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Nicol Degli Innocenti per "Il Sole 24 Ore"
Il referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea ci sarà , garantito da una bozza di legge che il partito conservatore presenterà domani in Parlamento. Forte del sostegno del presidente americano Barack Obama, il premier David Cameron con una mossa a sorpresa ieri sera ha cercato di riprendere il controllo del partito, spaccato sul tema dell'Europa.
Obama ieri aveva esortato gli inglesi a dare fiducia a Cameron, aspettando di vedere se le riforme promesse dal premier funzioneranno prima di optare per l'uscita dalla Ue. «Alla fine sono gli inglesi a dover avere l'ultima parola» ha aggiunto Obama ma «è sensato l'argomento di David (Cameron, ndr) di vedere se si può aggiustare quello che si è rotto in una relazione molto importante prima di arrivare a una rottura definitiva».
Cameron, in visita ufficiale a Washington, ha reagito con rapidità nell'autorizzare la richiesta di molti deputati del suo partito di una legge vincolante per garantire agli elettori che il referendum ci sarà , entro il 2017 come vuole il premier.
Cameron aveva sperato di arginare le polemiche sull'Europa con la promessa di dare voce agli elettori in un referendum con una domanda secca: «in or out», dentro o fuori, dalla Ue, se i conservatori vinceranno le prossime elezioni del 2015.
La promessa ha invece gettato benzina sul fuoco delle polemiche, spingendo l'ala più oltranzista del partito a chiedere addirittura un referendum prima delle elezioni, anche a causa della recente umiliazione dei Tories nelle amministrative a causa dell'ascesa di Ukip, partito che chiede «l'indipendenza» della Gran Bretagna da Bruxelles.
Presentando la bozza di legge in tempi record Cameron cerca così di contenere la ribellione degli euroscettici. Negli ultimi giorni infatti la spaccatura sull'Europa aveva raggiunto il cuore del Governo britannico: per la prima volta due ministri in carica, figure di primo piano nel partito conservatore, avevano dichiarato apertamente che se il referendum si tenesse oggi voterebbero «sì» a un'uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Cameron, colto in contropiede, aveva cercato di minimizzare dichiarando che la questione è puramente «ipotetica».
A Londra il clima resta teso. Michael Gove, ministro dell'Istruzione considerato vicino al premier, e Phillip Hammond, ministro della Difesa, sono stati i primi rappresentanti del Governo a schierarsi a favore di un abbandono del progetto europeo.
Gove, noto euroscettico, è arrivato anche a dire che l'uscita dalla Ue darebbe «notevoli vantaggi» alla Gran Bretagna. Entrambi i ministri hanno però sottolineato che prima bisogna dare a Cameron la possibilità di avviare trattative con Bruxelles per ottenere condizioni migliori.
Cameron, parlando da Washington, ha mostrato la sua irritazione per l'imbarazzo causato dai due ministri, ma non ha voluto infierire. «Il referendum non sarà domani quindi la questione è ipotetica» si è limitato a dire, aggiungendo però che ci dovranno essere cambiamenti nei rapporti tra Londra e Bruxelles perché «lo status quo non è accettabile».
Il premier ha invece affilato le armi contro due notabili del partito, l'ex cancelliere Lord Lawson e l'ex ministro della Difesa Michael Portillo, che negli ultimi giorni avevano chiesto un'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, dichiarando che le speranze di Cameron di rinegoziare con Bruxelles sono del tutto vane.
«Quello che vorrei dire a queste persone è che arrendersi prima ancora di avere iniziato una trattativa mi sembra un modo strano di agire, - ha detto Cameron - le mie proposte sono state bene accolte in Europa e riconosciute come legittime da diverse persone di rilievo».
DAVID CAMERON IN UNA SCUOLA barack obama basket jpegMICHAEL PORTILLO AL FUNERALE DI MARGARET THATCHER EURO CRAC
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