ernesto maria ruffini

CENTRO, CENTRINO E…CENTROTAVOLA! L’EX DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE ERNESTO RUFFINI SCENDE IN CAMPO E LANCIA L’APPUNTAMENTO A ROMA DEL PROSSIMO FINE SETTIMANA NEL NOME DI PRODI: "RICORDIAMOCI LA LEZIONE DEI PARTITI DEL PRIMO ULIVO. LA DESTRA NON E’ IMBATTIBILE. NON SI TRATTA DI FARE OPERAZIONI DA LABORATORIO, POLITICISTE: IMMAGINARE UNA FORMAZIONE DI “CENTRO” O CATTOLICA FUNZIONALE A UN’ALTRA. DA RISOLLEVARE È LA BANDIERA DELL’ULIVO, NON UN PEZZO”. MA GLI ITALIANI, SOTTOPOSTI A UNA PRESSIONE FISCALE TRA LE PIU’ ALTE D’EUROPA, POSSONO MAI DARE IL LORO VOTO ALL’EX ESATTORE IN CHIEF?

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Fabio Martini per lastampa.it - Estratti

ERNESTO MARIA RUFFINI

 

Precisamente un anno fa, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini era ancora incerto se lasciare una postazione prestigiosa nello Stato che tanti risultati aveva portato e ora, dopo aver girato l’Italia per diversi mesi, siamo alla vigilia di un nuovo passo:

 

«Sabato riuniremo a Roma i Comitati “Più uno” che si sono costituiti in tutte le Regioni e assieme decideremo come strutturare un Movimento che intende ridare voce a cittadini non rassegnati ad una democrazia a bassa intensità. Con l’obiettivo di scuotere la nostra parte politica, un Campo largo che oramai pratica una vocazione minoritaria: quella che ti fa sentire sempre dalla parte del giusto, ma senza confrontarsi davvero con l’ambizione del governo».

 

Cinquantasei anni, palermitano di nascita, prima a Equitalia e poi alle Entrate, Ernesto Ruffini ha dato impulso alla strategica digitalizzazione dei servizi e al recupero dell’evasione, quasi 240 miliardi in 10 anni, è stato confermato da presidenti del Consiglio di opposto colore – da Conte a Meloni – e da anni gode della privata stima di Sergio Mattarella e di Romano Prodi.

 

Si sta diffondendo la convinzione che il “nuovo” Pd stia accantonando quella cultura di governo che consentì all’Ulivo di vincere due elezioni, le uniche in 30 anni: una lettura esagerata?

«Nel 2025 il centro-sinistra al quale eravamo affezionati, non dico abituati, sembra superato da una più recente vocazione: quella di restare minoranza, ritagliandosi il lusso di un confronto con la realtà. Davanti ad una destra – che sembra imbattibile ma non lo è – ricordiamoci la lezione dei partiti del primo Ulivo, che non si chiusero in se stessi e furono lungimiranti: si aprirono ai Comitati di cittadini, si rivolsero alle persone, rendendole protagoniste».

ernesto maria ruffini

 

(...)

Il «nuovo» Pd tende al trionfalismo: siamo forti e vinceremo. Ma per il primo Pd votava un terzo degli italiani, mentre alle Europee 2024 i Dem hanno raccolto 6 milioni di voti in meno rispetto al Pd di Renzi. Un bacino potenziale vasto e abbandonato?

«Tra l’altro un anno fa il Pd fu votato da 7 milioni di elettori in meno rispetto al Pd di Veltroni. Il Pd sembra essersi arreso davanti al partito di maggioranza assoluta, che è quello degli astenuti, abbandonando così la sua vocazione maggioritaria.

 

Occorre riprendere quella bandiera: non si tratta di capire quanto sia largo il Campo di chi sta già dentro, ma semmai aprire il Campo a chi ne è uscito, ad esempio col non-voto. Certo, è più facile amministrare il proprio consenso, ma la politica è saper affrontare anche sfide difficili».

 

ernesto maria ruffini

Nel Campo largo è tutto un pullulare di autocandidature a coprire segmenti: pensa ci sia bisogno di un partito cattolico e di centro?

«No. Né l’uno, né l’altro. Non si tratta di fare operazioni da laboratorio, politiciste: immaginare una formazione di “centro” o cattolica, funzionale ad un’altra che si è spostata a sinistra. È stata ammainata la bandiera del centro-sinistra e dell’Ulivo ma quella è la bandiera da risollevare, non un pezzo».

 

Ammetterà che si prepara una sfida complicatissima: Prodi l’ha incoraggiata?

«Ci sono personalità che per il contributo che hanno dato al progresso del Paese, dovremmo tutti imparare ad ascoltare. Di questa sfida non sento il peso; ne sento la bellezza».

Schlein, Franceschini, Renzi che consigli le hanno dato?

«In questo periodo ho avuto modo di confrontarmi con tante persone ma in linea di massima, ho visto che abbiamo modi diversi di guardare alla vicenda politica».

 

A proposito di interventi di “sinistra”: difficile etichettare come bolscevico un contributo straordinario all’1 per cento per i super-abbienti?

«I contributi straordinari sono imposte patrimoniali e l’importante è che non siano alibi per non valutare il sistema tributario nel suo complesso, che è molto più importante. Abbiamo redditi del ceto medio, da 50mila euro, colpiti con la stessa aliquota di redditi milionari. Ha ancora un senso definirlo un sistema progressivo?».

 

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