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DAGOANALISI
EXPO DI MILANO - PADIGLIONE ITALIA
I direttori dei giornali a volte s’imbrodano raccontando (e scrivendo) la favoletta che i loro veri proprietari sono i lettori e non i Poteri marci che li ingaggiano spesso a peso d’oro.
Si tratta, ovviamente, di una balla grande quanto la montagna di debiti accumulata negli ultimi anni da un padronato editoriale avido di potere, affamato di sovvenzioni statali e di pubblicità. E, al tempo stesso, inetto e incapace di gestire (e pianificare) un’azienda che fornisce notizie, idee & opinioni e tant’altro nell’era dei new media. E non abbacchi o caciocavalli.
Ma di fronte al proprio fallimento, Lor Signori di cartone - gli stessi che hanno usato i giornaloni per altri scopi meno nobili senza preoccuparsi delle vendite in edicola o dei bilanci in rosso, ma per accattivarsi gli uomini dei Palazzi politici o della finanza sotto la minaccia di aggredirli -, adesso incolpano il giornalismo libero e senza freni che corre sul Web così da nascondere la bancarotta provocata in redazione.
Il “mal di testata” non è di oggi.
Tant’è.
Ma se i lettori sono davvero gli “azionisti di riferimento” del direttore, perché – verrebbe da pensare -, non dargli almeno ascolto? Spesso s’incontrano più idee, notizie e precisazioni acute in queste rubriche riservate al pubblico (pagante) che nelle terze pagine o in quelle riservate alle analisi dei professoroni à la carte.
pisapia e cinzia sasso foto riccardo schito
Sul Corrierone di venerdì 3 ottobre nella pagina di Sergio Romano un lettore di Vimercate, Romualdo Gianni, lancia la sua modesta proposta per l’Expo di Milano (rinvio di un anno) per evitare un flop mondiale sia del governo del tosco-cazzaro Renzi sia del sindaco, Giuliano Pisapia, detto Pippaia.
Missiva, rimasta senza risposta:
renzi affacciato da palazzo chigi con maglietta bianca
“Qualcuno si è chiesto quale sarebbe la spesa aggiuntiva se si annullasse l’Expo; nessuno però si è chiesto quanto si risparmierebbe se la posticipasse di un anno, con grande risparmio di soldi per lavori adesso pagati a dismisura. Il rinvio – aggiunge il lettore -, è già avvenuto per l’Expo del 1905, differita al 1906 per il ritardo della stazione ferroviaria del Sempione”.
Dagospia fa proprio il suggerimento umile del lettore (sovrano) e si limita a rilanciarlo al ruspante popolo internauta.
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