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"HITLER ERA FIGO. GLI EBREI? DOMINANO L'AMERICA, SONO DA TOGLIERE DI MEZZO. ALLE DONNE? PIACE ESSERE VIOLENTATE" - I DELIRI DI NICK FUENTES, GIOVANE PROVOCATORE DELL'ULTRADESTRA AMERICANA, CHE HA RICEVUTO LA BENEDIZIONE POLITICA DI TRUMP NEL 2022, QUANDO I DUE CENARONO INSIEME - DOPO LA MORTE DI CHARLIE KIRK, LO SVALVOLATO FUENTES STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ FAMOSO GRAZIE AL TRAINO DI TUCKER CARLSON - IN PIÙ LA VITTORIA DEL SOCIALISTA MAMDANI A NEW YORK HA POLARIZZATO ANCORA DI PIÙ IL MONDO "MAGA", CHE FA UN ALTRO PASSO A DESTRA...
Estratto dell'articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Adolf Hitler? Un tipo «cool», figo. Gli ebrei? Dominano l’America, vanno tolti di mezzo. Alle donne piace essere violentate. Fino a qualche tempo fa, il sostenitore di queste tesi, Nick Fuentes, un provocatore di ultradestra con un piccolo seguito di fedelissimi, era fuori dal perimetro del mondo Maga, anche se Donald Trump aveva cenato con lui nel 2022. Criticato per aver dato credito a un sostenitore del nazismo, The Donald se l’era cavata dicendo che non sapeva delle sue idee estreme.
Ma ora, dopo che nella destra si è aperta la gara per colmare il vuoto lasciato dall’assassinio di Charlie Kirk alla guida della gioventù più radicale, Fuentes, trainato da Tucker Carlson — il più popolare conduttore televisivo ultraconservatore, molto apprezzato da Trump — sta diventando una figura di peso.
Donald Trump, che per lasciare in ombra i cattivi segnali elettorali del voto di martedì scorso parla di una frattura nella sinistra che vince a New York con un candidato socialista democratico che lui denuncia come estremista comunista, ora deve fronteggiare in casa sua, il mondo Maga, una divisione che potrebbe diventare ben più lacerante:
quella tra i suoi fan tradizionali, ultraconservatori, ben disposti nei confronti della ricetta politica autoritaria della sua presidenza, sostenitori di una inscalfibile identità giudaico-cristiana dell’America, e una falange di giovani attivisti di estrema destra con idee che fino a ieri non avevano cittadinanza nella politica americana.
[...] Il caso è esploso a metà della scorsa settimana. Carlson ospita Fuentes nella sua trasmissione e si mostra sostanzialmente d’accordo con le sue tesi aberranti. Immediatamente trumpiani «istituzionali» come lo speaker della Camera, Mike Johnson, e il senatore Ted Cruz, condannano duramente Carlson per aver offerto il suo megafono all’antisemitismo di Fuentes (altre affermazioni come «se la maggior parte dei neri venisse messa in galera l’America somiglierebbe di più a un paradiso» non sembrano suscitare altrettanta indignazione).
La Heritage Foundation, il think tank conservatore, supporto culturale e programmatico delle presidenze repubblicane da Reagan a Trump che, dopo averlo sconfessato, sta attuando punto per punto il piano autoritario offerto col suo Project 2025, è in subbuglio: molti suoi esponenti chiedono al presidente, Kevin Roberts — un leader che ha spostato molto a destra il baricentro dell’organizzazione — di sconfessare Carlson, grande amico della Heritage.
Roberts non solo rifiuta di farlo, ma accusa quelli che lo criticano di essere un ceto di globalisti, un insulto nel mondo del sovranismo. Di più: il presidente denuncia l’attacco di una «coalizione velenosa».
A quel punto diversi esponenti di primo piano della Heritage si dimettono. Altri chiedono la testa di Roberts che, consapevole di aver esagerato, si scusa per aver parlato di avvelenatori (alludendo a un antico stereotipo antisemita), definisce Fuentes una persona malvagia, ma continua a difendere Carlson.
Così si trova tra due fuochi: accusato dagli ultrà di Fuentes di essere un opportunista senza coraggio, mentre Stephen Moore, economista di punta della Heritage, coautore del Project 2025 e stretto collaboratore di Trump, sostiene che Roberts è ormai alla mercé di «oscuri bassifondi di una destra giovanile online» attratta da tesi inaccettabili. [...]
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