nino frassica

“RENZO ARBORE MI SCOPRÌ GRAZIE A DEI MESSAGGI ANONIMI CHE GLI LASCIAVO IN SEGRETERIA. OGNI SERA CORREVA AD ASCOLTARLI, TANTO ERA DIVERTITO” – NINO FRASSICA MEMORIES: “SONO SEMPRE STATO UN VANDALO MA SOLO PER SUSCITARE LA RISATA, CHE E' PIU' IMPORTANTE DELL'APPLAUSO” - “IL MIO 'PIANO A' ERA DIVENTARE ATTORE CONOSCIUTO, IL 'PIANO B' ATTORE SCONOSCIUTO. NON HO MAI PENSATO DI FARE ALTRO. FORSE AVREI FATTO IL DISOCCUPATO” – LA “MICROFONITE”, GLI ESORDI NELLA BAND "I CANTATORI PELOSI FIGLI DELLA CANTATRICE CALVA”, LA PASSIONE PER GLI SCHERZI E LA DIFFIDENZA VERSO CHI E' SEMPRE ALLEGRO...

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Estratto dell’articolo di Daniela Lanni per “Specchio – la Stampa”

 

nino frassica 1

«Non sono figlio d'arte ma la voglia di far ridere è sempre stata nel Dna della mia famiglia: mio padre, mio fratello, zii e cugini erano tutti con la battuta pronta. Ho sempre pensato che chi è spiritoso, se studia, può trasformarsi in comico. Devi avere anche un po' di faccia tosta e molta creatività: a me non sono mai mancate».

 

Nino Frassica è nato con la battuta pronta, cresciuto con la passione del "far ridere": «Ho iniziato la mia carriera come scherzista. Un prendere in giro, ma senza cattiveria». Genio della comicità surreale, con la sua ironia rappresenta la realtà, destrutturando le parole e inventando nuovi modi di sorridere. E con questo spirito il 12 febbraio salirà sul palco dell'Ariston per la seconda serata del Festival di Sanremo.

 

nino frassica cover

La prima volta come co-conduttore dopo tante ospitate (una in veste di cantante con un brano sui migranti). […] L'ultimo libro Piero di essere Piero (Mondadori) ne è l'esempio: «Mi sono sbizzarrito, scrivendo di getto, parlando di tante vite. Una piccola umanità. Il surrealismo a un certo punto finisce e sfocia nel reale».

 

[…] ha iniziato con la musica?

«A 13 anni facevo il batterista in un gruppo chiamato I cantatori pelosi figli della cantatrice calva. Un nome che avevamo scelto in segno di omaggio a Eugène Ionesco. Poi mi sono avvicinato alla presentazione».

 

Come?

«Mi era venuta la microfonite ed ero un "risata dipendente". Nel mio paese, Galati Marina, in provincia di Messina, il proprietario di una discoteca, il Dancing, d'estate mi faceva fare le presentazioni durante le serate. Mi sono appassionato al microfono perché vedevo che la gente rideva. Proprio come d'inverno, alle superiori organizzavo degli spettacoli. Mi rendevo conto che, dopo aver parlato, volevo la risata più che l'applauso. È sempre stata una malattia, un piacere che aspettavo e desideravo si ripetesse».

nino frassica

 

Aveva già la comicità che la contraddistingue oggi?

«Si. Non sono mai stato alle regole, frantumavo già la logica, rovinavo l'italiano, i pensieri e le frasi fatte. Sono sempre stato un vandalo ma, solo per suscitare la risata. La parte creativa della mia comicità e ciò che mi piace di più. E faccio solo la metà delle cose che a me farebbero ridere».

 

E la passione per gli scherzi?

«Lo scherzo è anche teatro comico: bisogna pensarlo, metterlo in scena e realizzarlo davanti a qualcuno. Ne ho fatti alcuni tosti che, oggi, rinnego. Altri innocui. Un esempio: con il gruppo musicale I km 104. Eravamo dei dilettanti, mi inventavo serate in qualche posto, a casa di persone, una volta su una terrazza. Facevo trasportare dai miei amici batteria, chitarra, amplificatore e basso. Loro erano lì a chiedere dove montare gli strumenti ma la gente non ne sapeva nulla e io non mi presentavo».

 

[…] La svolta nella vita arriva grazie a Renzo Arbore.

«Mi sono creato da solo, poi ho bussato al giusto portone. Negli anni '70 avevo fatto tanta radio privata e avevo dei testi comici, così ho pensato ad Arbore. L'ho cercato al telefono».

 

nino frassica renzo arbore

Come arrivò a lui?

«Iniziai a chiamarlo lasciandogli messaggi anonimi. Recitavo solo per lui, senza chiedere nulla e senza dire chi ero. Lo corteggiai così. Non volevo sembrare uno scocciatore che chiede lavoro. Mi raccontò che ogni sera correva ad ascoltare i messaggi della segreteria, tanto era divertito. Poi una volta gli lasciai il mio numero e lui richiamò».

 

[…] Il sodalizio come iniziò?

«Sono diventato suo collaboratore prima alla radio, dal 1982 al 1984, poi mi fece fare una piccola parte in FFSS, e quando stava organizzando Quelli della Notte, per cui cercava attori o artisti non famosi, pensò a me. Il comune denominatore che ci legava era il senso di comicità e il saper improvvisare in maniera intelligente. Lui è un Maestro».

 

Come è approdato alla fiction?

«Mi chiamò Enrico Oldoini, e quando mi disse che Terence Hill avrebbe fatto Don Matteo ero stupito. Terence per me era un mito, un personaggio irreale e pensavo che non esistesse veramente. Anche lui mi volle nella squadra. Quando ci sentimmo al telefono la prima volta pensai a una burla perché la sua voce prima di allora non l'avevamo mai sentita, era stata sempre doppiata». […]

terence hill nino frassica

 

Nella vita privata si dice che i comici siano tristi. Concorda?

«È una frase fatta. In pubblico bisogna essere sorridenti, simpatici per forza, nel privato possiamo essere noi stessi. Siamo persone come tutte le altre, con giornate buone e altre meno. Poi diffiderei da chi è sempre allegro».

[…]

 

Aveva un piano B?

«Il piano A era diventare attore conosciuto, il piano B attore sconosciuto. Non ho mai pensato di fare altro. Forse avrei fatto il disoccupato».

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