TRITOLO MANCATO – “LA MAFIA VOLEVA UCCIDERE NAPOLITANO E SPADOLINI” – LO RIVELA UN APPUNTO DEL SISMI DELL’ESTATE ’93, ORA AGLI ATTI DEL PROCESSO SULLA TRATTATIVA

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Salvo Palazzolo per “la Repubblica

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

«Sismi. Protocollo riservato, 29 luglio 1993. Da Ottava Divisione a Prima. Fonte che desidera rimanere nell’anonimato riferisce che elementi della mafia dovrebbero in accordo con elementi della politica massonica eseguire fra il 18 e il 20 agosto una nuova strage e poi un attentato contro Spadolini e Napolitano ». Così scriveva uno 007 del servizio segreto militare, nome in codice «manipolatore», nel pieno dell’estate delle bombe.

 

GIOVANNI SPADOLINI 
GIOVANNI SPADOLINI

Due giorni prima, Cosa nostra aveva piazzato ordigni a Milano, in via Palestro, e a Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro. All’epoca, Napolitano era presidente della Camera; Spadolini, del Senato. Il foglio del Sismi con i loro nomi l’aveva recuperato nel 2002 Gabriele Chelazzi, il magistrato della direzione nazionale antimafia che poco prima di morire per un infarto indagava sulla trattativa Stato-mafia.

 

È un foglio che in questi anni si è perso chissà dove. Poi, nelle scorse settimane, la procura di Firenze l’ha ritrovato e mercoledì l’ha consegnato ai pm di Palermo. Ieri, il documento è stato depositato agli atti del processo Stato- mafia. Perché, sostiene l’accusa, quei mesi del 1993 furono determinanti per una trattativa sul carcere duro: le bombe arrivarono dopo le proroghe dei 41 bis ai capimafia.

 

E poi, a novembre, il ministro della Giustizia Giovanni Conso revocò 300 decreti di carcere duro. Cosa era successo intanto? È la domanda che si pongono i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi. E, adesso, questa domanda passa da una minaccia di morte contro l’attuale presidente della Repubblica.

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Il 4 agosto 1993, il Sismi diramò l’allarme al Viminale, al ministero della Difesa, a carabinieri e finanza. Il 14 agosto, lo 007 incontra nuovamente la fonte, e scrive: «Est confermata sua attendibilità ». Ma questa volta si parla di un’alternativa per l’attentato, «Spadolini o Napolitano ». Non di entrambi. Il 21, un’altra nota: «È probabile che rigide misure di vigilanza potrebbero aver fatto rinviare attuazione piano».

 

Adesso, i pm di Palermo vogliono approfondire. Chi era la fonte che parlò delle minacce a Napolitano? Le bombe a San Giorgio e a San Giovanni erano messaggio ai due presidenti, che portano lo stesso nome? I magistrati potrebbero chiedere ulteriori notizie su quell’allarme rimasto segreto per vent’anni direttamente a Napolitano, nella sua audizione fissata per il 28. Ma l’argomento non è nel capitolato della testimonianza.

BagarellaBagarella

 

Sarebbe necessaria un’autorizzazione esplicita della corte d’assise. Intanto, il processo prosegue. I pm hanno depositato anche il verbale dell’audizione di Giuliano Di Bernardo, gran maestro del Grande Oriente. Ha raccontato che nel 1993 Licio Gelli gli chiese tramite un intermediario di rientrare nella massoneria ufficiale, in cambio offriva gli elenchi segreti della P2: «Con questi potrai ricattare tutta l’Italia», disse. Ma Di Bernardo rifiutò.