FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
La possibile battaglia commerciale che il presidente Usa Trump è pronto a scatenare nei confronti dell’Ue è l’elefante nella stanza del summit informale dedicato al futuro della difesa europea. I capi di Stato e di governo dei Ventisette sono stati convocati in «ritiro» dal presidente del Consiglio europeo António Costa al Palazzo d’Egmont a Bruxelles per riuscire a ridurre le distanze, a tre anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, su un tema così delicato, che va a toccare la sovranità nazionale: che tipi di armi servono all’Unione, a chi farle produrre, come rafforzare la base industriale europea, le diverse opzioni di finanziamento e le partnership.
donald trump e mark rutte a Palm Beach
«Abbiamo fatto progressi e siamo guidati da un senso di urgenza», ha detto Costa. Ormai è chiaro che spendere «il 2% non sarà sufficiente a tenerci al sicuro. Dobbiamo investire molto di più», ha sottolineato il segretario generale della Nato Rutte, che ha raggiunto i Ventisette a pranzo, mentre il premier britannico Starmer si è unito loro a cena (la prima volta di un incontro a 28 dalla Brexit).
«Dobbiamo produrre molto di più», ha detto Rutte: «Gli Stati Uniti devono aumentare la produzione, la Norvegia, il Regno Unito, l’Italia, la Spagna, e la Norvegia, ma anche Francia e Turchia».
emmanuel macron donald tusk foto lapresse
La discussione non poteva prescindere dalle nuove relazioni transatlantiche dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, che ha chiesto in più occasioni agli alleati Nato di aumentare fino al 5% del Pil gli investimenti in difesa. E che non ha esitato a minacciare di prendere anche con la forza, se necessario, la Groenlandia che fa parte del Regno di Danimarca, membro della Nato e dell’Ue. Una situazione paradossale. […]
«Questo è forse il primo test serio sulla nostra solidarietà e unità in un contesto molto strano, perché è la prima volta che si presenta un problema del genere tra gli alleati», ha detto il premier polacco Tusk.
L’aumento della spesa in difesa e maggiori acquisti di armi statunitensi sono visti da alcuni leader Ue come uno strumento negoziale con Trump per creare «un’agenda economica costruttiva». Ma il «Buy American» divide i Paesi Ue.
Il presidente francese Macron insiste che si debbano «preferire gli acquisti europei». Mentre per il cancelliere tedesco Scholz non ci devono essere restrizioni sugli acquisti congiunti: serve «una soluzione che favorisca sia lo sviluppo europeo sia la cooperazione con Regno Unito, Norvegia, Canada e Usa».
Sulla stessa linea il premier polacco Tusk, che ha la presidenza di turno dell’Ue: ha detto che si batterà «contro l’imposizione di restrizioni sugli acquisti di armi. Le relazioni con Usa, Canada e Norvegia in termini di difesa devono rimanere in prima linea».
I leader Ue hanno affrontato anche il nodo di come trovare le risorse necessarie per rafforzare l’industria della difesa europea […]
Il debito comune resta un tabù per Germania e Olanda, ma i Paesi Frugali più vicini al confine con la Russia, – Estonia, Danimarca, Lituania e ora Finlandia – stanno aprendo all’ipotesi di prestiti congiunti. Italia e Grecia spingono per uno scorporo della spesa in difesa dal calcolo del deficit. Von der Leyen si è detta «disposta ad esplorare la piena flessibilità prevista dal Patto di stabilità».
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