DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Marozzi per "La Repubblica"
Guerra. Ormai è guerra aperta fra Beppe Grillo e Giovanni Favia, il capo dei Movimento 5 Stelle dell'Emilia-Romagna. Rottura totale fra il guru nazionale e la rossa Emilia dove l'M5S ha portato via tanti voti al Pd e a tutti e i partiti, fino a conquistare Parma e Comacchio, dopo aver mandato Favia trionfalmente in Comune a Bologna e poi in Regione. Guerra di linea, scelte, uomini. Con battaglie di truppe su Internet. Il caso delle interviste a pagamento - scovate da Repubblica - su tv private a politici regionali, fra cui Favia, è il big bang di un'esplosione che montava da tempo.
E dietro la quale, a fare da regista e detonatore, c'è Gianroberto Casaleggio, l'uomo web, il Richelieu di Grillo e del suo boom, il nemico n.1 di Favia e della sua voglia di autonomia. «Beppe non mi ha scomunicato - dice il consigliere emiliano - Avrei preferito che spiegasse meglio la questione. Capisco che si senta attaccato, ma non ho fatto un utilizzo illegale dei finanziamenti della Regione». à il tentativo di parare il bombardamento alzo-zero del capo del movimento. «Pagare per andare in tv è come pagare per andare al proprio funerale» ha scritto Grillo nel suo blog. Destinatari: Favia e il consigliere piemontese Davide Bono, reo anche lui di aver usato fondi del gruppo regionale per «comparsate in tv».
«Soldi pubblici e M5s sono inconciliabili» tuona da sempre Grillo, che a tutti i suoi ha ordinato di non partecipare «alle truffe televisive». «C'è chi fa carriera - dice - sull'odio 5 Stelle, si specializza, pubblica libri per spiegare che è solo un'operazione commerciale, un esperimento basato sul nulla, un attentato alla democrazia».
Favia è accusato di fare il gioco dei nemici. Lui si difende. «Ci siamo sentiti due volte per telefono. Grillo si è messo a ridere della campagna mediatica, non ha dato un giudizio». Il senso della rottura è in una frase: «Avrei preferito che sul blog avessero pubblicato anche la nota stampa nella quale davamo la nostra spiegazione». Invece zero spazio sul sito di Grillo alla difesa di Favia: «Sono stato io a dare a Repubblica le informazioni da cui hanno tirato fuori il finto scoop. Sono invitato tutte le settimane nelle trasmissioni dei media nazionali ma non ci vado».
Insomma, sì a qualche centinaio di euro per trasmissioni a pagamento concordate e pubblicizzate ma non a confronti generali. E sono state le tv coinvolte a non rendere chiaro che erano iniziative pubblicitarie non informazione. L'Ordine dei Giornalisti dispone inchieste e chiede a Grillo «i nomi di che vende l'anima».
La guerra tv è l'emergere di una guerra carsica fra Grillo e gli emiliani. Bacchettate alle autonomie di Favia, poi a fine 2011 l'attacco ad Andrea Defranceschi, consigliere legato a Favia. Motivo: la richiesta alla Regione di mobilitarsi per salvare l'Unità . E il 5 marzo 2012 l'espulsione del ferrarese Valentino Tavolazzi, uno dei fondatori del movimento. La colpa: aver partecipato a prove di generali per un «partito». A Parma il sindaco grillino Federico Pizzarotti, che ha stravinto ma impazzisce per costruire una giunta, chiama Tavolazzi, che ha una lunga esperienza amministrativa, come direttore generale del Comune. Grillo scomunica sindaco e Tavolazzi, maltratta Favia. Ora la guerra va in rete.
Sito di Favia, diecimila fan, contro blog di Grillo. Una signora parmigiana spara contro il comico: «Provo un fastidio enorme per le sue continue intromissioni sull'operato dei sindaci eletti. Se Grillo vuole davvero intercettare il partito dei non votanti comprenda che un movimento non può basarsi sopra un'unica mente pensante». I seguaci del grande capo contrattaccano. «Favia ha tradito uno dei principi cardine del Movimento - scrive Donato - e va cacciato senza se e senza ma. Se ciò non fosse ci si renderebbe uguali agli altri partiti!». Giovanni propone, per i prossimi eletti, di far firmare delle lettere di «dimissioni in bianco». «Se abbiamo dei soldi da spendere - dice Alberto - usiamoli per aiutare gli anziani ad usare Internet».
«Grillo è dittatore e padrone del M5S - scrive Sofia - quando tira le orecchie ai consiglieri o quando toglie l'uso del simbolo, non è però dittatore quando certifica una lista civica e mette la Sua faccia, il Suo nome e la Sua reputazione in mano a perfetti sconosciuti».
casaleggio-grillogrillo casaleggio DAL VIDEO DI CASALEGGIO SUL NUOVO ORDINE MONDIALE GIOVANNI FAVIAgianroberto casaleggio
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