DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Daron Acemoglu. […] Gli Usa e la Cina stanno vivendo il primo scontro di potere sotto Donald Trump sull’intelligenza artificiale?
«Sotto Trump probabilmente la competizione fra la Cina e gli Stati Uniti nel settore diventerà molto di più un gioco a somma zero: se vinco io perdi tu, e viceversa.
Se ascolti la minoranza delle persone più rumorose nel settore americano delle tecnologie, tutti dicono che stanno avanzando molto rapidamente verso l’intelligenza artificiale generale e quella porterà alla super-intelligenza e chiunque arriva a controllarla controllerà il mondo. Tutta questa retorica ci condiziona a contrapporci alla Cina in quest’area».
intelligenza artificiale nel lavoro
È inevitabile che l’intelligenza artificiale distrugga posti di lavoro?
«No, è una questione di scelta. L’intelligenza artificiale generativa è un salto quantico e viene intesa come una tecnologia di automazione. La gran parte delle aziende vogliono usarla per quello. Eppure l’AI generativa non è così buona per l’automazione delle funzioni, non ci sono mestieri che l’AI può fare da sola.
Giusto alcuni compiti. Invece ciò in cui l’AI generativa è davvero forte è nell’aiutare chi lavora a diventare più informato. Con lavoratori più informati, abbiamo guadagni di produttività. Lavoratori della sanità, elettricisti, operai, educatori saranno tutti più efficienti. Purtroppo non è la direzione verso cui stiamo andando. Le aziende tecnologiche, estremamente oligopolistiche, hanno tutte le stessa visione: puntano all’automazione delle funzioni. Lo si vede anche nella débâcle legata a DeepSeek».
VIGNETTA SU ELON MUSK E DONALD TRUMP
Che c’entra la cinese DeepSeek?
«Dovrebbe suonarci la sveglia. Stiamo spendendo miliardi di dollari, tutte queste aziende fanno le stesse cose, usano gli stessi tipi di modelli.
Poi arriva DeepSeek con un approccio completamente diverso e le raggiunge spendendo una minima frazione dei soldi. Dobbiamo mantenere la testa aperta e restare aperti alla concorrenza. Ma per questo abbiamo bisogno di una regolamentazione migliore, di un antitrust migliore. Purtroppo non accadrà, sotto Trump».
Lui attacca l’Ue proprio perché mette delle regole?
«Il problema dell’Europa è che non è innovativa. L’attacco Usa alle sue regole è dove entra in gioco l’oligarchia. Questa non è l’agenda propria di Trump: è ciò che i baroni del tech gli dicono. Ma se gli Usa danno l’assalto a qualunque regolamentazione, ciò spingerà la tecnologia sempre più nella direzione sbagliata».
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