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Giulio De Santis per "il Messaggero"
Avrebbero tentato di ricattare l'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, ma nessuno di loro avrebbe ucciso il pusher Gianguarino Cafasso, testimone scomodo della sospetta estorsione. Il giudice dell'udienza preliminare Stefano Aprile ha rinviato a giudizio i quattro militari arrestati nell'ottobre del 2009 perché coinvolti nel presunto ricatto ai danni del giornalista della Rai.
Le accuse vanno, a seconda delle posizioni, dalla concussione all'associazione per delinquere, fino al falso, alla concussione, al favoreggiamento, alla ricettazione e alla rapina. Allo stesso tempo il gup ha però derubricato il reato contestato per la morte del pusher campano, poiché ha rinviato a giudizio il militare Testini con l'accusa di «morte come conseguenza di un altro delitto», anche se la procura aveva chiesto che il militare comparisse davanti ad una Corte di Assise con l'accusa di omicidio volontario.
Il gup inoltre ha rinviato a giudizio anche il trans Alexander Josè Vidal Silva, ovvero Natali, accusandolo di due episodi di spaccio di sostanze stupefacenti legati agli incontri con Marrazzo. Due pusher coinvolti in modo marginale nella vicenda hanno patteggiato le pene, mentre un terzo è stato prosciolto.
Il caso esplose il 19 ottobre del 2009 quando la procura fermò i carabinieri Nicola Testini, Luciano Simeone e Carlo Tagliente e Antonio Tamburrino ritenendo che avessero cercato di estorcere denaro a Marrazzo in cambio del silenzio del governatore su un video compromettente dove il giornalista era ripreso in compagnia di un trans. Le immagini erano state girate il 3 luglio nella casa in via Gradoli dove viveva Natali. Ma il tentativo fallì.
Fu allora, secondo quanto ricostruito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli, che i quattro carabinieri cercarono di lucrare soldi organizzando un'asta per vendere il video al migliore offerente. L'operazione avrebbe visto come protagonista anche Gianguarino Cafasso, presente sul posto il giorno in cui venne girato il video al centro dello scandalo. Successivamente, secondo la ricostruzione della Procura, Testini, pur di eliminare un testimone scomodo, decise di uccidere il pusher campano consegnandogli una dose mortale di cocaina mista ad eroina.
Lo consegna si sarebbe verificata la notte del 12 settembre a Saxa Rubra. Cafasso fu trovato cadavere la mattina dopo in un albergo sulla Salaria. Quella morte, in un primo tempo archiviata come un decesso per overdose, fu letta dagli inquirenti come un omicidio dopo lo scoppio dello scandalo.
Tuttavia, nel corso di un incidente probatorio, una perizia escluse che la morte di Cafasso fosse stata provocata dalla droga consegnata da Testini, indicando la causa in un infarto. La stessa tesi fu sposata dal gup Aprile che ha derubricato le accuse per Testini. Il processo avrà inizio il 31 maggio prossimo. In tribunale il ministero della Difesa e degli Interni compariranno nella duplice veste di parte civile e di responsabile civile.
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