DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Barbara Palombelli per "Il Foglio"
L'inchiesta di "Report" su Siena ha una data precisa, che oggi fulmina chi fa finta si tratti di una bomba esplosa per caso. 6 maggio 2012. Da allora (ma in realtà da molto prima) anche i sassi sapevano che Siena era stata sbranata, spolpata, disossata. Un gioiello di città , una provincia sterminata con il paesaggio più curato del mondo, una università svuotata della proprietà di 90 palazzi storici che per secoli l'avevano messa al sicuro da tutto, un universo che poteva ambire alla serie A e non soltanto nel calcio. Il paradiso violato, quando fallisce così miseramente, travolge anche gli innocenti e gli incolpevoli.
Il faro acceso dalle inchieste sul Monte dei Paschi terrorizza - giustamente - tutti i banchieri, i controllori che non hanno controllato, i vigilanti distratti o complici. Decine di persone non potranno tacere, migliaia di azionisti non potranno soccombere: si illudono quelli che pensano di cavarsela con qualche giorno di casino sui giornali. La valanga cambierà gli assetti e gli esiti del risultato elettorale, sconvolgerà le squadrette del governo che sembra già formato, modificherà persino la rosa dei candidati a Palazzo Chigi e al Quirinale.
Si è rivelata una patetica illusione che fossero soltanto i candidati e i politici a dover passare l'esame di "presentabilità ", un orrore che se applicato nel Dopoguerra come viene inteso oggi ci avrebbe privato di personalità come Enrico Mattei, Ugo La Malfa, Aldo Moro e decine di altri leader che furono sfiorati da inchieste e dossier per indebolirne l'operato e limitarne l'azione politica. Chi è causa del suo mal pianga se stesso: l'antipolitica divorerà anche posizioni ancora apparentemente solide.
Gli è che sono stati proprio i signori della finanza italiana a decretare - esattamente come nel 1991-'92 - la necessità di occupare con personale fidato le stanze del potere (per spolpare quel che resta del nostro capitalismo di stato, frutto di decenni di lacrime e sangue dei nostri nonni e dei nostri padri). La questione morale utilizzata contro prime e seconde repubbliche, i cittadini lo stanno scoprendo come sempre in ritardo, serviva ad altro. Non a moralizzare, a far andare di traverso le cene a Fiorito, i diamanti a Belsito o i sogni provinciali a Lusi.
Serviva a preparare il terreno per una colossale invasione di campo: gli onesti contro i mangiatori di ostriche, i magri col loden contro i brutti ciccioni. Questo dovevano essere le prossime elezioni. Una purificazione, un festival di scontrini pagati, di carità cristiane e massoniche mescolate in un frullato. E invece, esattamente come nel 1992 - quando Enrico Cuccia, Antonio Di Pietro, la Lega, il Corriere della Sera e tutti i moralisti del tempo lasciarono campo libero a Forza Italia e agli statalisti di An - il magheggio è stato scoperto e forse verrà , se non sconfitto, almeno svelato nei minimi dettagli.
Al netto delle coincidenze e delle scuse che oggi vengono esibite, le nostre banche e i nostri enti locali hanno in cassaforte molti miliardi di euro in carta straccia che i raffinati hanno soprannominato con sigle di fantasia. Qualcuno dovrà onorare - prima o poi - questa montagna di cambiali, non garantite da alcuna ricchezza, dai nomi esotici. Non solo Monte dei Paschi, dunque. Aver affidato il destino nazionale a chi ha operato - in silenzio, negli ultimi vent'anni - perché le famiglie italiane si trovassero sedute sopra un falò che potrebbe esplodere davvero da un momento all'altro, potrebbe anche essere un'idea tanto geniale quanto antica.
La stella di sceriffo al bandito è un classico del cinema western. La politica non sa bene come afferrare la materia: si capisce benissimo che i signori delle banche hanno comprato tutti, sponsorizzato tutti, la galleria delle foto sorridenti ai convegni pagati, le paginate sui giornali e gli spot tv. Per fortuna, ci sono spazi di libertà in molti giornali e ci sono persone indipendenti che hanno visto per tempo il massacro prossimo venturo. L'importante è che tutti sappiano come stanno le cose: abbattuta la casta politica, ora assisteremo alla guerra civile della grande finanza. Non sarà gratis.
Giuseppe Mussari montepaschi siena sedeQUIRINALE jpegenrico cuccia02 lapBELSITO LUSI FIORTIOcraxi e di pietroANTONIO DI PIETRO INTERROGA BETTINO CRAXI DURANTE UN'UDIENZA DEL PROCESSO ENIMONT
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