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Eleonora Bujatti per il "Fatto quotidiano"
L'argomento della scorta e della tutela a personalità dello Stato è molto delicato, e lungi da noi di suggerire chi e come debba essere protetto. Tuttavia è nostro compito raccontare i fatti, ed ecco, dunque, un fatto. Questa è la storia di un piccolo ma significativo spreco italiano. à una sineddoche, la parte per il tutto, il particolare che racconta il generale, una delle schegge che va a comporre la trave infilata nell'occhio di uno Stato che forse non sa, forse non può o forse non riesce.
Questa è la storia di un appartamento vuoto in cui tempo fa abitava un ministro diventato poi ex-ministro, appartamento che viene tutt'oggi protetto e sorvegliato da due uomini della Polizia Penitenziaria in pianta stabile , con tanto di telecamere a circuito chiuso e inevitabili sbadigli.
L'ex ministro in questione (ma non è questa la notizia) è l'On. Angelino Alfano, che, nonostante dal luglio 2011 sia un semplice - e ora pure afflitto - segretario di partito, mantiene la protezione degli uomini dell'Uspev (Ufficio per la Sicurezza Personale e Vigilanza della Polizia Penitenziaria), non solo presso la sua residenza a Roma, ma anche a Palermo, dove da tempo non vive più e dove pare che l'appartamento sia pure in vendita. Tutto ciò rende la vicenda Alfano ancora più singolare, ma il suo non è certo un caso isolato.
Anzitutto vale la pena di ricordare che il servizio di protezione è svolto non solo dall'Uspev, ma anche da Polizia di Stato, Carabinieri, Forestale e altri corpi. Ma la Polizia Penitenziaria, in particolare, dovrebbe occuparsi di ministri, sottosegretari, dirigenti e autorità dipendenti dal ministero della Giustizia. Perché allora un segretario di partito continua ancora ad occupare uomini della Polizia Penitenziaria?
La risposta è che esiste una "prassi istituzionale" che prevede che la protezione continui anche dopo il decadimento dalla carica, anche per diversi anni. E perché esiste questa prassi istituzionale? E quanti uomini sono impiegati in questo modo? Alfano è forse l'unico di cui viene protetto anche lo spirito che aleggia nelle abitazioni precedenti, ma l'anomalia, se c'è, è di più larga scala.
Al servizio di Piero Fassino, ex (ormai molto ex) ministro della Giustizia c'è ancora un'unità di Polizia Penitenziaria; ce ne sono due per l'ex Roberto Castelli, quattro per l'ex Clemente Mastella, dodici per l'ex Nitto Palma, quattro per gli ex sottosegretari alla Giustizia Giacomo Caliendo e Maria Elisabetta Alberti Casellati (che, si leggeva sui giornali quest'inverno, pare sia stata scortata per quindici giorni tra le nevi di Cortina). E ce ne sono sedici per l'ex ministro Angelino Alfano, che sarebbe stato accompagnato da uomini e mezzi anche nel corso dell'ultima campagna elettorale. In tutti i casi ci saranno senz'altro ottimi motivi, ma non dimentichiamo anche che le carceri sono sovraffollate, che mancano nuclei di traduzione dei detenuti e che c'è grave carenza di personale di sorveglianza.
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