DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Quest' anno, a Parigi, non ci sarà l' albero di Natale sul sagrato di Notre-Dame. Una tradizione, anche se piuttosto recente, a cui i cittadini devono rinunciare a causa dello stato d' emergenza instaurato dopo le stragi del 13 novembre a opera del terrorismo islamico. «Abbiamo dovuto lasciare perdere su consiglio della polizia. Chiunque avrebbe potuto depositarvi all' interno armi e ordigni. Troppo pericoloso», ha detto a Le Point il responsabile della comunicazione della cattedrale André Finot.
L' albero, alto venti metri, per tre lustri ha dominato la piazza del Duomo dalla prima domenica dell' Avvento fino ai primi di febbraio. In sostituzione saranno posizionati dei piccoli pini all' interno dei cancelli e intorno al portone principale, ma non sarà la stessa cosa. Finot ricorda che «l' albero cristiano non ha alcun valore. È solo un promemoria: qualcosa sta succedendo. Il vero segno del Natale è la culla della Natività installata nella cattedrale. Quest' anno viene dalla Polonia ed è alta sei metri».
Il senso del Natale non dipende certo da decorazioni e luminarie. Lasciare spoglia la piazza è una piccola rinuncia (forzata) in cambio della sicurezza. Ma una rinuncia forzata, per quanto piccola, è comunque una limitazione della libertà. E quante ne dovremo fare, in tutta Europa? E quanta libertà, piccola rinuncia dopo piccola rinuncia, perderemo o abbiamo già perso?
C' è un altro problema. Quando rinunciamo a un simbolo, mandiamo un messaggio ai terroristi: abbiamo paura, avete raggiunto il vostro obiettivo. Ma «arretrare» almeno serve a proteggerci? La prudenza, dice il proverbio, non è mai troppa. In questo caso, però, il luogo comune è vero solo in parte. Sarebbe stupido non limitare il rischio. Tuttavia sappiamo, fin dai tempi dei massacri di Madrid (2004) e Londra (2005), che possiamo essere colpiti in qualunque momento e in qualunque luogo. Davanti al Duomo, mentre ammiriamo l' albero di Natale coi nostri figli. Ma anche al ristorante, mentre ceniamo coi nostri amici.
La lettura delle agenzie sulle feste a Parigi parla chiaro: le misure di guerra si infilano tra le righe di ogni dispaccio. Restiamo a Notre-Dame. La serata del 24 dicembre sarà scandita da cinque Messe di Natale. I 1.500 posti a sedere saranno occupati, tutti quanti. La normalità però ce la possiamo scordare. I bambini andranno a casa alle 22: sono i più vulnerabili in caso di fuga precipitosa.
Le cerimonie saranno filmate dall' inizio alla fine. La presenza della polizia sarà rafforzata: il numero di militari richiesti per l' occasione rimane ancora riservato. Se dal Natale a Notre-Dame ci spostiamo al capodanno sugli Champs-Élysées, il quadro non cambia. Gli esperti di anti terrorismo hanno già chiesto di annullare le iniziative pubbliche. Ed è molto probabile che le feste per strada saranno ridimensionate. Purtroppo anche la nostra libertà è stata ridimensionata, per colpa dei fanatici stragisti.
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