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Antonio Panzeri per “Libero Quotidiano”
iraq anche bambini tra i terroristi dell isis
Quasi il 40% della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni, che travalicano le frontiere e che spesso generano conflitti per la gestione delle acque. Questo aspetto diviene tanto più importante nelle aree colpite da fenomeni di siccità, dove l’accesso alle risorse idriche può fare la differenza fra la prosperità e la carestia. Nonostante ciò, sono pochi gli organi di informazione che si soffermano sull’importanza del controllo dell’acqua in alcuni scenari conflittuali.
Il Nilo rappresenta un’importante fonte di tensione fra i Paesi che storicamente ne hanno avuto il controllo - Egitto e Sudan - e gli Stati africani che con il Nile Framework Agreement del 2010 stanno spingendo per una cessazione dei vecchi privilegi di origine coloniale. Sul versante opposto dell’Africa l’inquinamento del fiume Niger, causato da uno sfruttamento indiscriminato delle risorse petrolifere, rappresenta la causa principale della destabilizzazione di un’area dove vive una delle popolazioni più povere al mondo.
Ma lo scenario senza dubbio più critico è quello che interessa la Siria e l’Iraq, la storica terra di mezzo fra Tigri ed Eufrate. Fra i principali obiettivi militari delle forze in campo non si trovano più soltanto aeroporti, pozzi petroliferi o città, ma dighe, canali e impianti di dissalazione.
Oggi i ribelli dell’ISIS controllano importanti tratti del Tigri e dell’Eufratee stanno cercando di interrompere i rifornimenti idrici che permettono alla popolazione sciita di sopravvivere. Con l’arrivo dell’estate, infatti, l’acqua diviene la più vitale delle risorse: avere la gestione delle forniture significa condannare il nemico a gravi crisi umanitarie e all’impossibilità di portare avanti le attività economiche necessarie alla sopravvivenza.
Oggi i jihadisti presidiano la diga di Samarra sul Tigri, mentre il governo iracheno
ha inviato le proprie truppe a difendere la diga di Haditha e la sua centrale idroelettrica, che si trovano sull’Eufrate. Se i ribelli riuscissero a impadronirsi di questo obiettivo, controllerebbero gran parte delle forniture elettriche dell’Iraq e il conflitto potrebbe velocemente volgere a loro vantaggio.
iraq l'avanzata dei jihadisti 8
Ma c’è un rischio forse ancor più grave: mentre gli uomini si battono per il controllo di un territorio e delle sue risorse, l’ottavo anno consecutivo di siccità mette in discussione l’esistenza stessa dei bacini idrici regionali. Se l’eccessivo sfruttamento delle acque e la carenza di piogge dovessero continuare, da qui a pochi decenni il Tigri e l’Eufrate potrebbero non avere più la forza per raggiungere il mare. Solo un periodo di pace e stabilità potrà far sì che il problema venga affrontato, per evitare una catastrofe futura.
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