che hanno fatto infuriare l’uomo del Lussemburgo. «Con Francia, Germania e Gran Bretagna prepariamo ogni singolo dossier - accusano - con l’Italia invece non sappiamo chi sentire». Un attacco su più fronti, anche al sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi. A Roma ne sono consapevoli e Renzi con il suo staff non si stupisce: «Dopo che Juncker venerdì ha attaccato me, ora i suoi se la prendono con Sandro».

JUNCKER RENZIJUNCKER RENZI

 

Eppure le accuse di Bruxelles sono precise: «Non si fa sentire ma poi se qualcosa non gli va si lamenta sui media, come nel caso della sostituzione di Carlo Zadra», unico funzionario italiano del gabinetto Juncker. E se a Bruxelles ce l’hanno con Gozi, a Roma si attacca il capo di gabinetto di Juncker, Martin Selmayr.

 

Sandro Gozi ringrazia l Ambasciatore di Francia e gli invitati Sandro Gozi ringrazia l Ambasciatore di Francia e gli invitati

D’altra parte lo staff del potente funzionario tedesco va in bestia quando si allude ad una sua dipendenza dalla Merkel. Mai uno scontro tra un governo e Bruxelles era arrivato al punto di coinvolgere pubblicamente aspetti normalmente relegati alla “cucina” degli affari europei. E in Commissione si rifiuta con sdegno l’accusa di agire per sfavorire Renzi, membro del Partito socialista (Pse) mentre Juncker proviene dai popolari (Ppe). Anzi, accusano il governo di alzare i toni per ragioni elettorali mentre Roma ha ottenuto tanto, a partire dalla flessibilità sui conti introdotta nel 2015.

 

Alla Commissione poi non sfuggono gli attacchi usciti sui media contro Federica Mogherini, con la quale Renzi avrebbe perso feeling causa troppo distacco verso le necessità del governo. «I due in pubblico hanno stili diversi», la replica dei collaboratori dell’Alto rappresentante, «ma che non sia attenta alle esigenze italiane è falso».

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

D’altra parte, ricordano, ogni commissario come giunge a Bruxelles rappresenta solo l’Europa e in pubblico non può sbilanciarsi, salvo perdere credibilità. Segue l’elenco dei dossier sui quali Mogherini ha lavorato dietro le quinte: dai conti ai migranti, dall’Ilva alle banche. E ha appena ottenuto 3.500 rimpatri di etiopi in Italia.

 

Ieri a surriscaldare il clima a Roma ci ha pensato anche una missione della Commissione europea in visita al Tesoro per verificare la manovra 2016, sub judice fino a maggio. La situazione è delicata, al momento i funzionari di Moscovici riconoscono all’Italia solo la flessibilità sulle riforme. Se la decisione venisse presa oggi racconta un funzionario al lavoro sul dossier, l’Italia entrerebbe in procedura per deficit.

PIERRE MOSCOVICIPIERRE MOSCOVICI

 

Gli uomini di Bruxelles lamentano che Roma non ha fornito cifre attendibili sulla richiesta di flessibilità per migranti e sicurezza, mentre sul fronte investimenti non ha presentato un piano, solo bandi di gara.

 

La questione però è politica, Moscovici vuole un compromesso ma i suoi raccontano che mancano i dettagli (accusa ricorrente anche tra gli uomini di Juncker) e che il clima avvelenato non lo aiuta. Padoan, in silenzio, lavora per favorire un accordo tra Renzi e Juncker (e ovviamente Angela Merkel). Renzi conta di chiudere con un accordo sul deficit al 2,3%, ma decisive saranno le prossime bilaterali con il presidente della Commissione e la Cancelliera.