DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, come una buona parte degli italiani sono in trepida attesa delle ore 19 di oggi quando il tennista azzurro Jannik Sinner affronterà il meraviglioso tennista russo Daniil Medvedev nella finale di uno dei più gran tornei di tennis al mondo. Vinca il migliore naturalmente e nessun innamorato dello sport può esprimere un augurio diverso.
Oberato come sono dai miei capelli bianchi, impossibile che non mi vengano alla mente alcuni ricordi. Il primo all’alba dei Sessanta quando il nostro immenso Nicola Pietrangeli incontrò non ricordo più quale tennista australiano nella finale degli Internazionali di tennis Roma. Nicola era l’espressione perfetta di un possibile tennis all’italiana. Era tutto talento, il suo rovescio era forse il più bello dell’intero circuito. Quando colpiva la palla stavi lì ad ammirarlo, punto e basta. Quella partita la perdette, perché l’australiano era fatto di ferro e ribatteva tutto. Succede
Erano invece i primi anni Settanta, quando il mio vecchio amico e conterraneo siciliano Alberto Raciti venne a prendermi pur di andare a casa sua ove la Tv (io appena arrivato a Roma dalla Sicilia non ce l’avevo) avrebbe offerto posticipata alle 17 o alle 18 una finale degli Internazionali d’Italia a Roma in cui Alessandro Panatta - il più gran talento nella storia del tennis italiano a parte Pietrangeli - avrebbe poi vinto contro un qualche fuoriclasse di cui in questo momento non ricordo il nome.
Arrivammo a casa di Alberto riuscendo a schivare qualsiasi notizia su com’era andato il match, lui andò un attimo al suo bagno a far pipì, e in quel mentre gli arrivò da una casa attigua la notizia che Panatta il match lo aveva vinto. Match che restammo a guardare ed ammirare, forse l’ultima vittoria di rilievo di un tennista italiano in un torneo internazionale. Panatta giocava un tennis meraviglioso, tecnico, acrobatico, fulgente, un tennis che mirava a perforare l’avversario non ad aspettare i suoi errori.
Fra poco vedremo emergere dagli schermi televisivi Jannik Sinner, il tennista italiano che ha appena sconfitto in un match divenuto leggendario l’ex numero uno del tennis al mondo, il diciannovenne spagnolo Carlos Alcaraz. Di fronte avrà un tennista russo. Medvedev, che quando gioca al meglio è pressoché imbattibile e per fortuna che non gioca sempre al meglio. Sono felice che a un tennista russo siano riaperte le porte del tennis internazionale, e come se un atleta russo dovesse invece pagare per gli uomini e i carri armati russi che hanno invaso l’Ucraina.
Sinner esce ingigantito dallo scontro cosmico contro Alcaraz. In una partita contrassegnata da uno dei punti più belli mai contesi durante una partita di tennis e vinto da Sinner. Quanto a temperamento, forza fisica, ostinazione agonistica Sinner è ineguagliabile. Se la palla gli arriva lui la ribatte e la scaraventa comunque all’incontrario, palla dopa palla. Fulmine contro fulmine.
Non è un giocatore alla maniera di Pietrangeli o di Panatta, e del resto non deve stupire perché lui non è un giocatore di ceppo italiano. E’ un tedesco, tanto che sino a pochi anni la lingua italiana la balbettava soltanto. Da alto atesino è un conterraneo di Gustav Thoeni o dei soldati in divisa tedesca che furono annichiliti a via Rasella. Detto questo è un atleta orgoglioso di indossare la maglia azzurra, uno di cui noi siamo invaghiti allo stremo quando lo vediamo ondeggiare da una parte all’altra del campo e ribattere furiosamente qualsiasi palla che gli arrivi addosso. Forza Jannik, dacci dentro. Il magnifico Medvedev è tuttavia alla tua portata.
GIAMPIERO MUGHINI
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