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Estratto dell’articolo di Massimo Restelli per “il Giornale”
«L’Italia è la più grande produttrice di regole, ognuna delle quali è una riforma, è la riforma di un’altra regola. Gli stessi esperti pare che abbiano perso il conteggio delle leggi ...», scriveva con il suo inarrivabile sguardo scoptico Indro Montanelli, tracciando i difetti connaturati al Dna del nostro Paese.
Un vizietto, quello di far proliferare a dismisura norme e codicilli che non solo non si è mai sopito ma che, unito agli sprechi e al cattivo funzionamento della macchina pubblica, si traduce - secondo i calcoli della Cgia di Mestre - in almeno 225 miliardi di costi all’anno per famiglie e imprese.
Il problema della malaburocrazia, sia chiaro, non è certo una novità. Ma l’allarme lanciato ieri dagli artigiani veneti dovrebbe far sorgere più di un dubbio circa le critiche sollevate da sinistra verso il nuovo Codice degli Appalti in nome di un rinnovato rischio corruzione. […]
Soprattutto se tutto questo è a fronte di servizi pubblici che si «meritano» il ventitreesimo posto sui 27 Paesi europei: fanno peggio solo Romania, Portogallo, Bulgaria e Grecia. Ancora più sconsolante la situazione delle regioni del Sud: delle ultime venti posizioni in Ue, cinque sono occupate da Puglia, Sicilia, Basilicata e Campania; penultima la Calabria.
Tornando al computo dei danni provocati dalla «malaburocrazia», gli artigiani di Mestre puntano il dito contro le regole tortuose e complicate della macchina della Pubblica amministrazione e il ritardo accumulato nei pagamenti, considerano la lentezza che contraddistingue la nostra giustizia civile, calcolano il deficit infrastrutturale, gli sprechi nella Sanità e nel trasporto pubblico locale.
Tutte spine nel fianco di chi produce e lavora che più o meno valgono oltre 11 punti di Pil all’anno, appunto 225 miliardi.
Una somma che, va ricordato, è più del doppio dell’evasione (stimata in 100 miliardi) e che sarebbe sufficiente per coprire quasi due volte l’intera spesa sanitaria (131,7 miliardi per il 2023). O, ancora, che corrisponde al valore aggiunto prodotto da tre virtuose regioni del Nordest come Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. […]
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