L’ELEFANTINO TRAVOLGE MIELI E MAURO - ORA LA COPPIA È SCATENATA, CHI FA LO SPARRING PARTNER SILENZIOSO DI CHIUNQUE SIA, QUALCHE MESE FA PERFINO DI UN QUALUNQUE FINI, PER POI PASSARE AD ALLENAMENTI PIÙ SUCCOSI E PROMETTENTI, CHE SI ESTENDONO ALLA CAPACITÀ DI TRAMA E INVENZIONE GIORNALISTICA DELL’ALTRO, E CONTEMPLANO IL LANCIO DI DELLA VALLE ANCORA DA SANTORO, GLI ACUTI EMERGENZIALISTI DI MONTEZEMOLO A PIENA PAGINA SU ‘’REPUBBLICA’’ - LA COPPIA FA DI TUTTO, MA PROPRIO DI TUTTO…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Da "Il Foglio"

Due grandi direttori di giornale, l'uno in sonno l'altro in piena e fervente attività, manovrano per un governo di emergenza nazionale il cui unico scopo è quello di sbalzare di sella Berlusconi, giudicato (dobbiamo dirlo: con qualche solida ragione, a meno che non reagisca) inidoneo al perseguimento di qualunque possibile politica di risanamento e di crescita. Questi due direttori insigni, detto senza ironia, si chiamano Paolo Mieli ed Ezio Mauro.

Fanno politica da quando avevano i calzoni corti. E hanno ai nostri occhi un solo difettuccio: invece di dichiararlo, si servono per occultarsi l'uno della storiografia e di un certo aplomb, e l'altro di un fervente attivismo editorialistico che maschera una passione politica talvolta faziosa.

I due si sono in passato ritrovati anche al vertice dello stesso giornale, la Stampüccia di Torino, spesso le loro tattiche si sono divise, la loro cultura è diversa, tendenzialmente liberale e quanto basta opportunista quella di Mieli, azionista e agitatoria quella dell'ex comunista piemontese Mauro.

I due direttori hanno un seguito o un'intendenza niente male, rafforzata dalla caduta di Cesare Geronzi, il banchiere di riferimento di tutti i giochi finanziario-politici del recente passato e di quello non recente, un solido equilibratore delle cose in un paese con una venatura andreottiana e centrista profonda, comunque la si giudichi.

Ora la coppia è scatenata, chi fa lo sparring partner silenzioso di chiunque sia alla portata della bisogna, qualche mese fa perfino di un qualunque Fini, per poi passare ad allenamenti più succosi e promettenti, che si estendono alla capacità di trama e invenzione giornalistica dell'altro, e contemplano il lancio di Della Valle ancora da Santoro, gli acuti emergenzialisti di Montezemolo a piena pagina su Repubblica, le polemiche di Scalfari contro Draghi, colpevole di aver consentito, come grand commis de l'état, al pari di Giorgio Napolitano, l'equivoco per cui Berlusconi poteva alla fine essere la guida di un governo in grado di fare le cose che si devono fare, e che sono riassunte nella lettera della Banca centrale europea di agosto.

Lo sfondo è il declinismo cinico, sparso a piene mani in tv dal direttore in sonno, e la adunata generale delle notizie che fanno male ogni giorno in prima pagina su Repubblica. Per introdurre una patrimoniale, consentire allo stato e alle sue burocrazie e a brandelli di partiti sotto arcigno controllo di riprendere a Berlusconi l'unica sua riforma di questi anni, l'efficacia del mandato popolare a governare in una certa direzione, la coppia fa di tutto, ma proprio di tutto.

Il Corriere gli sfugge un po', perché i de Bortoli, i Monti, i Galli della Loggia e i Panebianco, per non dire degli Ostellino e dei Ricolfi (sulla Stampa) sono amici sì, ma che non rinunciano a dire la verità. Anche noi siamo in questa condizione.

 

GIULIANO FERRARA PAOLO MIELI EZIO MAURO