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1. CAMERON A CONGRESSO TORY, PRESSATO SU UE E IMMIGRAZIONE
(ANSA) - E' il giorno di David Cameron che oggi parla al congresso dei conservatori a Manchester. Ma il premier britannico, come i media del Regno Unito sottolineano con grande rilevanza, è sotto il pressing incrociato di due fra i maggiori rappresentati del partito che chiedono una linea più dura nei negoziati con l'Ue per il rimpatrio dei poteri da Bruxelles in particolare al fine di controllare e ridurre l'immigrazione da record nel Paese.
Le dichiarazioni del sindaco di Londra, Boris Johnson, e il ministro degli Interni, Theresa May, entrambi aspiranti alla leadership del partito quando il premier uscirà di scena, dominano i giornali del Regno, col Guardian che titola "i rivali di Cameron chiedono una linea più dura sui negoziati Ue".
david cameron convention dei tories
Mentre il tabloid Daily Mail, vicino alla destra conservatrice, esalta la May affermando che ha il "fegato" per denunciare il numero troppo alto di immigrati e che per questo è finita sotto attacco da parte degli imprenditori e della sinistra. Molto critico invece l'Independent, che in prima pagina ricorda con tanto di numeri al ministro dell'Interno il contributo fondamentale degli stranieri all'economia e alla sanità britannica.
2. E LONDRA TOGLIE IL WELFARE PURE AGLI EUROPEI
Tommaso Montesano per “Libero Quotidiano”
Che sull' immigrazione David Cameron avesse un' agenda diversa rispetto agli altri partner europei è risaputo. Al punto che da Manchester, sede del congresso dei Conservatori, il primo ministro britannico ha fatto mettere a verbale dal suo partito che «quando l' immigrazione è troppo alta, è impossibile costruire una società unita».
david cameron convention dei tories
Meno scontato era che della bontà di questa linea dura l' erede di Margaret Thatcher riuscisse a convincere l' avvocato generale della Corte di giustizia dell' Unione europea, che ieri ha proposto ai giudici di Lussemburgo di respingere un ricorso presentato dalla Commissione Ue contro Londra per la mancata concessione di alcune prestazioni sociali - assegni familiari, credito d' imposta a carico dei figli - agli immigrati europei senza un lavoro o un reddito adeguato.
«C' è un limite alla quantità di immigrati che un Paese può sostenere», sostiene Theresa May, il ministro dell' Interno britannico, considerata una delle papabili alla successione di Cameron. Affermazioni in linea con la politica del governo a guida Tory, che non a caso sul tema ha ingaggiato un duello con la Commissione. Sulla mobilità degli immigrati comunitari - quindi anche italiani, oltre che dell' est Europa - prima ancora che extra Ue.
Tutto nasce dalle denunce di numerosi cittadini con passaporto comunitario residenti nel Regno Unito. Oggetto del contendere: la mancata concessione di benefit sociali da parte di Londra, che subordinava l' erogazione delle prestazioni al soddisfacimento del cosiddetto «diritto di soggiorno». Ossia la dimostrazione, da parte di chi presentava la domanda per ottenere gli assegni familiari o il credito d' imposta, di possedere un lavoro o comunque un reddito adeguato.
«Requisiti discrimatori», per la Commissione Ue; «misure proporzionate per garantire che le prestazioni siano erogate a persone sufficientemente integrate», per Londra.
La discussione davanti ai 28 giudici è ancora in corso, ma ieri Cameron ha incassato un punto a favore.
L' avvocato generale della Corte, Pedro Cruz Villalon, ha dato ragione alla Gran Bretagna affermando che un Paese membro è obbligato a concedere le prestazioni sociali ad un cittadino comunitario «solo nel momento in cui quest' ultimo eserciti la propria libertà di circolazione e di soggiorno in modo regolare».
Oltretutto, ha aggiunto l' avvocato generale (cui spetta presentare le conclusioni sulle cause), anche la «necessità di tutelare le finanze dello Stato membro ospitante giustifica il controllo, nella procedura di concessione di determinate prestazioni sociali, sulla regolarità del soggiorno».
Insomma, mentre i Paesi del sud Europa sono costretti a fare i conti con l' ondata migratoria proveniente dal Mediterraneo (400mila le richieste di asilo nei primi sei mesi del 2015), Londra è sul punto di vedersi riconosciuto, dalla Corte di giustizia Ue, il diritto a usare il pugno di ferro nei confronti dei cittadini comunitari.
Cameron, del resto, è sotto accusa per non essere riuscito a rispettare l' impegno di limitare gli ingressi nel Regno Unito a 100mila immigrati l' anno. Secondo i dati ufficiali, nel 2014 sono state 614mila le persone entrate nel Paese (provenienti soprattutto dall' Europa orientale).
L' immigrazione netta, il saldo tra chi è entrato e chi è uscito, è stata di 318mila unità. Da qui la sterzata del governo nelle politiche sull' immigrazione, finite al centro del congresso di Manchester.
«Ci sono milioni di persone nei Paesi più poveri che vorrebbero venire a vivere in Gran Bretagna», ricorda il ministro May. Per il welfare di Londra, però, sarebbe impossibile reggere alla pressione. Senza una limitazione degli ingressi, fa i conti May, «avremmo bisogno di costruire 210mila case ogni anno; avremmo bisogno di 900mila nuovi posti nelle scuole».
E la coesione sociale sarebbe in pericolo: «L' arrivo in massa di immigrati disposti ad accontentarsi di stipendi bassi, provoca un generale abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro per la generalità dei lavoratori britannici».
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