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Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Un’accusa di stupro turba la coscienza di due ex ragazzi della Tienanmen. Chai Ling, che nel 1989 a 23 anni guidava gli studenti che sfidarono il regime comunista a Pechino e poi fuggì negli Stati Uniti, ha accusato un ex compagno di lotta, Yuan Zhiming, di averla violentata.
L’aggressione sarebbe avvenuta nel 1990 quando i due studiavano all’università americana di Princeton: lei sostiene che lui andò a trovarla e le fece vedere un film pornografico, poi la stuprò.
Perché Chai ha taciuto per tanti anni? Per non gettare discredito sul movimento della Tienanmen, dice ora. Yuan nega lo stupro, ammette solo di aver commesso una «iniquità sessuale extraconiugale», perché la compagna era sposata e quella notte tra di loro il sesso sarebbe stato consensuale.
Dopo il massacro del 4 giugno 1989 i due ragazzi rifugiatisi in America si sono ricostruiti una vita di successo e si sono convertiti al cristianesimo, lei ha 49 anni e lui 60.
Chai Ling era una leader del movimento di Tienanmen: scampata alla repressione con una fuga avventurosa, nascosta per 100 ore in un container diretto a Hong Kong, arrivò negli Stati Uniti, accolta da Princeton dove si guadagnò un master, poi un’altra laurea a Harvard e il primo lavoro da Bain &Company, la famosa società di consulenza di Boston.
Separata dal primo marito cinese, si è risposata nel 2001 con un partner di Bain con il quale ha avuto tre figlie. Ha fondato l’associazione «All Girls Allowed» che si è battuta contro la politica del figlio unico e gli aborti forzati in Cina ed è stata nominata due volte per il Nobel della Pace. Nel 2009 si è fatta battezzare come «cristiana rinata» e dice di aver cercato in Dio la risposta al male che aveva subito.
Anche Yuan nel frattempo è diventato un pastore cristiano, ha firmato un documentario di successo dal titolo La Croce, Gesù in Cina. Ora si è dimesso dai suoi incarichi pastorali per lo scandalo, insistendo di non aver violentato la ragazza.
Si è saputo che Chai, dopo il lungo silenzio, aveva telefonato una prima volta a Yuan nel 2011, chiedendogli di ammettere la sua colpa, poi gli scrisse: «Dopo la fuga dalla Cina, dopo aver perso la famiglia, la patria, tutto, il mio corpo, la mia mente e la mia anima erano a in pezzi... non avrei mai immaginato di subire una violenza da te. Quello che il demonio non riuscì a compiere nel 1989 lo hai fatto tu nel 1990».
Yuan avrebbe risposto: «Chai Ling, tu sei una cristiana e non capisci. Quando una persona viene al Signore, tutto il passato si annulla, tutto è una nuova creazione». Per provare che non mente Chai Ling si è sottoposta anche al test della macchina della verità, superandolo.
Una commissione di ministri del culto cinesi ha svolto un’inchiesta dalla quale sono emerse altre accuse di violenza sessuale nei confronti di due studentesse a carico di Yuan, che ora si è preso un anno sabbatico, continuando a sostenere che si è trattato di «condotta immorale», «sono solo un peccatore», non uno stupratore.
Il fronte degli innocentisti ricorda che Chai Ling è sempre stata una figura controversa: dopo aver guidato il movimento degli studenti ed essersi impegnata nello sciopero della fame che fece vacillare il regime comunista nella primavera del 1989, il 28 maggio sulla Tienanmen diede un’intervista a un giornalista americano. Chai disse che avrebbe lasciato la piazza, ma esortava gli altri a restare e a versare il loro sangue perché solo allora la Cina avrebbe capito il loro sacrificio.
Fu accusata di codardia, ma altri la difesero sostenendo che in realtà la ragazza era stata capita male dal giornalista o comunque cambiò idea e restò fino all’ultimo, rischiando la morte il 4 giugno quando l’esercito sparò sulla folla. Diventò la «ricercata n° 4» nella lista della polizia di Pechino.
Chai ricorda così la notte dello stupro: «Ti chiesi di andar via, ma tu mi hai afferrato e gettato sul tappeto e mi hai coperto gli occhi mentre mi prendevi. E ancora oggi non riesco a dimenticare il riflesso mortale della lampadina quando riaprii gli occhi».
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