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Anna Lombardi per "la Repubblica"
«Ho detto al presidente Trump che i continui attacchi alla stampa e le accuse di "fake news" non sono solo divisorie. Rischiano di degenerare in violenze » .
Arthur Gregg Sulzberger, il 37enne editore del New York Times approdato alla guida del grande giornale di famiglia lo scorso gennaio, risponde con un comunicato alla rivelazione fatta da President Trump su Twitter di un incontro riservato fra i due.
donald trump twitta dopo l'incontro con arthur gregg sulzberger
Una conversazione che, su richiesta della stessa Casa Bianca, doveva essere off the record, e invece il presidente ha svelato ieri all' alba dal suo golf club in New Jersey, fra un messaggio in cui lodava i dati del Pil e un altro con il quale minacciava lo shutdown se i democratici non si decideranno ad approvare i finanziamenti al muro col Messico: « Ho avuto un incontro molto buono e interessante alla Casa Bianca con Sulzberger del New York Times. Abbiamo passato molto tempo a parlare di quante fake news sono diffuse dai media e di come le fake news si sono trasformate nella frase " nemici del popolo". Triste! ».
Descrizione un po' troppo sintetica dell' incontro che ha messo il giovane editore nella posizione di voler chiarire la vicenda ai suoi lettori con una nota online.
« Ho ricevuto un invito dalla Casa Bianca » dice Sulzberger spiegando che non è inedito che editori di grandi giornali e politici di altissimo livello si incontrino. « Ho accettato principalmente per esprimere al presidente la mia preoccupazione verso la sua retorica contro i media.
E sono andato il 20 luglio insieme a James Bennet, capo delle pagine editoriali: quello che vi riporto si basa sui nostri appunti » . Questo tipo d' incontri, spiega, sono riservati: ma dopo che lo stesso Trump ne ha reso noti i contenuti si è sentito libero di rompere l' accordo.
« Ho detto al presidente che l' espressione " fake news" è falsa e dannosa, ma che la cosa che mi preoccupa di più è l' etichetta " nemici del popolo" per i giornalisti. Termine che sta portando ad un aumento delle minacce verso la stampa: c' è il rischio di violenze » .
Timore che non riguarda soltanto l' America: «Ho sottolineato che questo è vero soprattutto all' estero. Dove la sua retorica è usata da alcuni regimi per giustificare la repressione verso la stampa.
Gli ho detto che in questo modo mette a rischio la vita delle persone e minando gli ideali democratici della nostra nazione erodendo il nostro maggior impegno nel mondo: quello per la libertà di parola ».
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